Inchiesta Dda Firenze: capo staff Giani, mai preso soldi Unione industriali Pisa, difendere distretto concia

“Questa storia della corruzione proprio non la mando giù. Non ho mai preso soldi. Cosa avrei fatto? Mi hanno garantito il posto di capo di gabinetto che non volevo fare. Poi se il presidente ti chiede ‘Mi dai una mano’, cosa fai, dici no?”. A dirlo Ledo Gori, ex capo di gabinetto della presidenza della Giunta toscana, indagato con l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’inchiesta della Dda di Firenze sui presunti affari della ‘ndrangheta in Toscana. Gori, in due interviste a La Nazione e al Tirreno pubblicate oggi, rivendica la propria innocenza, spiega di aver “affidato alcuni appunti al mio avvocato, depositerò un memoria e chiederò di essere sentito dai magistrati”, e nega l’accusa di corruzione, e soprattutto di essersi messo a disposizione dei conciatori per ricevere in cambio la riconferma da capo di gabinetto. Un incarico, ribadisce, “che notoriamente io non volevo”, è stato il governatore Eugenio Giani “a chiedermelo”. Gori rivendica anche di essere stato lui a volere la revoca del proprio contratto. Quanto ai rapporti con i conciatori: “Fui contattato dai conciatori che mi spedirono una mail con gli emendamenti. Non feci che girarla a Bernini”, dirigente dell’Ambiente indagato per abuso d’ufficio, “e chiedergli: ‘Sono accoglibili?’. E poi partecipai a un incontro con lui, Andrea Pieroni” consigliere regionale indagato, “e Alberto Benedetti, il consulente dei conciatori. Benedetti spiegò le ragioni delle loro richieste a Pieroni. Punto. Devo essere accusato di corruzione per aver organizzato una riunione?”. “Dico che io non ho approvato l’emendamento alla legge che poi è passata all’unanimità in Consiglio regionale – osserva Gori -. Che nell’inchiesta ci sono anche una sindaca e un consigliere regionale”. “Mi hanno fatto passare per un delinquente – conclude -. Per me l’onestà è un valore assoluto. Io sono tranquillo, ma ci vuole tanta pazienza. E una svolta”. (ANSA).
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‘Ndrangheta in Toscana: industria,distretto concia va difeso  “Rispetto e fiducia in toghe ma non si appanni lavoro svolto”
“La risonanza mediatica dell’inchiesta che in questi giorni ha acceso i riflettori su pratiche e connessioni rispetto alle quali si attende, con rispetto e fiducia, l’esito dell’attività giudiziaria in corso, non deve appannare il costante lavoro messo in campo da un intero settore, rappresentato da centinaia di imprese e che è strategico per l’economia italiana e toscana anche per gli importanti livelli di occupazione che garantisce”. Lo afferma in una nota l’Unione Industriale Pisana commentando l’inchiesta della Dda di Firenze per infiltrazioni della ‘ndrangheta e per corruzione che ha anche coinvolto imprenditori conciari del Distretto del Cuoio. “Il distretto di Santa Croce sull’Arno – prosegue l’Uip in una nota – è il più importante polo italiano per la produzione di pelli per borse e scarpe dei marchi internazionali del lusso. Quella della moda è una filiera caratterizzata dalla elevata qualità dei prodotti realizzati da imprese toscane che da sempre dimostrano il loro impegno concreto negli ambiti economico e sociale”. Il distretto toscano, con circa 250 concerie, 200 terzisti, 6.000 addetti e 2,5 miliardi di euro di fatturato, “rappresenta infatti un’eccellenza mondiale che impiega lavoratori specializzati, stilisti, maestri della chimica, addetti alle vendite”, inoltre “il distretto si connota anche come positivo modello di integrazione sociale e di relazioni sindacali corrette e costruttive che, anche nel pieno della crisi sanitaria, hanno contribuito a costituire un fattore di sviluppo”. L’Unione industriale ricorda ” che “l’industria conciaria, oggi schiacciata dagli effetti della pandemia e da sfavorevoli fattori di mercato, ha dimostrato nel corso degli anni il suo impegno nella capacità di competere e innovare, dando impulso alla ricerca per creare e adottare le migliori pratiche finalizzate a sviluppare un sistema di economia circolare e pertanto continueremo a essere vicini alle aziende e ai lavoratori, in coordinamento con l’Associazione nazionale Unic Concerie Italiane e con le istituzioni, verso le quali siamo a disposizione per ogni forma di collaborazione”. (ANSA)
