Pnrr: gli enti locali gestiranno tra i 66 e i 71 miliardi investimenti

Le Amministrazioni locali gestiranno in quanto soggetti attuatori del Pnrr importi compresi tra circa 66 e 71 miliardi (approssimativamente, tra il 34,7 e il 36,9% del complesso delle risorse messe a disposizione dal Dispositivo di ripresa e resilienza. E’ quanto ha riferito Alberto Zanardi, consigliere dell’Ufficio parlamentare di bilancio in audizione davanti alla commissione per l’attuazione del federalismo fiscale.
Sulla tempistica, Zanardi ha spiegato che dagli allegati al Pnrr emerge che la “finalizzazione” dei programmi è perlopiù prevista nella “seconda parte dell’orizzonte temporale coperto dal Piano”: pur considerando la possibilità di finanziare spese sostenute a partire dal 1 febbraio 2020 e che una quota prossima alla metà dei prestiti dovrebbe coprire interventi già previsti a legislazione vigente (indipendentemente dall’attivazione del Piano), entro il 2022 verrebbe erogato meno del 20% della spesa, mentre nel biennio 2024-25 si concentrerebbe il 46% degli esborsi.
Considerando il valore massimo di spesa considerato (70,6 miliardi), la tempistica prevista implicherebbe la realizzazione da parte degli Enti territoriali di un flusso di spese legate all`attuazione del Pnrr di circa 16 miliardi annui nel biennio 2024-25. Ipotizzando che il 75% di tali spese siano aggiuntive, esse risulterebbero pari a 12 miliardi l`anno.
Quest’ultimo valore, rileva l’Upb, è pari a oltre il 40% del valore annuo medio della spesa in conto capitale effettuata dalle Amministrazioni locali nel triennio 2018-2020, periodo contraddistinto – peraltro – da una crescita di tali voci di spesa, dopo il calo costante iniziato nel 2009: nel 2020, infatti, la spesa in conto capitale delle Amministrazioni locali è cresciuta per il secondo anno consecutivo di oltre il 10%, sfiorando i 31,2 miliardi (+26,1% rispetto ai 24,7 miliardi del 2017).
Ipotizzare un ulteriore incremento nell’ordine di oltre 10 miliardi annui entro un triennio pone certamente un interrogativo circa la capacità delle strutture coinvolte nella realizzazione degli interventi di fare fronte al carico amministrativo associato a tali flussi di spesa, anche alla luce del forte ridimensionamento degli organici osservato nel decennio che ha preceduto l`emergenza Covid”, ha sottolineato Zanardi.
Il Pnrr ha, tra le altre, la finalità di restringere il gap Nord-Sud che caratterizza il nostro paese e, secondo l’Upb, “l’effettiva riduzione dipenderà dall’adeguatezza delle strutture amministrative e tecniche dei livelli subnazionali di governo di predisporre progetti adeguati a rispondere alle diverse linee di investimento (si tenga conto che nel decennio scorso la dotazione di personale delle Amministrazioni locali si è significativamente ridimensionata) e, prima ancora, dalla capacità delle Amministrazioni centrali di orientare, attraverso l’attivazione di bandi/avvisi pubblici, l’allocazione dei fondi tra Enti in modo coerente con gli obiettivi del Piano”.
Due le principali “criticità”: da un lato, “l’eventualità che i bandi vedano una partecipazione di soggetti attuatori che non permette di allocare risorse secondo la regola del 40%; dall’altro, la possibilità che una graduatoria che consenta di ottemperare alla regola del 40% implichi l`accettazione di progetti di qualità non soddisfacente al momento della loro valutazione, il che potrebbe far emergere difficoltà di realizzazione nella fase successiva di attuazione. È necessario quindi – ha sottolineato Zanardi – un supporto, le cui modalità sono ancora da definire, per garantire assistenza tecnica alle Amministrazioni soggetti attuatori assicurando in tal modo non solo la loro partecipazione ai bandi ma anche un adeguato livello di qualità dei progetti. Il sostegno potrà avvenire anche attraverso il rafforzamento delle capacità tecniche del personale, in modo tale da consentire l’accesso ai finanziamenti anche ai soggetti storicamente in ritardo nella programmazione e nell’utilizzo delle risorse”.

TN da ildiariodellavoro.it
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