I giovani in pandemia, fiduciosi nella scienza e informati Dicono sì al vaccino per tornare a normalità, studio

Fiduciosi nella scienza e informati, vedono la vaccinazione come una scelta responsabile per proteggere gli altri e tornare alla normalità: sono i ragazzi italiani in tempo di pandemia, fotografati da una ricerca condotta dall’Università di Siena. I risultati sono stati presentati in occasione del lancio della seconda edizione di Fattore J, il programma promosso da Fondazione Mondo Digitale, con Janssen Italia e il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, per accrescere nelle giovani generazioni la fiducia nella scienza, sensibilizzare sull’importanza di una corretta informazione scientifica e sulla scelta di comportamenti responsabili. Il rapporto dei giovani coi vaccini e il loro stile di vita in pandemia sono stati analizzati attraverso due indagini che hanno coinvolto rispettivamente 500 e 1.700 adolescenti tra i 13 e i 19 anni. Dai risultati emerge che i ragazzi si ritengono informati riguardo alla pandemia (2 su 3), con il 74% che cerca notizie di attualità in misura pari o superiore rispetto a prima. Più del 90% degli intervistati ha scelto di vaccinarsi, soprattutto per il desiderio di tornare alla normalità e frequentare la scuola e gli amici (92%), oltre che per non ammalarsi e non contagiare gli altri (85,5%). Per promuovere la loro fiducia nei progressi della scienza in tempo di infodemia, la seconda edizione di Fattore J (con lo slogan ‘Nelle mani della scienza’) cercherà di raggiungere 100mila studenti con una campagna di comunicazione che vedrà il coinvolgimento di 13 associazioni di pazienti, Università Campus Bio-Medico di Roma e Università di Siena, Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), VaccinarSì e Società Italiana di Farmacologia (SIF). Tante le novità, come le mini sfide ‘Science Fact check’ (per mettere alla prova la capacità degli studenti di verificare le notizie scientifiche), la selezione di 20 giovani ambasciatori per la formazione alla pari e la scrittura collaborativa con medici, pazienti e manager del mondo sanitario del primo ‘Manifesto della salute’. (ANSA).

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