La Cgil di Prato in assemblea: “Il distretto avrà un futuro solo con le aggregazioni” (foto)

Il documento strategico “Ripensare Prato” evidenzia la strada per intercettare le risorse del Recovery Fund partendo da economia, lavoro, salute e giustizia sociale mettendo al centro la lotta all’illegalità e allo sfruttamento

LA NOTA DELLA CGIL PRATESE

Ripensare Prato. La Cgil ha presentato alla città il documento strategico per un “nuovo distretto”

«Un progetto che vale dieci anni, l’arco temporale dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e della nuova stagione dei fondi strutturali europei. Ma non basta sperare nel loro arrivo, bisogna ripensare questa città, questo distretto». E “Ripensare Prato”, nelle parole del segretario generale della Camera del Lavoro Lorenzo Pancini, che stamani al Wall Art Hotel ha aperto la conferenza-Assemblea generale della Cgil dall’omonimo titolo, è il giusto modo per cogliere «una straordinaria occasione per il nostro territorio» e «per rispondere alla crisi economica e sociale aggravata dalla pandemia» con un solo metro di misura: il lavoro, la sua tutela e la sua creazione.

«Perché alla fine – ha sintetizzato nelle conclusioni del convegno Dalila Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana – bisogna dare una missione al Pnrr: e la missione è ridurre le diseguaglianze, materiali e immateriali. La Regione dovrebbe svolgere un ruolo chiave di coordinamento dei programmi dei territori, perché vedere come a Firenze che una parte di questi soldi, con tutto il rispetto per lo sport, la passione sportiva e il calcio, saranno spesi per il nuovo stadio, non va certo nella direzione di ridurre le diseguaglianze».

E così, per far fluire anche a Prato le risorse europee, Pnrr e fondi strutturali, e spenderle bene, la Cgil ha presentato il programma “Ripensare Prato”, prima la segreteria alla stampa (Lorenzo Pancini, Massimiliano Brezzo, Cristina Pierattini), poi alla città, sindaco Matteo Biffoni («sono proposte che nascono da un percorso che abbiamo fatto insieme») e istituzioni in testa (Benedetta Squittieri assessore allo Sviluppo economico del Comune di Prato; Ilaria Bugetti presidente della seconda commissione Sviluppo economico e rurale della Regione Toscana), e ai rappresentanti delle categorie economiche e sociali.

Raggruppato in sei capitoli, tante quante sono le missioni in cui è suddiviso il Pnrr, “Ripensare Prato” è il disegno di un sistema socio-economico locale che, nella illustrazione di Pancini, «deve cambiare radicalmente e velocemente», con «la crescita dimensionale delle imprese tramite aggregazioni», per «posizionarsi sulle fasce alte del mercato», con «produzioni green di alta qualità», in «una filiera digitalizzata e totalmente tracciabile», capace di «dimostrare la propria sostenibilità ambientale e sociale», di «affrontare e risolvere il problema dell’illegalità e dello sfruttamento lavorativo», «senza lasciare indietro nessuno».

Un “nuovo distretto” poggiato su solide basi industriali, diverse però dall’attuale modello economico e sociale la cui crisi “era evidente molto prima della pandemia”. La ridefinizione della filiera e del modello produttivo è il passaggio ineludibile per creare “buona occupazione”, per creare innovazione e servizi “ad alta intensità di conoscenza”, partendo dal “contrasto effettivo al lavoro sommerso e allo sfruttamento lavorativo”.

Condizione imprescindibile quest’ultima per ridisegnare Prato e dare vita ad un nuovo distretto, senza bassi salari e fondato sui diritti, che consenta di “recuperare le fratture sociali” e “sviluppare un sistema di istruzione, sanità e welfare universale” con i servizi al centro”, capace di “soddisfare i bisogni della popolazione” e consentire “il pieno sviluppo di ciascuno”.

