Recovery Fund: Cgil, fiscalità di vantaggio non basta, servono investimenti per superare divario Nord Sud

“Solo se si supererà il divario tra Nord e Sud si supererà la crisi. La pandemia ha accentuato i rischi di un ampliamento delle disuguaglianze territoriali, ma le risorse messe in campo con il Recovery Fund offrono oggi la possibilità di una strategia per la coesione, capace di ridurre, una volta per tutte, le disparità e garantire una svolta per il Paese. Va innanzitutto contenuta la perdita di occupazione, specialmente giovanile e femminile e vanno recuperate le carenze infrastrutturali, le fragilità dei tessuti e delle filiere produttive soprattutto nel Mezzogiorno. La fiscalità di emergenza, come già affermato ieri in occasione dell’incontro con il Ministro Provenzano, da sola non basta, soprattutto se drena risorse dedicate agli investimenti di sistema, così come già affermato ieri”. Ad affermarlo il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra.
“La fiscalità di emergenza – sottolinea il dirigente sindacale – ha un valore soltanto se inserita in un Piano complessivo centrato su riforme di vasta scala: dalla mobilità alle strategie industriali, dalle infrastrutture materiali (viabilità, reti digitali) a quelle sociali (educazione, istruzione, sanità)”. “Inoltre – aggiunge Massafra – riteniamo che la fiscalità di emergenza sul medio-lungo termine vada gestita attraverso un sistema di premialità che eviti una decontribuzione a pioggia, e punti invece sulla valorizzazione di cluster e filiere produttive in grado di far crescere concretamente i livelli occupazionali. La decontribuzione alle imprese andrebbe legata al contratto nazionale di lavoro e al contrasto dei contratti pirata”.
Per il segretario confederale “l’Italia ha mostrato molte debolezze nella programmazione e nell’utilizzo delle risorse europee, in particolare al Sud. Ora si deve cambiare passo, mettendo in campo un programma innovativo e perseguibile di politiche e interventi, e soprattutto realizzandolo. Va superata quella debolezza nella capacity building delle istituzioni pubbliche che finora ha frenato un utilizzo efficace delle risorse europee, attraverso l’inserimento nelle amministrazioni di profili professionali qualificati e prevedendo percorsi di rafforzamento delle competenze del personale dipendente”.
Massafra sottolinea che “un programma di questo tipo potrà contare sulla fattiva collaborazione del partenariato economico e sociale, che comprende i soggetti portatori dei bisogni di lavoratori, imprese e cittadini”. Soggetti che “dovranno essere maggiormente coinvolti dalle istituzioni pubbliche, fin dalla fase attuale di definizione del Piano nazionale di ripresa da inviare in Europa nei prossimi mesi, perché la loro partecipazione potrà fare la differenza nella messa a terra di progetti concreti di rilancio del Paese, a partire dal Mezzogiorno. Per questo – conclude il segretario confederale – anche il confronto con il Governo dovrà andare avanti”.

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