Cisl: Landini, grazie a Furlan e auguri di buon lavoro a Sbarra. La Cisl del nuovo segretario

“Innanzitutto voglio ringraziare personalmente Annamaria Furlan per il cammino svolto insieme in questi ultimi due anni e per come abbiamo affrontato la difficile emergenza della pandemia. A nome mio e di tutta la confederazione esprimo poi i migliori auguri di buon lavoro al neo segretario generale della Cisl”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dopo che il Consiglio generale della Cisl ha eletto Luigi Sbarra alla guida del sindacato di via Po.
“In una fase particolarmente difficile come quella che stiamo attraversando – prosegue il leader della Cgil – il ruolo dei sindacati, delle forze sociali, è fondamentale per il rilancio del nostro Paese, che deve ripartire dal lavoro per avere un futuro”.
“E la strada da seguire per dare risposte concrete alle lavoratrici, ai lavoratori, alle donne, ai giovani, ai pensionati, alle persone, che stanno pagando le conseguenze economiche determinate dalla condizione che stiamo vivendo, deve essere quella – conclude Landini – dell’azione unitaria confederale e della riunificazione del mondo del lavoro”.
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Sbarra, solo con un nuovo e moderno patto sociale tra governo e parti sociali si può uscire dalla pandemia

Il neosegretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, lancia un “nuovo e moderno patto sociale” tra Governo, istituzioni e parti che consenta all`Italia di “approdare a un modello di sviluppo che coniughi solidarietà e competitività, partecipazione e produttività”. L`agenda di questo accordo “deve essere scritta insieme – ha detto al consiglio generale della confederazione – aprendo nuovi spazi di elaborazione e di protagonismo sociale”.
Un patto, secondo Sbarra, che deve coinvolgere il sindacato che “vive la prossimità e conosce i problemi dei territori, delle comunità, dei lavoratori e delle famiglie” e recuperare “lo spirito migliore contenuto in quel metodo, anzi in quella politica che è la concertazione”.
Una stagione nuova, insomma, nella quale “abbiamo bisogno anche di una comunicazione più sobria – ha aggiunto – basata sui fatti e non sulle urla, che contribuisca alla coesione sociale, unisca le persone e il Paese sui valori della nostra Costituzione, senza questo linguaggio volgare, offensivo, odioso che spesso caratterizza i social network”.
Sbarra ha poi affermato che “c`è estremo bisogno di un progetto condiviso, di un`idea nuova di Paese, di una grande intesa di sistema”, che “vuol dire realizzare una riforma delle politiche attive e ammortizzatori sociali universali, semplificati, mutualistici, assicurativi”. E anche “costruire una rete che sostenga la persona in ogni transizione lavorativa, garantendole il diritto-dovere alla formazione e un sostegno al reddito legato a percorsi di riqualificazione. Vuol dire innovare tutto il nostro modello formativo, dalla scuola, all`università, fino all`aggiornamento professionale”.
Il leader della Cisl ha inoltre sollecitato “una nuova politica industriale che difenda e rilanci i nostri asset strategici – ha aggiunto – non ci può essere vera crescita sociale ed economica senza un rilancio della sanità pubblica, senza investire in tecnologie sanitarie, digitali e di telemedicina, senza assumere nuovi operatori e stabilizzare il precariato”.
Il Covid impone, ha detto il neo segretario generale della Cisl, la costruzione di un “nuovo modello di sviluppo” senza guardare indietro, perché prima della pandemia il Paese cresceva poco. Il cambiamento non è più un`opzione. Ci sono radicali riforme e profonde innovazioni da fare”.
Un nuovo paradigma che metta in agenda rispetto sociale e ambientale, progresso economico e sostenibilità, innovazione tecnologica e ricerca, rilancio della sanità pubblica e della scuola, ammodernamento della pubblica amministrazione, investimenti, infrastrutture, equità previdenziale e fiscale, politiche sociali, sostegno alla terza età. E soprattutto coesione, coesione, coesione sociale per unire il Paese per viverlo come una grande comunità nazionale”.
