In Toscana 18% ragazze Neet, più di maschi Atlante infanzia Save the children: 9,8% bimbi già in povertà

In Toscana non lavora e non studia il 18% delle ragazze contro il 13,7% dei coetanei maschi; nella regione inoltre il 9,8% dei minori viveva in povertà relativa già prima dell’emergenza Covid; gli asili nido sono assicurati al 20,2% dei bambini e la dispersione scolastica è attestata al 10,4%. E’ questo il quadro che emerge dal nuovo ‘Atlante dell’infanzia a rischio – Con gli occhi delle bambine’ diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children. Secondo il rapporto inoltre nel biennio 2018-2019, in Toscana quattro minori su dieci non leggevano neanche un libro extrascolastico all’anno (48% a livello nazionale), mentre il 17,6% dei bambini o adolescenti non praticava alcuna attività sportiva (22,4% la media nazionale). La povertà relativa, che in Italia colpisce il 22% dei minori, in Toscana si attesta al 9,8% contro l’8,3% del Trentino Alto Adige e il 42,4% della Calabria. Il rapporto dà conto anche del calo demografico registrato in Italia, dove i minori rappresenta il 16% della popolazione. Tra le province toscane, Massa-Carrara (13,6%) e Grosseto (13,7%) sono quelle con la percentuale più bassa di minori, mentre Prato ha il valore più alto (17%). A ridurre il calo, solo l’incidenza dei minori con cittadinanza straniera, con Prato (28,4%) in testa alla classifica con la percentuale più alta tra le province d’Italia. Per Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia “abbiamo una generazione intera da proteggere, una generazione per la quale il futuro si costruisce a partire da oggi, in Toscana così come nel resto del Paese. E in questa spinta per la ripartenza, le bambine e le ragazze possono e devono essere un volano di sviluppo”. (ANSA).

ITALIA

Save the Children,1,4 mln ragazze a rischio ‘neet’ XI Atlante infanzia, Covid allarga gap.
Senza scuola, senza lavoro, senza formazione: un ‘limbo’ drammatico, accelerato dall’emergenza Covid, in cui rischiano di ritrovarsi circa 1,4 milioni di ragazze del nostro Paese tra i 15 e i 29 anni. La denuncia arriva da ‘Save the Children’, che a pochi giorni dalla Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza pubblica l’XI Atlante dell’infanzia a rischio in Italia ‘Con gli occhi delle bambine’. Il quadro che ne emerge è preoccupante: già prima della crisi 1 minore su 9 viveva in povertà assoluta, c’erano asili nido solo per il 13,2% dei bambini e la dispersione scolastica si attestava al 13,5%. Oggi il Coronavirus è un acceleratore delle diseguaglianze: bisogna intervenire subito nelle “zone rosse della povertà educativa”. “Già prima del Covid l’ascensore sociale era fermo – spiega la dg di Save the Children Italia Daniela Fatarella – E’ un Paese che aveva già dimostrato di aver messo l’infanzia agli ultimi posti tra le priorità e che di fronte alla sfida sanitaria e socioeconomica stenta a cambiare strada. Se per uscire dalla crisi intende scommettere sulle donne, dovrà partire dalle bambine”. E’ un Paese ‘difficile’ in particolare per le loro: nella condizione di ‘neet’ già è intrappolata una ragazza su 4, con picchi attorno al 40% in Sicilia e in Calabria; ma anche nei territori più virtuosi, come il Trentino-Alto Adige, le ragazze sono quasi il doppio dei ragazzi. Anche le neolaureate hanno più difficoltà a trovare lavoro: -10% contro il -8% dei maschi, che guadagnano comunque il 19% in più. Non sono gli unici numeri da allarme rosso che si incontrano sfogliando l’Atlante, a cura di Vichi De Marchi e arricchito tra l’altro dal contributo di 7 famose scrittrici. Ne emerge un quadro di “periferie educative”, causate dalla povertà su cui “s’è abbattuta la scure dell’emergenza Covid” che rischia ancor di più di allargare le diseguaglianze, se è vero che già prima della pandemia l’11,4% dei minori (1,13 milioni) si trovava in povertà assoluta; più di 1 minore su 5 vive in condizioni di povertà relativa, con record in Calabria (42,4%) e Sicilia (40,1%). Sullo sfondo c’è lo ‘smottamento demografico’: negli ultimi 10 anni abbiamo perso oltre 385 mila minori e oggi essi rappresentano il 16% del totale della popolazione. Solo nel 2019 l’Italia con poco più di 420 mila nascite ha segnato un -4,5% rispetto all’anno precedente e a fine 2020, anno della pandemia, potrebbe conoscere una ulteriore riduzione di 12 mila unità. A compensare, solo i minori stranieri che oggi sono l’11% del totale. Di pari passo l’aumento della povertà educativa: già il nido è un privilegio per pochi, ma anche al di fuori della scuola le opportunità di crescita culturale per i giovani sono basse: nel 2018-2019 il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non leggeva neanche un libro extrascolastico all’anno. “Scuole a singhiozzo e didattica solo a distanza – afferma la direttrice dei programmi Italia-Europa di StC Raffaela Milano – stanno producendo non solo perdita di apprendimento, ma anche di motivazione. L’Atlante indica con chiarezza le ‘zone rosse’ della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario intervenire subito”. Gli effetti della pandemia, ora, rischiano di essere ancor più pesanti sulle femmine, nonostante dai dati dell’Atlante bambine e ragazze siano più brillanti dei loro coetanei: leggono più dei maschi e hanno performance scolastiche migliori. L’istruzione è percepita, per loro, come il principale fattore protettivo: si laureano un terzo delle giovani, a fronte di solo un quinto dei ragazzi. Nonostante questo, il nostro Paese ha uno dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa. Inoltre bambine e ragazze accumulano lacune nelle materie scientifiche già dal secondo anno della primaria. Tutti fattori che vanno a costruire il gap di genere nel numero dei neet: in Italia, le giovani in questa condizione sono il 24,3% contro il 20,2% dei maschi, rischiando entro la fine dell’anno di toccare quota 1 milione e 140 mila. (di Gabriele Santoro ANSA).

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