Il lavoro tra contratti brevi e bassi salari. Fondazione Di Vittorio (FDV), a ottobre raggiunti oltre 3mln di precari

La forte crescita economica acquisita per il 2021 (+6,2%) si trasmette troppo lentamente all’occupazione, sia a livello quantitativo che qualitativo. A ottobre 2021 l’occupazione è ancora sotto i livelli pre-pandemia (-188 mila occupati rispetto a febbraio 2020) e l’incremento occupazionale è determinato prevalentemente da contratti a termine che raggiungono uno dei livelli più alti mai registrati prima: 3 milioni e 67mila. Lo rileva l’ultima ricerca della Fondazione Di Vittorio dal titolo “Il lavoro tra forte precarietà, contratti brevi e bassi salari”.
Nello studio si osserva come nel terzo trimestre del 2021, a fronte di una forte crescita del PIL (+2,6 sul trimestre precedente e +3,9% sul terzo trimestre 2020), l’incremento dell’occupazione sia molto più contenuto (+0,5% l’aumento congiunturale e +1,7% quello tendenziale). L’aumento tendenziale del numero di occupati registrato nel terzo trimestre 2021 (+374 mila) è il risultato di un incremento degli occupati dipendenti (+470 mila, di cui il 75,7% è a termine) e di un’ulteriore diminuzione degli occupati indipendenti (-96 mila). La variazione tendenziale osservata nel numero di dipendenti è evidentemente molto diversa tra i permanenti, che segnano un magro +0,8%, e quelli a termine, che registrano un considerevole +13,4%.
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I commenti
In questo studio vengono sinteticamente evidenziati i principali elementi negativi che caratterizzano la condizione del lavoro in Italia nei primi tre trimestri del 2021, poiché in una fase di forte aumento del PIL, la precarietà riguarda una quota insopportabilmente crescente dell’attuale occupazione.
Il primo punto che lo studio evidenzia è che la ripresa produttiva in atto, al contrario di quello che si affermava e che sarebbe necessario, si trasmette molto lentamente sul lavoro, ad ottobre sono ancora quasi 200 mila gli occupati in meno rispetto al periodo pre-pandemico.
Il secondo elemento evidenziato è che l’incremento occupazionale è prevalentemente composto da contratti a tempo determinato, peraltro, di breve durata che determinano bassi salari e numerosi vuoti nell’attività lavorativa. Solo gli occupati a termine, ormai oltre i 3 milioni, hanno
superato il livello pre-pandemia e si avvicinano ai livelli più alti mai registrati prima. Si tratta di un fenomeno che abbiamo già affrontato in nostre precedenti analisi che prendevano a riferimento oltre ai tempi determinati anche i part-time involontari e la disoccupazione sostanziale, che ci
porta a stimare come una quota vicino ai 9 milioni di persone si trovi attualmente in condizioni di disagio occupazionale e salariale, una cifra enorme e purtroppo crescente per l’aumento dei contratti a termine e dei part-time involontari.
Ma che profilo hanno queste lavoratrici e lavoratori e le tipologie di lavoro che effetti provocano sui loro salari? Si tratta prevalentemente delle qualifiche più basse, in maggior numero donne, giovani e lavoratori del Mezzogiorno. Si accentua così, sia per le modalità di questa ripresa che per le scelte di troppe imprese, la penalizzazione dei dipendenti più vulnerabili da tempo in corso.
In un’Italia con salari mediamente più bassi che nelle principali economie dell’Eurozona, gli under 35 e le donne sono contestualmente sotto la media salariale generale e contribuiscono in modo maggioritario a ingrossare l’area del lavoro povero. Il combinato di tutti questi fattori porta l’86,2% dei lavoratori ad attestarsi sotto la soglia dei 35 mila euro lordi annui, cioè di quella parte che avrà anche meno benefici dalla prospettata riforma fiscale.
Fulvio Fammoni Presidente FDV
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Lavoro: Cgil, il 16 dicembre sciopero per contrastare la precarietà, per un’occupazione di qualità
“I dati della Fondazione Di Vittorio confermano, anzi rafforzano, le ragioni dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per giovedì prossimo 16 dicembre. La crescita sostenuta del Pil non ha adeguate ricadute sull’occupazione, un’occupazione che cresce poco e con scarsa qualità, considerata la preponderanza di contratti precari”. Così la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, commenta la ricerca della FDV diffusa quest’oggi “Il lavoro tra forte precarietà, contratti brevi e bassi salari”.
Per la dirigente sindacale “le sole politiche di decontribuzione non sono sufficienti. Servono investimenti, pubblici e privati, condizionati alla crescita dell’occupazione e misure di contrasto alla precarietà. Basta con i finti stage e tirocini, basta con continui tempi determinati di breve e brevissima durata, basta con la crescita incontrollata di lavoro autonomo occasionale senza alcuna garanzia. Gli interventi fiscali – aggiunge – dovrebbero favorire prioritariamente i redditi bassi e medio bassi, per favorire una maggiore redistribuzione”.
Incentivare gli investimenti per far crescere l’occupazione e valorizzare il lavoro stabile è il primo strumento per favorire la coesione e cambiare concretamente la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici”, conclude Scacchetti.
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Il lavoro tra forte precarietà, contratti brevi e bassi salari (Giangrande)

 

 

 

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