Sbarra ha aggiunto che “l`orizzonte è ampio e la strada è lunga, ma non possiamo guardare indietro”. La prima delle riforme da realizzare riguarda il bisogno di “rimettere al centro la persona, la sua dignità, la sua centralità e il lavoro di qualità, ben tutelato, formato e contrattualizzato. Il Covid non è stato affatto una livella, non ha reso tutti più uguali. Al contrario, la crisi è stata un acceleratore di quei processi di disgregazione e disuguaglianza in atto ormai da molti anni. E fa molto male rendersi conto di come le disparità siano aumentate anche tra i giovanissimi, perché il lockdown di questa primavera, la scuola a singhiozzo degli ultimi mesi, la didattica a distanza, hanno causato difficoltà a tutti, ma per i bambini e i ragazzi in condizione di svantaggio rischiano di aggravare situazioni fragili e alla fine difficilmente recuperabili”.
Il numero uno della Cisl ha affermato che “non c`è un tempo dell`uscita dall`emergenza e un altro della ripartenza. Le due fasi s`incrociano e si sovrappongono e gli strumenti devono convivere in un tempo solo e presente. Il compito che abbiamo di fronte è paragonabile a quello che nel secondo dopoguerra si trovò davanti la generazione che ricostruì un Paese ridotto in macerie”.
“Il nostro piano Marshall si chiama Next Generation EU. Il recovery plan rappresenta davvero un`occasione storica, probabilmente irripetibile, che sarebbe un delitto non cogliere”, ha proseguito Sbarra. “Quello che chiediamo al Governo – ha – è concretezza progettuale, con un vero cronoprogramma e reali valutazioni d`impatto sui riflessi occupazionali, sociali ed economici di ogni progetto”.
Secondo Sbarra “vanno declinate concretamente le direttrici di ogni missione e va focalizzato meglio il tema decisivo della governance, intesa come insieme di capacità istituzionale e sociale di progettazione.Il percorso va assolutamente condiviso, ad ogni livello, per sostenere la giusta transizione ambientale, energetica, ecologica, per assicurare tempi certi e buona qualità della spesa, per monitorare e seguire l`attuazione dei progetti”.
Il Recovery Plan “deve essere l`occasione per potenziare e ammodernare tutta la pubblica amministrazione valorizzando il ruolo lavoratori che in questi mesi terribili hanno contribuito a tenere in piedi il Paese, assicurando diritti essenziali, ordine pubblico, servizi ai cittadini, alle famiglie e alle imprese. Meritano rispetto e rinnovo dei contratti. Meritano investimenti, da Nord a Sud, su digitalizzazione, formazione, qualificazione, valorizzazione della contrattazione. E colmare lo storico divario tra aree forti e aree deboli sarebbe ora lo comprendessero tutti, non è interesse solo del Mezzogiorno. E` interesse di tutti. L`Italia vive della propria unità. Crescerà davvero solo se crescerà il Sud, se verrà messo in funzione tutto il motore dello sviluppo nazionale”.
Sbarra ha poi sottolineato il grave impatto che la pandemia sta avendo sul mondo del lavoro. Nell`ultimo anno “abbiamo perso quasi 500mila posti di lavoro” e a soffrire di più sono stati “i più vulnerabili”: donne, giovani e precari. Ma “se fino a questo momento l`occupazione ha complessivamente resistito nonostante il tracollo economico è grazie alla diga eretta dalla proroga degli ammortizzatori sociali e del divieto di licenziamento”.
Per questo l`obiettivo “nell`immediato” è la “proroga delle protezioni sociali, a cominciare dall`estensione del blocco dei licenziamenti, degli ammortizzatori e delle indennità Covid”.  “Abbiamo toccato il picco di oltre 9 milioni di persone in cassa integrazione – ha detto il neo segretario – e corriamo il rischio di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro nel 2021. Tantissime persone sono rimaste per mesi in attesa di un sussidio: donne e uomini, ragazze e ragazzi che non avrebbero avuto di che vivere lontano dalla rete di solidarietà informale.
E dove ammortizzatori sociali e welfare hanno fallito, ancora una volta sono intervenute le famiglie, sono intervenuti i nostri anziani. Abbiamo imparato che tutto si tiene. Che il conflitto tra generazioni, tra territori, tra categorie sociali, alla fine condanna tutti”. Sbarra ha sottolineato che “se c`è una lezione utile, da trovare nel mare di dolore e sofferenza generato da questa pandemia, è che siamo tutti sulla stessa barca”. Per questo le possibilità di una vera ripartenza poggiano anche su relazioni sociali e industriali “responsabili e innovative”. Nonostante “tanti eccellenti rinnovi i contratti nazionali da rinnovare sono ancora tanti. Parliamo di oltre 10 milioni di lavoratori coinvolti”.
