Spazi alternativi ad aule solo in metˆ scuole Solo 26% ha aula magna, problemi anche mense

Non sarˆ impresa facile organizzare le attivitˆ scolastiche per gruppi ridotti, come impongono le misure anticontagio:  quanto emerge da uno studio messo a punto dalla Cisl Scuola condotto attraverso la rete dei propri rappresentanti nelle RSU, e interpellando direttamente i propri iscritti dirigenti scolastici. Da quanto dicono le 3.500 risposte al questionario, la capienza delle aule consente di ospitare in sicurezza, cio applicando i criteri di distanziamento fra i banchi, meno di dieci alunni nel 32% dei casi, e un numero compreso tra 10 e 15 nel 52,8%. Solo una minima percentuale delle aule ne potrebbe accogliere un numero maggiore. Da qui la necessitˆ, spesso indicata come possibile soluzione, di poter utilizzare spazi alternativi alle aule, all’aperto o al chiuso. Ma anche in questo caso le chance non sembrano molte: la possibilitˆ di utilizzare spazi esterni alternativi all’aula  limitata a meno della metˆ delle nostre scuole (48%), un quinto della quali non ha questa possibilitˆ (21,5%), o la pu˜ avere solo per una minima parte dei propri edifici (30,48%). Se poi si pensasse di rimodulare ad uso aula spazi di diversa destinazione, le cose non andrebbero meglio: impossibile farlo con le mense nel 75% dei casi, va un po’ meglio per le palestre, laddove ci sono, ma la praticabilitˆ di questa soluzione non arriva al 40%. A disporre di spazi ampi come aula magna o teatro,  solo il 26% delle scuole. Per quanto riguarda le strutture, e a prescindere dallo stato degli edifici, emerge che quasi il 20% degli stessi non ha la possibilitˆ di utilizzare in modo distinto varchi per l’ingresso e l’uscita. Mi auguro – dice la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi – che il Ministero disponga di una mappatura puntuale e completa della situazione, cui fare riferimento per approntare le misure necessarie a riaprire le scuole in condizioni di sicurezza per alunni, le loro famiglie e il personale scolastico. Se i nostri fossero smentiti saremmo i primi a esserne contenti, temo per˜ che siano molto rispondenti al vero e che dimostrino come il lavoro da fare sia tanto, mentre il tempo a disposizione non  moltissimo. Dobbiamo prepararci a un anno scolastico in cui serviranno modalitˆ organizzative particolari, soprattutto per consentire il lavoro in presenza con gruppi ristretti di alunni. Difficile allora pensare che non serva, almeno per quest’anno, avere insegnanti in pi, ma non solo quelli. L’85% degli intervistati ritiene che il numero di collaboratori scolastici in servizio non sia sufficiente a coprire il fabbisogno per l’organizzazione di turni nelle attivitˆ didattiche, nŽ per far fronte alle aumentate esigenze di sorveglianza e assistenza. Invece rischiamo di ritrovarci con risorse di personale giˆ a stento sufficienti per una situazione ordinaria, avendone di fronte una ben pi difficile e complessa. Nel frattempo l’intesa pasticciata in materia di reclutamento ci regalerˆ l’ennesimo record di precari”. (ANSA).Scuola: sui social Manifesto contro didattica a distanza Chiede ritorno a lezioni in presenza, anche fuori dalle scuoleUn manifesto per dire ‘no’ alla didattica a distanza e chiedere che gli studenti a settembre possano tornare a scuola di persona. Magari anche in spazi diversi dagli edifici scolastici, dai giardini ai musei. A lanciarlo sui social  una giornalista e scrittrice genovese, nonchŽ mamma di due bambini di 5 e 6 anni, Paola Setti. L’anno scorso, con il suo libro “Non  un paese per mamme”, ha raccontato il calvario delle donne italiane per conciliare lavoro e maternitˆ. “Abbiamo chiuso gli studenti in una bolla, seduti davanti agli schermi, come un problema da rimuovere – si legge nel Manifesto -. Non  stata valutata alcuna ipotesi di sfruttare almeno una parte dei mesi estivi per far recuperare ai nostri figli un po’ della scolaritˆ perduta. Si  vagliata invece una improbabile modalitˆ mista tra Didattica a distanza e presenza in classe tre giorni la settimana. Come se fare lezione davanti a un computer potesse sostituire il percorso educativo garantito dallo scambio umano di pensieri, emozioni e vita che pu˜ essere attuato solo con la presenza”. Il manifesto spiega che “non tutti i figli italiani hanno genitori preparati, in grado di supportarli nella Dad. Le fasce disagiate della popolazione verrebbero discriminate”. Poi “questo modello di didattica a distanza peserebbe sulle famiglie e soprattutto sulle donne”. Infine “potenziare la Dad sarebbe il preludio per tagliare posti di lavoro”. Per il manifesto “l’esigenza di evitare la moltiplicazione dei contagi deve costringerci a ripensare il modello scolastico. Dopo anni di sconsiderati tagli, non si pu˜ pi risparmiare sul futuro della Nazione”. E quindi “ci sono scuole con classi ampie e grandi spazi all’aperto. Ci sono scuole con pi insegnanti che bambini. In molti di questi casi, la chiusura delle scuole si sarebbe potuta addirittura evitare solo con un minimo di organizzazione”. E ancora: “Il concetto di scuola non potrˆ pi essere legato all’edificio, ma dovrˆ essere esteso e diffuso: la cittˆ dovrˆ essere ripensata e fare spazio agli studenti. Musei, edifici civili e militari, associazioni di volontariato, circoli ricreativi, parrocchie, parchi”. Il manifesto chiede anche un piano di assunzioni di docenti e personale Ata, per consentire la gestione degli studenti a piccoli gruppi ed eventualmente su pi turni. Secondo l’appello, “non  troppo tardi per attrezzare, in accordo col Miur, spazi aperti per una scuola estiva”. (ANSA).Ê”

Pulsante per tornare all'inizio