Cgil-Fondazione Di Vittorio (Fdv): Landini, tutelare migranti e creare nuovo modello sociale

Quasi un iscritto su dieci ai sindacati è straniero. Il sindacato italiano diventa un po’ più straniero. Nel 2019 i migranti iscritti a Cgil, Cisl e Uil risultano 1.092.628 pari al 9,3% del totale, un dato che cresce al 14,7% se si considerano solo i lavoratori attivi. In pratica, è straniero quasi un iscritto su dieci alle tre confederazioni. E’ quanto rileva il IX rapporto Cgil-Fondazione Di Vittorio su “Migrazioni e sindacato”.
Il numero degli stranieri sindacalizzati è in costante aumento. Negli ultimi quattro anni, dal 2016 al 2019, sono infatti aumentati di 164mila unità (+ 1,4%). Nel primo dei quattro anni considerati (2016) gli iscritti stranieri ai sindacati erano 928.620 (7,9% del totale); 974.770 nel 2017 (8,5%); e 1,016.095 nel 2018 (9%). In alcune categorie e nelle fasce d’età più giovani la percentuale degli iscritti attivi stranieri è più consistente, oscillando tra il 20% e il 30%.
Lo scorso anno gli iscritti stranieri rappresentano quasi il 50% dei lavoratori dipendenti migranti nello stesso periodo, vale a dire uno su due. La manodopera immigrata è maggiormente impiegata nelle famiglie, nelle campagne, in piccole e piccolissime imprese artigiane o commerciali, in migliaia di micro cantieri, ma anche nella gig economy (i rider ne sono un esempio): luoghi dove il sindacato tradizionalmente fa più fatica a entrare e dove la partecipazione alle attività sindacali è limitata.
Sono impiegati sempre negli stessi settori dove non c’è crescita professionale e questo vale in particolare per le donne. Oltre il 30% dei lavoratori stranieri ha infatti un lavoro non qualificato, mentre oltre il 60% è confinato in sole 10 professioni. In quelle stesse dove si concentra solo il 20% degli occupati italiani e circa il 45% dei “naturalizzati”.
Questo ovviamente si ripercuote anche sulle retribuzioni. I migranti guadagnano circa un quarto in meno dei colleghi italiani e anche in questo caso per le donne la differenza è maggiore.
Inoltre, sono più soggetti a rischio infortunistico, all’irregolarità contrattuale, a forme di grave sfruttamento fino ad arrivare a casi di vera e propria riduzione in schiavitù.

Cgil, Landini: tutelare migranti e creare nuovo modello sociale
Quella che il Paese sta vivendo è una fase di “grande cambiamento sociale ed economico in cui il ruolo delle organizzazioni sindacali, mettendo al centro la persona, indica la necessità di costruire una nuova cultura del lavoro”.
Lo ha sottolineato il leader della Cgil, Maurizio Landini, concludendo la presentazione del IX rapporto su “Migrazioni e sindacato”.
Il numero uno di corso d’Italia ha spiegato che bisogna superare la “frattura” che si è determinata nella società, sia in Italia che in Europa, sul tema di migranti e sollecitato a “ragionare sulla rappresentanza e la tutela” dei lavoratori stranieri, che “non è semplicemente un atto di buona volontà o attenzione verso il prossimo, ma c’è dentro un’idea, una missione di fondo dei sindacati: attraverso una nuova cultura del lavoro e della sua valorizzazione produrre una trasformazione del modello sociale e di sviluppo”.
Secondo Landini è necessario condurre “una battaglia per affermare una nuova legislazione su questa materia” e questo va fatto “dentro un progetto più complessivo in cui la pandemia diventi opportunità di cambiamento del modello sociale ed economico. Quel modello che prima della pandemia si era affermato”. Per il leader della Cgil la priorità è cambiare una cultura che del lavoro che ha favorito il ritorno a forme di competizione tra persone e di razzismo, alla precarizzazione e svalorizzazione del lavoro. “C’è una questione che riguarda i cambiamenti legislativi – ha aggiunto – si è cominciato, ma non è ancora sufficiente. Bisogna arrivare a una nuova legislazione andando verso l’estensione dei diritti di cittadinanza per le persone che vivono e nascono nel nostro Paese”. E.G. da ildiariodellavoro.it

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