Produzione industriale a maggio +42,1%. Miceli (Cgil), piccoli segnali da rendere stabili

 Su base annua calo del 20,3%

La produzione industriale a maggio schizza in alto, segnando un aumento del 42,1% rispetto ad aprile. Lo rileva l’Istat, parlando di una “significativa ripresa delle attività” dopo il lockdown. Il confronto congiunturale, infatti, è con un mese, l’Istituto di statistica lo ricorda, “caratterizzato dalle chiusure in molti settori produttivi in seguito ai provvedimenti connessi all’emergenza sanitaria”. Su base annua il dato mostra ancora un calo ampio: corretto per gli effetti di calendario, a maggio l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 20,3%.

Maggio, inoltre, vede la produzione industriale in impennata ma il livello dell’attività, l’Istat lo sottolinea nel commento ai dati, “risente ancora della situazione generata dall’epidemia di Covid-19: l’indice generale, al netto della stagionalità, presenta una flessione del 20,0% rispetto al mese di gennaio, ultimo periodo precedente l’emergenza sanitaria”. E ancora, viene fatto presente, “nella media del periodo marzo-maggio, il livello della produzione cala del 29,9% rispetto ai tre mesi precedenti”.

‘È un risultato molto incoraggiante, in linea con il profilo dell’andamento produttivo prospettato nell’ultimo Documento di Economia e Finanza. Abbiamo ancora molta strada da fare, ma il rimbalzo fatto segnare dalla produzione industriale a maggio è molto importante e stimiamo che proseguirà, anche se prevedibilmente a tassi più contenuti, nel bimestre giugno-luglio’. È il commento del ministro dell’Economia e delle Finanze, Gualtieri, in merito ai dati Istat sulla produzione di maggio. “Proseguiamo con ancora più determinazione a lavorare per la ripresa e per il rilancio dell’economia”, ha aggiunto.

La produzione industriale di autoveicoli a maggio mostra su base annua un calo del 50,8%, rende inoltre noto l’Istat, fornendo il dato tendenziale corretto per gli effetti di calendario. Il ribasso in termini grezzi è pari al -54,5%. In sostanza l’attività nel settore si è dimezzata rispetto a maggio dello scorso anno.

Sempre a maggio, rispetto ad aprile, “tutti i comparti” dell’industria italiana “sono in crescita congiunturale, ad eccezione di quello delle industrie alimentari, bevande e tabacco, in leggera flessione”, (-0,5%). Settore questo che però aveva retto durante la fase più acuta dell’emergenza Covid. Rimbalzi addirittura a tre cifre si evidenziano invece per le attività che più avevano risentito del lockdown: +142,5% per il tessile e +140,2% per i mezzi di trasporto. E’ quanto emerge dalla nota dell’Istat sulla produzione industriale a maggio. Su base annua la situazione è capovolta, con ribassi in tutti i settori. (ANSA)

Miceli (Cgil) Piccoli segnali di ripresa, ma servono piani industriali
I dati hanno due facce: da una parte si certifica il cataclisma industriale dovuto al Coronavirus. Dall’altra si indicano i primi segnali di ripartenza. Emilio Miceli (Cgil): “C’è la possibilità di invertire la tendenza ma il governo deve attuare i piani rimasti finora annunci mediatici”
Un primo segnale, ma non basta di certo.
“I dati sulla produzione industriale in Italia, divulgati oggi (10 luglio) dall’Istat – spiega Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil nazionale – delineano il quadro di una situazione ancora segnata dai devastanti effetti della pandemia da Covid-19 e dalle difficoltà strutturali del sistema industriale italiano, preesistenti all’esplodere dell’emergenza sanitaria”.
Le percentuali
Guardandole più da vicino le cifre dell’Ufficio centrale di statistica delineano un quadro ancora molto preoccupante. “Il dato su base annua segna, infatti, – sottolinea Miceli – un calo del 20,3%, con variazioni particolarmente negative come il -37,3% per la fabbricazione di mezzi di trasporto (dato nel quale spicca il -50,8% della produzione di autoveicoli), il -34,1% del tessile e abbigliamento, il -24,8% per i settori della gomma e della plastica”.
Ci può essere però una reazione
“Pur tuttavia – aggiunge infatti Miceli – i dati mostrano l’esistere di una possibilità di inversione di tendenza rispetto al crollo dell’ultimo trimestre, come segnala la variazione mensile complessiva di +42,1%, con all’interno un +65,8% per i beni strumentali, un +48% per i beni intermedi e un +30,8% per i beni di consumo. Su questa possibilità il governo ha il dovere di agire, per trasformare in azioni e iniziative concrete gli annunci contenuti nel master plan presentato ai recenti stati generali. A molti di quegli annunci – dal piano nazionale per l’acciaio agli interventi sull’automotive e sulla mobilità, dal progetto nazionale sulla digitalizzazione alle questioni della transizione energetica e dell’economia sostenibile, dalla pubblica amministrazione ai temi della scuola e della formazione – non sono seguiti a oggi atti conseguenti”.
Stabilizzare la ripresa
“I timidi segnali di ripresa che l’Istat registra – prosegue il segretario confederale della Cgil – vanno perciò irrobustiti e resi stabili. Responsabilità che spetta in primo luogo al governo. Guardando alla gravissima crisi di alcuni settori chiave, è necessario che dalla presidenza del Consiglio arrivino segnali di impegno diretto nella soluzione di alcune difficili situazioni nei settori del trasporto aereo (Alitalia in primis), della siderurgia (definendo rapidamente la questione degli assetti della ex Ilva e della Ast), dell’automotive (affrontando i temi aperti dalla prevista fusione tra Fca e Psa).
“È anche da come si concluderanno queste e altre vertenze chiave nel panorama industriale italiano – conclude Miceli – che dipenderà la possibilità di dare forza e consistenza alla auspicabile ripartenza industriale italiana” da collettiva.it

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