Ghiselli (Cgil): quota 100 nessuna fuga, tutto previsto. [da www.pensionipertutti.it]

In questi giorni si é a lungo parlato di Quota 100 e di quella che, dati alla mano, è stata considerata una ‘fuga’ dalla misura, sulla questione ci siamo confrontati con Roberto Ghiselli, Segretario confederale della Cgil, che ci ha rilasciato questa interessante intervista. Per Ghiselli è errato parlare di fuga, i dati sono stati interpretati erroneamente, eccovi allora la sua lettura relativa al calo dell’utilizzo di quota 100. Le ragioni, dice, potrebbero essere molteplici, tra queste anche l’impossibilità di utilizzo della stessa da parte di diverse categorie a causa dei requisiti richiesti.
Le sue osservazioni.

Secondo i dati raccolti da “Il Sole 24 Ore”, la quota 100 pare aver apperso appeal nell’ultimo anno, sono state presentate meno di un terzo delle domande rispetto al 2019. Secondo Felice Roberto Pizzuti, docente di Politica Economica e di Economia e Politica di welfare State presso l’Università ‘Sapienza’ di Roma, il calo delle domande per l’uscita anticipata dal lavoro era prevedibile. Una delle ragioni dice il docente, intervistato dall’Huffpost, potrebbe essere anche l’influenza del Covid “di fronte ad una crisi economia e all’incertezza che ne deriva è abbastanza ovvio che le persone preferiscano avere un reddito maggiore anche a costo di dover lavorare di più” . Lei cosa ne pensa, sono stati interpretati correttamente i dati?

Quando si analizzano i dati relativi ai nuovi pensionamenti e si fanno i raffronto con gli anni precedenti occorre stare molto attenti perché su questi dati incidono delle variabili che se non correttamente valutate possono indurre in errore. Ad esempio, rispetto a Quota 100 è fuorviante raffrontare il primo semestre 2020 con lo stesso periodo del 2019 perché l’anno scorso, appena approvata la legge, hanno potuto far domanda diverse coorti di età, diciamo dai 62 ai 66 anni, mentre quest’anno e il prossimo sostanzialmente faranno domanda soprattutto chi maturerà ora i 62 anni o i 38 di contributi”.

Dunque seppur, se abbiamo inteso bene, non sia corretto parlare di fuga da Quota 100, in ogni caso é ormai certo che ad utilizzare la misura saranno molte meno persone rispetto alla platea preventivata inizialmente, così come vi sarà un avanzo di risorse. A suo avviso come mai la misura non ha avuto i risultati sperati?

Possiamo dire che non é corretto parlare di fuga da Quota 100 ma è più corretto dire che questa sta coinvolgendo un numero di persone realisticamente prevedibile in partenza, come la Cgil aveva già valutato nell’aprile dello scorso anno, e così sarà nel 2021, con una platea totale che sarà attorno ai 370 mila persone, rispetto alle 970 previste dal precedente Governo. Sullo scarso impatto di Quota 100 ha pesato anche il fatto che per accedervi le soglie anagrafiche e contributive erano troppo alte e quindi sono stati praticamente escluse le donne, i lavoratori del sud, chi ha fatto lavori discontinui come i lavoratori dell’edilizia, del turismo o dell’agricoltura, o tutti i lavoratori precoci. Una misura decisamente imperfetta ma che non può essere interrotta prima della sua scadenza.

Pensioni 2020, quale sarà il futuro previdenziale post Quota 100?

Quindi assodato che quota 100, come ha assicurato anche il Ministro Catalfo, andrà a scadenza nel 2021, ma rimarranno delle risorse a disposizione, quali provvedimenti dovrà contenere la prossima riforma delle pensioni per permettere agli attuali esclusi di poter avere la ‘giustizia’ previdenziale ambita da tempo?

Il punto centrale è proprio quello delle risorse, rispetto a quelle impegnate per la previdenza con il decreto 4/19 nel triennio si risparmieranno più di 6 miliardi. Queste risorse dovranno essere impiegate per far decollare, dal 2022, la nuova riforma previdenziale, per consentire alle persone di andare in pensione dopo 62 anni o con almeno 41 anni di contributi, per riconoscere il lavoro di cura e delle donne, i lavori gravosi e per istituire una pensione di garanzia per i giovani e per chi fa lavori poveri e discontinui.

Non vi sono però a suo avviso misure urgenti ancora pending, mi riferisco, ad esempio, alla richiesta di giustizia a cui si appellano gli ultimi esodati rimasti esclusi dalle precedenti salvaguardie o provvedimenti che dovrebbero vedere la luce prima del 2022, visti anche gli effetti del Covid 19 che ha impattato duramente sul mondo del lavoro?

Nell’immediato il Governo deve dare alcune risposte urgenti, anche connesse agli effetti della pandemia, come il rafforzamento dell’Ape sociale e della legge sui lavoratori precoci, un nuovo strumento previdenziale per aiutare chi sta per perdere il lavoro o per favorire il ricambio generazionale, e la risoluzione completa della partita riguardante gli esodati. Nei prossimi incontri previsti a settembre tra Governo e sindacati ci auguriamo che le generiche disponibilità date dal Governo nei precedenti incontri si trasforminino in atti concreti.

di Erica Venditti (da www.pensionipertutti.it)

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