GIUSTIZIA: LA RIFORMA CHE UNISCE D’ALEMA E CASINI (NOTA)

La settimana politica che si apre oggi ha come centro il tema della riforma della giustizia. Il Consiglio dei ministri di venerdi’ prossimo dovrebbe infatti licenziare il disegno di legge del governo che fara’ da perno al successivo dibattito parlamentare.Pd (i dalemiani in particolare) e Udc hanno intanto deciso di verificare le proprie affinita’ politiche su questo tema e di influire sulle scelte della maggioranza. Da qui la decisione delle fondazioni Italianieuropei, presieduta da Giuliano Amato e Massimo D’Alema, e Liberal, presieduta da Ferdinando Adornato e vicina alle posizioni di Pier Ferdinando Casini, di promuovere per oggi un seminario di studi sulla riforma della giustizia. La discussione (a porte chiuse) ruotera’ intorno a una bozza programmatica su cui hanno lavorato Giovanni Di Cagno e Michele Vietti, entrambi ex componenti del Consiglio superiore della magistratura (il primo collaboratore di D’Alema, il secondo di Casini). Tra gli invitati al seminario: Luciano Violante, il ministro ombra Lanfranco Tenaglia, studiosi e giuristi che fanno riferimento a Pd e Udc.Su questa iniziativa non c’e’ accordo nel Pd, che proprio nei giorni scorsi – attraverso un incontro tra Tenaglia e il ministro Angelino Alfano – aveva comunicato le proprie proposte di riforma della giustizia al governo. La prima divergenza riguarda l’ampiezza della bozza che reca le firme di Di Cagno e Vietti. Chi l’ha letta in anteprima, sostiene che preveda anche modifiche costituzionali, proprio cio’ che il Pd ha escluso da una possibile trattativa con il governo.Poi c’e’ il merito degli obiettivi su cui convengono le fondazioni Italianieuropei e Liberal: niente separazione delle carriere ma temporaneita’ e rotazione nei ruoli di pm; nessuna modifica all’obbligatorieta’ dell’azione penale, anche se i criteri di priorita’ non possono essere affidati al singolo sostituto ma vanno definiti in una collaborazione istituzionale tra Csm, Parlamento e Ministero della Giustizia (con l’ultima parola al Csm).La bozza di Di Cagno e Vietti prevede anche la riforma del Consiglio superiore della magistratura (le proposte ufficiali del Pd non la contemplano): allargamento della rappresentanza ai giudici di pace, ai magistrati amministrativi e contabili; separazione della funzione disciplinare per affidarla a un’Alta corte di giustizia con un terzo dei componenti di nomina del capo dello Stato.Sul tema controverso delle intercettazioni, la soluzione indicata dai consulenti delle due fondazioni promotrici del seminario di oggi e’ di limitarne l’uso, affidandone la decisione a un giudice collegiale (quindi non riduzione del numero dei reati per cui potrebbero essere autorizzate come propone il governo).Di Cagno e Vietti sostengono che la necessita’ della riforma della giustizia parte dalla comune constatazione che occorra contrastare l’irragionevole durata dei processi, divenuta ormai endemica. L’ipotesi e’ percio’ una radicale razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie.Nel settore civile, la bozza prevede inoltre l’introduzione del giudice monocratico nel giudizio di primo grado. Nel settore penale, si propone di eliminare l’udienza preliminare (e’ diventata un quarto grado di giudizio). Quanto alla pubblicazione delle intercettazioni coperte da segreto istruttorio, la bozza delle due fondazioni critica la possibilita’ di inasprire le pene a carico dei giornalisti.Non e’ la prima volta che Italianieuropei e Liberal si confrontano con l’obiettivo di verificare una comune affinita’ culturale e programmatica. Lo scorso luglio, ad esempio, avevano discusso del modello elettorale e istituzionale della Germania.E’ da iniziative come quella di oggi – dicono i promotori – che si verifica se i rapporti tra Pd e Udc sono destinati a diventare piu’ solidi nella comune opposizione al governo Berlusconi per sfociare successivamente in una unitaria alleanza elettorale e programmatica in grado di sfidare il Pdl.Sul rapporto preferenziale con l’Udc non ci sono divergenze tra Massimo D’Alema e Walter Veltroni: entrambi ritengono centrale il rapporto con il partito di Casini nella costruzione di nuove alleanze che facciano uscire il Pd dall’isolamento. Ma l’Udc non e’ un interlocutore docile.Proprio mentre questo partito si dichiara disposto a convergere con D’Alema e il Pd su comuni proposte per la riforma della giustizia non fa altrettanto sui temi del federalismo. L’Udc non ha infatti deciso se votare contro o astenersi al Senato – il Pd ha gia’ deciso per l’astensione – nella riunione congiunta delle Commissioni Bilancio, Finanze e Affari costituzionali che licenziera’ il disegno di legge che avvia il federalismo fiscale.Il partito di Casini continua a considerare troppo vaghe le previsioni di spesa della riforma federalista e sostiene di non aver avuto rassicurazioni sull’abolizione delle Province, ritenute ormai enti intermedi inutili tra Comuni e Regioni.Il Pd punta invece a un dialogo con la Lega sul federalismo fiscale in modo da creare contraddizioni nella coalizione di governo quando quest’ultima propone riforme senza il preventivo confronto con l’opposizione.ASCA

Pulsante per tornare all'inizio