Dopo il commissariamento della multinazionale del food delivery, il sindacato decide di entrare nel processo per avere accesso agli atti e capire il meccanismo del rapporto che lega le societ, le app e i fattoriniChi pensava che il fenomeno del caporalato fosse relegato ai settori dellÕagricoltura e dellÕedilizia si sbagliava. Lo dimostrano le indagini avviate dal tribunale di Milano, che hanno portato al commissariamento di Uber Italy, filiale italiana del colosso americano che si occupa di cibo a domicilio ordinato sull’app Uber Eats, conosciuta nel mondo anche per il noleggio d’auto con autista: lÕodiosa pratica dello sfruttamento dei lavoratori riguarda ambiti pi moderni e digitalizzati. I giudici ipotizzano lÕintermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in riferimento allÕarticolo 603 bis del codice di procedura penale, quello appunto sul caporalato. Un caporalato digitale in cui, secondo quanto scrivono i giudici, i fattorini erano reclutati da intermediari cercando nei seminterrati, tra persone disperate, migranti in fuga da guerre, ragazzi in stato di bisogno. Con una paga da fame: sempre 3 euro a consegna indipendentemente dal giorno e dall’ora.ÒIl meccanismo non ancora chiaro, lÕinchiesta mira anche a questo Ð spiega Massimo Bonini, segretario generale della Camera del lavoro di Milano -. La Cgil si costituir parte civile nel processo per due motivi: come atto politico e sindacale e poi per poter avere pieno accesso agli atti, capire il funzionamento del caporalato e su quale filone si svolgono le indagini. Leggendo le interviste ai rider di questi mesi sappiamo che ci sono alcuni rapporti di lavoro che non avvengono direttamente tra singolo e piattaforma di delivery ma tra lavoratore e un altro soggetto, un intermediario che smista le richieste ai fattorini e che prende una percentuale del gi magro compensoÓ. E poi decide punizioni economiche, dalla sottrazione di mance fino al blocco dellÕaccount per chi prende ordini al di sotto di una certa soglia o viene etichettato come ÒrompiscatoleÓ, organizza un servizio di sorveglianza per controllare il comportamento dei lavoratori. Pratiche in uso non solo a Milano ma anche a Monza, Torino, Bologna, Roma, Firenze e non solo.ÒNon facile dimostrare lo sfruttamento neppure nei campi tradizionali, figuriamoci in questo Ð prosegue Bonini Ð. Si sta cercando di costruire la fotografia del rapporto di lavoro, anche perch mancano una normativa e un riferimento contrattuale. E mancano le certezze: lavoro subordinato o autonomo?Ó. Il dibattito aperto, anche allÕinterno del sindacato, che nella Carta dei diritti universali accetta lÕesistenza di partite Iva, ma con le garanzie di maternit, infortunio ferie, riposi. ÒAbbiamo scoperto che il mondo virtuale copia quello reale Ð conclude Bonini -, e se pensavamo che la tecnologia potesse migliorare il lavoro dellÕuomo, adesso sappiamo che ne pu replicare i meccanismi, ma con perfidia maggioreÓ. da collettiva.it
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