Siccità: allevamenti ittici a rischio, troppo sale in acqua Cozze senza ossigeno non crescono, orate iperattive

Siccità e temperatura dell’acqua sopra la media anche di 5 gradi preoccupano i produttori ittici di stagni e lagune, ma anche quelli degli gli allevamenti di mitili, vongole e ostriche Le scarse piogge hanno, infatti, aumentato la salinità dell’acque che, insieme all’elevato caldo favoriscono la proliferazione di alghe e una minor ossigenazione; un mix che rischia di mandare in sofferenza alcune produzioni.  E se ad Orbetello già dai primi di giugno è allarme per la presenza di troppe alghe quando le temperature delle acque tra l’altro non erano ancora elevatissime, in Liguria i mitilicoltori sono preoccupati perché in mare si sono superati i 25 gradi e c’è tantissimo sale. Le cozze, infatti, per crescere bene hanno bisogno di un adeguato apporto di acqua piovana e di temperature equilibrate. “Se diminuisce la percentuale di ossigeno disciolta in mare – spiegano i produttori liguri – la crescita si ferma”. E mentre i vivai si atrofizzano, il caldo spiegano i produttori “rende iperattive le orate che, essendo animali a sangue freddo, risentono dello sbalzo termico repentino e diventano voraci facendo razzia di cozze di cui vanno ghiotte”. Nel Delta del Po, dove si sono i più grandi allevamenti di vongole, cozze e ostriche, si sta alla finestra sperando in una brezza che favorirebbe una migliore ossigenazione e spazzare via le alghe.
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Desertificazione: Legambiente, in Italia 4 siccità in 25 anni Costi per 5 miliardi di dollari. Stress idrico per 15 milioni
L’Italia è stata colpita negli ultimi 25 anni da 4 principali eventi legati alla siccità (rispettivamente nel 1997, 2002, 2012, 2017). Questi eventi hanno causato costi per oltre 5 miliardi di dollari (5.297.496.000), per il 48% dovuti alla crisi idrica del 2017. Lo rende noto con un comunicato Legambiente, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desrtificazione, citando i dati del centro Emdat (The International Disaster Database), che si occupa di eventi estremi. Secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, prosegue Legambiente, il numero di persone in Europa che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell’UE. La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna (22 milioni; 50% della popolazione nazionale), Italia (15 milioni; 26%), Grecia (5,4 milioni; 49%) e Portogallo (3,9 milioni; 41%). Le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d’acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può superare i 5 mesi, e durante l’estate lo sfruttamento dell’acqua può avvicinarsi al 100%. “L’emergenza siccità e la scarsità di acqua – dichiara Stefani Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono due problemi con i quali dovremo convivere. Per questo prima di tutto serve rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione di prelievi ed un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali”. (ANSA).

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