La precarizzazione del lavoro rischia di provocare nei prossimi anni una serie di conflitti generazionali tra giovani e anziani che avranno per rapporti importanti alla solidariet in ambito familiare, mentre la condizione sociale delle nuove generazioni sar sempre pi divaricata rispetto alla pi solida situzione di chi pi vecchio. E’ l’analisi dell’indagine Generazioni. Giovani e anziani nel 2020, realizzata dalla S3.Studium su incarico della Federazione Pensionati della Cisl, presentata oggi a Roma. Lavoro che verr discusso in un convegno il 13 e 14 ottobre a Firenze, in occasione del Festival delle Generazioni. Dalla ricerca emerge con una scissione culturale fra i tre ambiti principali in cui la relazione generazionale si situa: la famiglia, il lavoro, la partecipazione sociale. Nel contesto familiare, infatti, le relazioni generazionali saranno infatti proficue e solidali: i flussi di aiuto andranno in tutte le direzioni, consentendo tanto ai giovani quanto agli anziani di trovare supporto, tanto pratico ed economico, quanto umano e affettivo. Elemento di vulnerabilit che spicca la condizione della fascia d’et attorno ai 60 anni che, a seguito della recente ulteriore riforma previdenziale e del progressivo allungarsi della speranza di vita, si troveranno a sopportare carichi crescenti: lavoro prolungato, assistenza dei grandi anziani, ma anche supporto familiare ai propri figli. Nel lavoro, invece, la crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro provocher un evidente contrasto di interessi fra le generazioni che disporranno di posizioni pi consolidate, maggiori certezze, ma che faranno sempre pi fatica ad acquisire le nuove competenze che il lavoro richieder , e le generazioni pi giovani, pi qualificate e dinamiche ma prive di prospettive di carriera, di sicurezza previdenziale, di possibilit di rendersi economicamente autonomi. Il rischio di conflitti generazionali sar nei prossimi anni rilevante: in tal senso sar importante il ruolo che le parti sociali potranno avere per evitare che nel mondo del lavoro prevalgano criteri allocativi poco trasparenti. Infine, nella sfera sociale, la condizione degli anziani e dei giovani sar in larga misura destinata a divaricarsi. I primi crescendo progressivamente di numero, acquisiranno un peso sociale e politico crescente. Il maggiore attivismo, consentito dal miglioramento della loro qualit di vita, accentuer questa tendenza. I giovani, viceversa, percependo la difficolt di modificare la propria condizione sociale prendendo in mano il proprio destino, tenderanno ad essere poco coesi con il resto della societ , organizzandosi autonomamente per rivendicare una diversa organizzazione sociale. Nessuna delle organizzazioni tradizionali di rappresentanza degli interessi, infatti, si dimostrer capace di intercettare efficacemente il punto di vista delle fasce giovanili. Questa tendenza alla separatezza non si tradurr per in un aumento di tensioni sociali, n in forme di protesta violente. Un’altra questione di particolare rilevanza che l’indagine propone l’intreccio fra la questione generazionale e la questione etnica: gli immigrati anziani, avendo accettato lavori sottopagati e spesso irregolari, giungeranno all’et anziana senza alcuna rete di sicurezza previdenziale. Le seconde generazioni, invece, vivranno in maniera molto pi drammatica la condizione precaria caratteristica della loro generazione: portatori di aspirazioni simili a quelle dei giovani italiani, avranno per opportunit assai minori, anche per il loro debolissimo capitale sociale. (ANSA).
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