Un “nuovo distretto” dove anche le infrastrutture svolgano un ruolo strategico nel creare buona occupazione, diventando, ad esempio, come l’Interporto, “attrattore di investimenti” e non “solo amministratore di immobili”, e dove il trasporto pubblico locale (“green, digitale, equo”), allargato ai siti produttivi e logistici, sia uno dei fulcri nel percorso verso la transizione ecologica.

“Ripensare Prato” secondo lo schema in cui “il lavoro progetta il futuro”, che nella sua estrema sintesi coglie la sostanza del documento strategico presentato dalla Cgil.

L’ARTICOLO DEL SITO “NOTIZIE DI PRATO”

Solo con l’aggregazione fra imprese si riusciranno a intercettare i fondi del Recovery Fund; il distretto va presentato come un’unica azienda, altrimenti rischia di chiudere.
Questa la sintesi del documento strategico “Ripensare Prato” della Cgil che oggi, 16 novembre, è stato presentato all’assemblea generale a cui sono stati invitati anche il sindaco Matteo Biffoni, l’assessore allo sviluppo economico Benedetta Squittieri e la consigliera regionale Pd Ilaria Bugetti, nell’ottica di una condivisione del progetto Ripensare Prato.
A conclusione dell’assemblea era previsto l’intervento  del segretario generale Maurizio Landini  ma è stato trattenuto a Roma dalla convocazione a palazzo Chigi, è stato sostituito da Dalida Angelini, segretaria regionale.
 “Dobbiamo ripartire dallo sviluppo a base industriale – ha spiegato il segretario Lorenzo Pancini –  perchè quando questo sistema è stato sostituito con la terziarizzazione non è stata creata nessun tipo di ricchezza, anzi abbiamo assistito a un impoverimento generale. La ricchezza va ridistribuita e ci deve essere  la salvaguardia del lavoro, anche dal punto di vista qualitativo.”
E per farlo la Cgil indica alcune strade, la prima è quella dell’ aggregazione  delle imprese. “Soltanto le aziende grandi, con bilanci importanti – ha sottolineato il segretario – possono intercettare risorse e investire in sicurezza, sviluppo , formazione e tecnologia”.
Queste sono le altre fondamenta per tutta la struttura del piano Nex Generation Prat : i servizi alle imprese con un terziario di qualità, la realizzazione di un distretto integrato della moda, un maggior utilizzo  delle tecnologie informatiche (secondo i dati della camera del lavoro in una scala da 1 a 6 il livello tecnologico delle imprese pratesi è 2)  e infine la lotta all’illegalità. “Se anche arrivassero a Prato tutti i fondi previsti dal Recovery Fund a livello nazionale – ma restasse lo sfruttamento del lavoro e l’illegalità – ha spiegato Massimiliano Brezzo segretario della Filctem – sarebbero inutili”.
Oltre alla riprogettazione del distretto tessile, che viene nuovamente candidato come hub del riciclo,  il documento indica anche altri capitoli per un rilancio dell’ intera area, partendo da turismo industriale che potrebbe anche qualificare i contratti di lavoro del personale, categoria dove lo sfruttamento e l’illegalità sono molto presenti. E ancora le infrastrutture tecnologiche a partire dal 5 G che, però, devono essere accompagnate da un’alfabetizzazione del personale, le  infrastrutture viarie e a un potenziamento dell’interporto. “Fino ad oggi ha agito come un’immobiliare – ha spiegato Pancini – ora deve essere una leva per gli investimenti “
Il documento sarà poi condiviso anche con le associazioni di categoria e le amministrazioni. “Ripensiamo il distretto in base all’ occupazione – ha sottolineato Angelini – facendo attenzione che più lavoro non vuol dire impieghi di qualità: spesso i contratti sono a tempo determinato. Inoltre la Regione deve fare la sua parte nel coordinare le esigenze delle varie realtà, credo ad esempio che sia inopportuno che parte delle risorse vengano convogliate sulla costruzione del nuovo stadio di Firenze”.
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