Rischio razzismo, Repubblica Firenze intervista Mamadou Sall della Cgil: Ti stanchi di reagire, ma Š un errore

? in Italia dal 1996, arrivato in treno dalla Francia senza uno straccio di documento. Un sans papier, in fuga da un lavoro nero e mal pagato anche l, nel paese d’Oltralpe di cui conosceva cos bene la lingua. In Italia, in quel periodo, si parlava di sanatoria per i migranti irregolari. Ci ha provato, e gli Š andata bene. Oggi Mamadou Sall ha 50 anni, un lavoro stabile in una fabbrica di prodotti plastici di Firenze, Š cittadino italiano, sindacalista della Cgil ed Š stato messo in lista dal Pd alle ultime europee. Ma dice che tutto questo non basta. Perch‚ nemmeno ora che pu• dirsi arrivato, Š in realt… arrivato del tutto. ®Perch‚ anch’io¯, spiega, ®nonostante la mia et…, la mia esperienza, il mio rapporto ormai stabile con l’Italia, e l’italiano che parlo, qui, ogni tanto, mi sento ancora un estraneo¯.E qui vuol dire Firenze.®Gi…. Ma nemmeno qui, ormai’, la situazione sembra pi— tanto diversa¯. Eppure Š ben inserito, visto quel che fa. ®Non vuol dire. Certi atteggiamenti tornano a galla quando meno te li aspetti, e hanno colpito anche me. ? vero, in Italia ho goduto di una sanatoria, e ottenuto documenti regolari relativamente in fretta, ho amici che mi hanno aiutato a inserirmi, a farmi conoscere il paese, e l’area fiorentina, dove mi sono stabilito fin dall’inizio. Per•…¯.Per•?®In Senegal mi sono laureato in economia e commercio, e tutto questo non Š mai contato per nessuno. Sono un timido, non riesco ad avere rapporti immediati con le persone per strada, ma per tanto tempo ho dovuto accontentarmi di questo, divendere fazzoletti in giro. Andavo al Mercato di San Lorenzo, e non vendevo niente, non ero capace. Intanto, stavo cercando di imparare l’italiano, e di dimenticarmi che avevo studiato per fare tutt’altro…¯.E poi?®Un giorno, in via San Gallo, sono entrato in un’agenzia interinale, con la mia merce addosso, le persone che erano l mi hanno chiesto di comprare qualcosa, ma io ho detto: oggi no, sono qui per cercare lavoro. Ero esasperato, volevo provare anche quella strada, anche se non credevo che avrei ottenuto nulla. E invece, due giorni dopo mi hanno offerto il lavoro qui, dove ancora lavoro dopo 20 anni¯.Dunque, niente male.®Ho avuto fortuna, ma perch‚ ho dovuto adattarmi alle condizioni di fatto imposte dagli italiani, che non volevano mai farei turni di notte e di domenica. Li facevo io, che tanto a me non cambiava niente. Ma Š una situazione tipica degli immigrati: non poter scegliere. Va benissimo, cos ho stabilizzato il mio lavoro prima del previsto, ero diventato indispensabile. Per• non Š che siano mancate le sofferenze¯.Dovute a cosa?®In Italia ci sono due razzismi: uno istituzionale, che riguarda i governi e le loro leggi. E uno che io chiamo democratico, cioŠ che appartiene a molta gente, e che si coglie nel linguaggio delle persone qualunque, che magari dicono io non sono razzista, ma poi parlano di Mussolini davanti a te, a voce alta, raccontando le ‘cose belle’ del fascismo, fanno osservazioni sul colore della pelle, o sulla tua provenienza, e magari credono di farti un complimento dicendo: ‘Sai? Voi neri siete meglio dei meridionali’. Naturalmente ci sono anche i continui negri di merda¯.Capito.®Una situazione che a me fa paura. Proprio perch‚ Š banale. E perch‚ ormai parlano cos anche ¡ politici, che invece dovrebbero dare un altro esempio. Spiegare, opporre altri argomenti, Š impossibile. Cos, a un certo punto ti stanchi di reagire, lasci perdere. E per• Š un errore, perch‚ poi ti ritrovi come in questi giorni, che qualcuno si sente autorizzato a fare quel che vuole. E la Segre ha bisogno della scorta, e il cartello per Idyviene coperto di nero. Ha senso? Nessun senso. ? un momento difficile, ma mica solo per noi. Per tutti. Anche peri sindacati. Se se ne esce, se ne esce solo tutti insieme, e prima o poi bisogner… cominciare¯.(intervista uscita su Repubblica Firenze di oggi, a cura di Maria Cristina Carrat—)

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