Flai Cgil: Mininni; regolarizzazioni, la nostra battaglia prosegue

Il fotofinish consegna un quadro non esaltante per il comparto agricolo. Ma la Flai Cgil raccoglie una parziale vittoria: è stato riconosciuto il diritto di cittadinanza a 40mila lavoratori agricoli che prima erano fantasmi. Non abbassiamo la guardia

Dalla mezzanotte di ferragosto, la piattaforma digitale nullaostalavoro.dlci.interno.it ha smesso di trasmettere le domande per l’emersione dal lavoro irregolare, sancita dall’articolo 103 del Dl Rilancio. All’ora zero, la saracinesca si è definitivamente abbassata sulla regolarizzazione avviata il 1 giugno. Inizialmente prevista per il 15 luglio scorso, la scadenza era stata prorogata di un mese. L’andamento iniziale era affannoso, al di sotto delle aspettative. Occorreva dare più tempo agli interessati, lavoratori e datori di lavoro, come chiedevamo noi e altre associazioni. E, finalmente, il governo ha prorogato i termini fino al 15 agosto.

Il fotofinish ci consegna un quadro non esaltante per il comparto agricolo. Sono poche decine di migliaia gli invisibili che hanno visto la propria domanda completata e inoltrata. Potranno ora accedere al permesso di soggiorno, lavorare dignitosamente, accedere ai diritti di cittadinanza, autodeterminarsi. In altre parole, escono dal limbo della paura e della marginalità, sperando che non ci ricadano a breve. Certo il bacino delle lavoratrici e lavoratori irregolari si riduce ma, purtroppo, non si prosciuga abbastanza.

A dirla tutta e per essere onesti, i numeri non sono quelli auspicati. Il fiasco politico è figlio della sciatteria che pervade gli spazi e i ruoli della nostra società. Dai datori di lavoro che preferiscono restare nell’illegalità e le loro organizzazioni di rappresentanza che non hanno aiutato; dai controlli ispettivi che non ci sono e che nemmeno in questo frangente si è riusciti a intensificare per creare un effetto deterrente; dalla burocrazia onnipresente che complica ogni cosa semplice (codici fiscali, documenti e certificati) fino al comportamento inspiegabile del ministero del Lavoro, che doveva emettere un importante decreto sul quantum da versare a titolo retributivo, contributivo e fiscale e che fino alla scadenza dei termini della regolarizzazione non si è visto. Come quei decreti attuativi previsti in molte leggi che purtroppo non sono mai arrivati e lasciano tutto cosi com’era.

Ora che la saracinesca si è definitivamente abbassata sulla regolarizzazione, l’importanza di quel decreto resta attuale. In una comunicazione datata 6 agosto 2020, indirizzata ai componenti del Consiglio territoriale per l’immigrazione, sulla calendarizzazione degli appuntamenti per perfezionare le domande di emersione, la Prefettura di Latina mette le mani avanti:  “le istanze finalizzate a dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare già in essere, e quindi a far emergere un rapporto già istaurato al momento della presentazione della domanda, si procederà a fissare gli appuntamenti non appena verrà pubblicato il decreto interministeriale con cui sarà definito il contributo forfettario, ulteriore a quello dei 500 euro, per le somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale”. La nota prosegue sottolineando che in effetti, posto che il pagamento del suddetto contributo deve essere effettuato successivamente alla presentazione dell’istanza ma prima della stipula del contratto di soggiorno, e che, ad oggi, il decreto interministeriale che ne stabilisce l’importo e le modalità di versamento non è stato ancora adottato, non è possibile convocare gli interessati per stipulare il suindicato contratto”.

Ci risulta che non sia l’unico caso a lamentare ciò. Oltre alle 1.837 domande rimaste ferme allo stato di bozza per il settore agricolo (su 7.049 complessive), decine sono le nostre strutture provinciali e le domande arrivate al nostro numero verde che hanno segnalato situazioni nelle quali i datori di lavoro si presentavano a chiedere i costi dell’apertura dell’istanza e, non avendo certezza di quale esborso ulteriore avrebbero dovuto affrontare, desistevano e andavano via. Riteniamo che almeno le 1.837 domande presentate e rimaste in giacenza vadano accolte per i motivi che abbiamo evidenziato.

Perciò abbiamo parlato, nelle scorse settimane, a proposito di questa regolarizzazione, come di un’opportunità mancata, di una sconfitta dello Stato.

Un po’ non si è riusciti, ma un po’ non si è voluto farla funzionare come ulteriore leva contro lo sfruttamento e il caporalato. Sta qui la nostra grande amarezza.

Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil

Pulsante per tornare all'inizio