Una manovra impossibile da reggere per le Regioni e soprattutto iniqua per le differenti quote di tagli previste: lo Stato paga solo il 2% della manovra, le Province il 3%, i Comuni il 4%, mentre le Regioni pagherebbero il 14%. Cos il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, ha parlato oggi della manovra del Governo di ritorno da Roma dove ieri ha partecipato all’incontro tra le Regioni e i ministri Tremonti e Fitto. Burlando ha sottolineato come i numeri siano stati indicati da uno studio della Regione Lombardia: poich i tagli si riducono di fatto al blocco dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni per settori in cui era stata delegata la gestione – ha detto Burlando – evidente che torniamo indietro agli anni Settanta, quando la spesa pubblica era gestita unicamente dai Ministeri, altro che Federalismo. La manovra si abbatterebbe sulla Liguria procurando tagli di circa 150 milioni di euro nel 2011 e 200 milioni nel 2012. Questo corrisponderebbe – ha detto Burlando – a ci che spendiamo ogni anno per i servizi sociali, per le imprese, per la cultura, per gli investimenti, servizio prestiti e spese obbligatorie e significherebbe avere Enti che sono in vita ma solo per pagare gli stipendi. Il presidente ha annunciato iniziative con gli Enti locali, le parti sociali e imprenditoriali: deve essere chiaro a tutti che non si tagliano i costi della politica, dove giusto fare risparmi, che danno per solo briciole, ma si mettono a rischio servizi molto importanti come quelli sociali, per gli investimenti, per il trasporto pubblico. Quando cittadini, imprese e, spero, lo stesso Governo, si renderanno conto delle ripercussioni reali della manovra sull’ esistenza della gente si capir che non si pu sostenere ha aggiunto il presidente ligure. Burlando ha infine ricordato che la Liguria ha chiuso il 2009 in pareggio, sia come bilancio regionale sia come sanit e pertanto, se si creato un buco nei conti dello Stato per una crisi sottovalutata, negata e nascosta, non si capisce perch a pagarne il prezzo siano proprio coloro che hanno tenuto i conti a posto. (ANSA).
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