Codiv: Ars Toscana, aperture 26 aprile troppo anticipate Studio Cnr, nuovo picco giugno-luglio

Le aperture previste per il 26 aprile sono “un po’ troppo anticipate rispetto al momento epidemico e al carico sanitario” che si stanno registrando in Toscana. E’ quanto sostenuto nelle conclusioni di un report pubblicato dell’Agenzia regionale di sanità (Ars). Sempre secondo gli esperti dell’Ars, “aver potuto contare ancora su di un mese per aumentare la copertura vaccinale e andare incontro alle temperature più alte (che sappiamo essere un aiuto rispetto al virus), ci avrebbe permesso di affacciarci al periodo estivo senza alcuna paura di introdurre nuovamente limitazioni e misure di contenimento del contagio”. “Questo – viene precisato – non sappiamo se potrà essere garantito con le aperture di molte altre attività e con il ritorno a scuola, perché abbiamo imparato che il virus si muove con le nostre gambe”. “Il tasso di infezione della nostra regione – si legge ancora nel report – è da pochi giorni stabilmente sotto i 200 casi per 100mila abitanti: ricordiamo che il sistema di monitoraggio ministeriale pone una regione direttamente in zona rossa se supera i 250 nuovi positivi settimanali per 100mila abitanti (che corrispondono a circa 9.300 nuovi casi settimanali in Toscana, poco più di 1.300 al giorno)”. “Un richiamo ai comportamenti corretti della popolazione – prosegue il documento -, quindi va fatto ancora una volta, evitando inutili assembramenti od occasioni sociali troppo affollate”. “Inoltre – aggiungono ancora gli esperti – ci aspettavamo che il decreto prendesse decisamente in considerazione non solo la questione della circolazione delle persone all’interno del paese, ma soprattutto decisioni chiare sul movimento con l’estero, che potrebbe agevolare l’arrivo nel nostro paese di varianti del virus, conosciute o totalmente nuove, mettendo così in pericolo il lavoro fatto con le vaccinazioni”. (ANSA).
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Covid: studio Cnr, nuova ondata contagi con più zone gialle Spinella: ‘Per l’algoritmo rischio nuovo picco a giugno-luglio’
Un ritorno alla politica delle zone gialle in Italia potrebbe portare, in estate, a una quarta ondata pandemica da Covid-19. Ciò anche se attualmente il sistema di tracciamento dei positivi funziona meglio rispetto al periodo tra febbraio e marzo di quest’anno, tanto che si è ridotto il numero dei malati che non fanno test per rilevare la presenza del virus Sars-Cov-2. È quanto emerge dal calcolo differenziale realizzato dal Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Consiglio nazionale delle ricerche. L’algoritmo è stato sviluppato dal suo direttore, il fisico Corrado Spinella, e dal suo gruppo di ricerca. “Siamo in una fase discendente ma con numeri ancora molto alti di positivi a SarsCov2 – spiega Spinella – Secondo il nostro algoritmo un ritorno alla mobilità con prevalenza di zone gialle, un po’ come avevamo a fine 2020, porterà allo sviluppo di una nuova ondata che avrà un suo picco tra giugno e luglio. Avrà numeri di ricoveri lievemente superiori al picco della terza ondata. Un numero di ricoveri che si sarebbe però prospettato ancora maggiore in assenza della attuale campagna vaccinale il cui trend è in crescita. Ciò nonostante, le aperture così anticipate comporteranno comunque l’innesco di una nuova ondata”. “Sempre secondo l’algoritmo, mantenendo il regime di aperture prospettato, ad agosto arriveremo a una cifra di decessi per Covid-19 tra i 160.000 e i 180.000”, aggiunge Spinella, che passa poi a descrivere il dato dei test: “Oggi rispetto a 450.000 positivi realmente testati ci sono circa 100.000 positivi Covid in più che non vengono tracciati. La forchetta è più ridotta rispetto a marzo, quando a fronte di quasi 600.000 positivi testati ce ne sono stati, da simulazione, oltre 200.000 in più che sono sfuggiti al tracciamento. Ciò indica che il sistema di monitoraggio sta funzionando meglio”. (ANSA).

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