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‘Ndrangheta in Toscana:sindaci area Empoli, noi contro mafie
“Siamo contro le mafie, contro la malavita organizzata”, “siamo pronti a difendere il nostro territorio”, “le ombre che questa inchiesta ha allungato sono troppo inquietanti perché si possa far finta di nulla. Il nostro grido deve essere forte: siamo contro qualsiasi attività criminale. Siamo dalla parte della legalità e dello Stato”. Così, in un comunicato, gli 11 sindaci dell’Unione dei Comuni del comprensorio Empolese Valdelsa si schierano contro la malavita organizzata e le infiltrazioni secondo le inchieste della Dda di Firenze. “Quanto emerso – scrivono in una nota – ha consigliato a tutti noi grande cautela nell’esprimerci nelle ore immediatamente successive alla notizia. Abbiamo volutamente ponderato queste parole. Gli sviluppi dell’indagine impongono un impegno ancora maggiore verso la consapevolezza che questi fenomeni sono ormai una realtà anche in queste aree e verso qualsiasi tipo di azione amministrativa che vada verso il contrasto preventivo alle infiltrazioni della malavita organizzata nel tessuto economico dei nostri comuni”. “Il quadro che è emerso e sta emergendo dalle indagini desta grande preoccupazione sia per la gravità dei reati ipotizzati, sia perché questi vanno a colpire, non solo nell’immagine, attività di grande importanza per l’economia regionale. Vediamo colpita, secondo gli inquirenti, la nostra SR 429, una strada tanto attesa che simbolicamente rappresenta tutti noi. Un’infrastruttura voluta fortemente da tutto l’Empolese Valdelsa perché volano per il mondo delle imprese e per la creazioni di lavoro”. “Come sindaci vogliamo dire ai nostri cittadini e a tutte le associazioni di categoria che non possiamo minimizzare quanto gli inquirenti hanno posto alla nostra attenzione. Ci sentiamo pronti a difendere in tutti i modi questo territorio dalla delinquenza, dalla illegalità, consapevoli che ogni nostra azione quotidiana ha il solo obiettivo di migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini e di difendere i loro diritti. Allo stesso tempo attendiamo l’evolversi delle indagini sapendo che sarà il processo il mezzo mediante il quale alla presunzione d’innocenza si potrebbe sostituire, eventualmente, quella di colpevolezza. Esprimiamo, come fatto fin da subito, massima fiducia negli organi inquirenti e nella magistratura. Auspicando massima celerità nella giustizia, ma anche nelle verifiche tecniche da parte degli organi preposti alla tutela della salute pubblica e ambientale”. Tra i sindaci, quello di Castelfiorentino, Alessio Falorni ha affermato: “Al momento preciso che il Comune di Castelfiorentino non ha ricevuto alcun atto da parte della procura, che è presupposto per tali azioni; il che sottintende che mancherebbe, almeno al momento, il collegamento con il nostro territorio su possibili ipotesi di reato”. Falorni ha così commentato l’annuncio della sindaca di Empoli, Brenda Barnini, di voler costituire il suo Comune parte civile nel procedimento. “Ovviamente – conclude Falorni – in ragione di futuri possibili cambiamenti di questa condizione, saremo pronti a agire di conseguenza”. (ANSA).

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