Cgil: Landini, “una nuova legislazione del lavoro” “Sindacato cambi, allarghiamo rappresentanza”

 

Il complesso delle sfide attuali su lavoro, sanità, cultura “secondo me richiede un profondissimo cambiamento anche dell’organizzazione sindacale”. Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, intervenendo a un convegno in streaming promosso dalla rivista Testimonianze. “Io penso da un certo punto di vista – ha aggiunto – che questo tema sia anche un problema di come cambia, e se io penso al cambio, penso alla necessità di allargare la nostra rappresentanza”. Landini dice: “Noi dobbiamo aprirci, tornare alle radici con cui sono nate le Camere del lavoro: dobbiamo tornare a mettere tutte le persone che lavorano nelle condizioni di avere luoghi in cui poter partecipare, e se vogliono potersi organizzare per negoziare, contrattare anche la propria condizione, e quindi partecipare a questo cambiamento che io credo sia necessario. C’è un conflitto aperto perché si possono dare soluzioni diverse alle stesse questioni”

“Penso che ci voglia una nuova legislazione sul lavoro perché, così come il Parlamento oggi sta discutendo di una nuova legge elettorale, oggi credo ci sia un problema di democrazia da portare nei luoghi di lavoro” detto ancora Maurizio Landini che ha aggiunto: “mettere nelle condizioni le persone che lavorano di poter partecipare e decidere di più di quello che avviene adesso, anche cambiando le organizzazioni sindacali da una parte, e dall’altra parte affermando dei diritti legislativi sotto i quali non andare, ad esempio contratti nazionali che abbiano un valore generale e che sanciscano diritti comuni anche in Europa”.

Nel convegno in streaming della rivista Testimonianze il segretario generale della Cgil ha parlato anche di fisco: c’è un problema in Italia di riforma fiscale” ma c’è anche “il problema di costruire un sistema fiscale europeo che superi da un lato i paradisi fiscali ma dall’altra anche la logica delle delocalizzazioni e delle competizioni giocate sui diritti e sulle diverse condizioni”. “Da un certo punto di vista – ha aggiunto – oggi questo elemento io lo vedo come un elemento di investimento, perché la costruzione di uno stato sociale di questa natura, che vuol dire investimenti, che vuol dire creare lavoro, che vuol dire anche pensare ad una partecipazione diversa, è anche un elemento per indicare quello che oggi chiamiamo uno sviluppo sostenibile”.

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