Rifiuti: ecoballe; Greenpeace, non c’è più tempo da perdere.

Per le ecoballe contenenti 65 tonnellate di plastica disperse nel mare della Toscana, “abbiamo appreso della richiesta di stato di emergenza nazionale che il ministro dell’Ambiente Costa presenterà al Cdm e crediamo che non ci sia altro tempo da perdere. Il Santuario dei Cetacei merita di essere realmente tutelato, non può essere ridotto a una discarica sottomarina di plastica dove si può impunemente inquinare”. Lo afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. Il 23 luglio, ricorda l’associazione ambientalista in una nota, sarà il quinto anniversario della dispersione in mare delle ecoballe a opera di una nave cargo salpata da Piombino (Livorno) e diretta in Bulgaria. A causa di un’avaria, un’ora dopo la partenza il comandante diede ordine di sversare in mare parte del carico, e così 65 tonnellate di plastica finirono nelle acque protette del Santuario dei cetacei e oggi, la maggior parte di queste, giace ancora sui fondali rappresentando una grande minaccia per l’area ad elevato valore naturalistico. Greenpeace, che si trova nelle acque dell’Arcipelago toscano per la spedizione di ricerca ‘Difendiamo il Mare’, insieme ai ricercatori del Cnr-Ias di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche sta eseguendo dei monitoraggi nell’area per capire se la plastica dispersa sui fondali ha generato un impatto nelle acque del Santuario e del Golfo di Follonica in termini di rilascio di microplastiche. Le indagini si stanno concentrando non solo sulla presenza di microparticelle in plastica nelle acque, ma anche nei sedimenti, nel pescato e nelle specie ittiche allevate nel Golfo di Follonica. Per Ungherese, “è paradossale che sia una piccola organizzazione con limitate disponibilità economiche come Greenpeace a eseguire tali ricerche. D’altra parte, cosa possiamo aspettarci da tutte quelle istituzioni che da cinque anni non sono riuscite a recuperare le tonnellate di plastica che giacciono in fondo al mare?”. (ANSA).

Legambiente,rimuovere ecoballe disperse in mare  Ambientalisti’stop con assurdo e estenuante scaricabarile’
“Dopo cinque anni è urgente rimuovere le ecoballe disperse nel mare toscano, perché il golfo di Follonica (Grosseto) e il Santuario dei Cetacei Pelagos non possono più aspettare”. È l’appello lanciato da Legambiente Toscana in occasione dell’arrivo in regione della Goletta Verde 2020. Giovedì 23 luglio, spiega una nota, “ricorrerà il quinto anniversario da quel tragico giorno di tempesta che nel 2015 convinse il capitano della motonave Ivy a sversare in mare 63 mila kg di plastica pressata che aveva a bordo. Un carico che sarebbe dovuto arrivare integro a Varna, nel Mar Nero, per essere incenerito in un cementificio e che invece è caduto in Italia, nel cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, al largo di Piombino (Livorno). In cinque anni non è ancora arrivata la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale”. “Le 40 ecoballe ‘superstiti’ del carico disperso in mare – originariamente consistente in ben 56 ‘colli’ – si stanno lentamente sfaldando, con gravissimi e forse irreversibili danni per l’ecosistema marino dell’Alto Tirreno e con conseguenze ancora non valutabili per il Santuario dei Cetacei Pelagos, conclude Legambiente”. “Si smetta senza ulteriore indugio questo assurdo e incomprensibile scaricabarile – dichiarano Stefano Ciafani e Fausto Ferruzza, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente – e si provveda quanto prima a dichiarare lo stato di emergenza, a nominare un nuovo commissario e finalmente a rimuovere quella che si sta annunciando come una vera e propria bomba ecologica a orologeria per il nostro ambiente marino”. (ANSA).

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