Le relazioni “vanno avvicinate alla persona, promuovendo e sviluppando quantità e qualità della negoziazione di secondo livello, senza per questo smantellare le tutele universali garantite dal primo”.
Alla platea del consiglio generale della confederazione ha sottolineato che “indebolire la doppia articolazione rischia di prestare il fianco a una legge sul salario minimo orario: un errore clamoroso che danneggerebbe i lavoratori e disarticolerebbe i rapporti sociali. Il legislatore deve restare lontano da temi propri della libera contrattazione. Imbrigliare nella rigidità della legge organizzazione del lavoro, rappresentanza, causali, mortifica il respiro dell`incontro contrattuale, significa non rendersi conto che qualità del lavoro e produttività sono il risultato di un rapporto tra parti vivo, costante, adattivo”.
Secondo Sbarra “dobbiamo arrivare a intese che facciano progredire tutele e competitività, partecipazione e buona flessibilità, contrattazione decentrata e welfare. Un salto di mentalità serve in un lavoro agile da consegnare al libero e autonomo esercizio negoziale. Impresa e lavoro devono trovarsi dentro lo stesso fronte riformatore e puntare su obiettivi comuni che proteggano il lavoro, rilancino la competitività delle aziende, incalzino il Governo sulla partita strategica degli investimenti e su alcune riforme non più rinviabili che riguardano gli ammortizzatori sociali, la sburocratizzazione del Paese, l`inclusione nel mercato del lavoro, un grande Piano sulle competenze. Dobbiamo lavorare a un nuovo contratto sociale fondato su un assetto maggiormente partecipativo delle relazioni industriali. Si deve aprire la stagione della partecipazione e della democrazia economica, con modelli che assegnino ai lavoratori un ruolo maggiore nelle decisioni d`impresa. Se non ora quando : questo è il tempo e la stagione per la grande sfida sulla partecipazione”.
Sul tema dell’unità di azione con Cgil e Uil, Sbarra ha precisato come questa debba “essere un feticcio fine a se stesso né omologazione a un pensiero unico, ma costruzione di una proposta di sintesi in grado di rispondere a tutte le sensibilità di una società complessa come la nostra. Questa è l`unità da preservare, rafforzare, edificare dal basso – ha aggiunto al consiglio generale della confederazione – questa è l`unità da spendere ai tavoli di trattativa e nelle relazioni sociali e istituzionali”.
Rivolgendosi al nuovo esecutivo guidato dal premier Draghi, il numero uno della Cisl ha chiesto”subito l`apertura di una stagione di vera e rinnovata concertazione sui più importanti dossier economici, sociali e sanitari”. Davanti alla platea del consiglio generale della confederazione, Sbarra ha sottolineato che “la guerra al virus è tutt`altro che vinta o finita. Bisogna garantire l`approvvigionamento necessario dei vaccini e la piena copertura delle platee moltiplicando le strutture abilitate. Ora, insieme, occorre rimboccarsi le maniche e aprire un confronto stabile per discutere di come affrontiamo nella condivisione e nella responsabilità sia emergenza che la prospettiva”.
Sbarra chiede al Governo “anche un incontro per aggiornare i protocolli sulla sicurezza, così da facilitare la somministrazione nei luoghi di lavoro”. Quanto alle protezioni sociali, il fatto che nelle linee programmatiche illustrate dal premier “si faccia riferimento all`esigenza di difendere e proteggere tutti i lavoratori è un segno importante, come pure lo è il forte accento messo sulla partita delle politiche attive e generative – ha aggiunto – apprezziamo, senza però innamorarci delle parole. Valuteremo e metteremo a verifica i fatti. Di certo c`è che va ridata centralità a lavoro e occupazione, a investimenti e formazione, a una riforma redistributiva del fisco, alle politiche sociali, a coesione territoriale e democrazia economica. Le possibilità ci sono perché finalmente l`Europa ha cambiato rotta e ha preso decisioni che vanno nella direzione da noi auspicata da tempo e che le stanno facendo ritrovare la sua anima”. T.N.
da ildiariodellavoro.it

 

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