Enrico Letta torna a casa. Era il 22 febbraio del 2014 quando l’enfant prodige della politica italiana non lasciò solo Palazzo Chigi a seguito della “rottamazione” di Matteo Renzi. Il suo fu un addio alla politica politicante, passione profonda ereditata dal suo ‘padre’ politico Beniamino Andreatta, per l’esilio dorato dell’Ècole d’affaires internationales di Sciences Po. E oggi, con la segreteria del Pd, rientra dalla porta principale, con l’ardua impresa di salvare il partito che ha contribuito nel 2007 a fondare. Nato a Pisa il 20 agosto del 1966 e laureato in Diritto internazionale, sposato, tre figli, milanista, giocatore di Subbuteo, Letta ha frequentato la scuola dell’obbligo a Strasburgo, dove ha vissuto per anni con la famiglia, quindi in un clima europeo ed europeista. Muove i primi passi nel Partito Popolare, a 31 anni Franco Marini lo chiama come vice segretario del Ppi, un anno dopo a 32 anni D’Alema lo vuole alle Politiche comunitarie e Letta strappa ad Andreotti il primato di più giovane ministro della storia repubblicana. L”altro Letta’, come con buona dose di autoironia si autodefiniva rispetto al più famoso zio Gianni, gran consigliere di Berlusconi, nel 2000 passa al dicastero dell’Industria, dove rimarrà con D’Alema e Amato presidenti del Consiglio fino al 2001. A 46 anni, diventa il secondo più giovane presidente del Consiglio, nella storia della Repubblica, dopo Giovanni Goria che lo divenne a 43 anni. Ma i paradossi della storia fanno sì che a disarcionarlo dopo nemmeno un anno di governo sarà un altro enfant prodige della politica, il giovanissimo sindaco di Firenze Matteo Renzi che in meno di due anni scala prima il Pd e poi Palazzo Chigi. Il ‘fermo immagine’ inchioda la carriera politica di Letta al gelido passaggio della campanella con il suo successore, neanche una stretta di mano o uno sguardo. Da allora, lasciato lo scranno a Montecitorio, l’ex premier non ha rinunciato a fare politica in altri modi, fondato due istituzioni no-profit, la Scuola di Politiche con cui ogni anno cerca di far crescere nuove generazioni e l’Associazione Italia-Asean. Oggi il cammino di Letta riparte dall’amore per la creatura politica che ha contribuito a creare. Ulivista della prima ora, ha appoggiato con convinzione la nascita della Margherita nel 2001 con la confluenza di Ppi, I Democratici, Rinnovamento italiano, e Udeur e nella primavera 2007 fu tra i promotori del matrimonio di Margherita e Ds per dar vita al Pd. Alle prime primarie dello stesso anno sfida Walter Veltroni, pur sapendo che è il vincitore designato, e ottiene un inaspettato 11 per cento. Cuore e passione lo accomunano nell’esperienza da vicesegretario a Pier Luigi Bersani, eletto leader del Pd nell’ottobre 2009. L’amicizia tra i due nasce a Strasburgo dove furono entrambi parlamentari europei tra il 2004 e il 2006 e continuò nonostante il tormentato finale della segreteria Bersani, crollata sotto i colpi del 101 che affossarono l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica e il niet del M5s degli arbori che impedì un governo giallo-rosso ante litteram. La sfida di Letta sarà ora, oltre a rilanciare il Pd, provare a riannodare i fili spezzati del passato. di Cristina Ferrulli (ANSA).
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