FIAT: LANDINI, ASSEMBLEE UNITARIE PER PREPARARE SCIOPERO GENERALE

No alle discriminazioni: un convegno a Torino sulla Fiat, con studiosi come Luciano Gallino, giuristi come Piergiovanni Alleva o politici come Massimo Mucchetti del Pd e Giorgio Airaudo di Sel, e naturalmente tutto il mondo Fiom per rilanciare l’azione sindacale nel piu’ importante gruppo industriale italiano da cui il sindacato guidato da Maurizio Landini e’ stato estromesso negli anni scorsi per rientrare da una porta, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che considera ancora di servizio. La Fiom reclama l’agibilita’ sindacale completa, la pari dignita’ di ore, di permessi concessi ai sindacati firmatari dal contratto, mentre oggi puo’ godere soltanto dei permessi di legge, e soprattutto la possibilita’ di tornare al tavolo delle trattative con l’azienda. E sfida gli altri sindacati a riaprire un confronto. Da Torino Landini rilancia l’iniziativa su Fiat. I punti li elenca Michele di Palma, responsabile auto della Fiom, al termine di questa due giorni al Campus Einaudi e che saranno consegnati agli altri sindacati metalmeccanici: assemblee unitarie in vista della preparazione dello sciopero generale unitario di meta’ novembre contro la legge di stabilita’, rielezione di tutte le Rsu e rls nelle fabbriche italiane della Fiat, contratti di solidarieta’ che garantiscono maggiore copertura salariale e occupazione, piattaforma unitaria sugli investimenti del gruppo e convocazione di un tavolo unitario alla presidenza del consiglio sugli investimenti Fiat, con l’obiettivo esplicito di riconquistare il contratto nazionale. Su alcune voci, tuttavia, a cominciare dalle Rsu, cancellate dal contratto Fiat, ma secondo Landini coerenti con l’accordo sulla rappresentanza tra Cgil Cisl e Uil del 31 maggio, fino al contratto nazionale (e al superamento quindi del contratto Fiat) la strada appare non solo in salita, ma senza uscita. Su altri forse, (le assemblee in vista dello sciopero) potrebbe esserci una qualche sintonia, ma le premesse per un disgelo non si vedono. Voglio sentirmi dire in faccia di no, dichiara Landini che, in caso di esisto negativo, impugna nuovamente l’arma delle cause legali: non ne escluderemo neppure una. Il contrasto tra la Fiom e la Fiat, non accenna a modificarsi. Anche se Landini assicura: Noi e Fiat siamo cambiati in questi tre anni, ma mentre la Fiat sta peggio, noi siamo meglio di tre anni fa. Non c’e’ piu’ Fabbrica Italia, rileva il sindacalista, non c’e’ piu’ una sola azienda, ma c’e’ una societa’ dell’auto, che fa meno auto, con testa direzione e soldi fuori confine. E c’e’ una societa’ di trattori e camion, ora Cnh Industrial, che non ha fatto scelte e non ha realizzato investimenti. Sergio Marchionne, ad di Fiat e presidente di Cnh industrial, ha garantito di non abbassare dividendi alla famiglia che quei dividendi non li sta investendo nell’auto ma in altre attivita’ come il Corriere della Sera, dice il leader Fiom. Il tentativo di trovare nella Fiom il capro espiatorio per non fare investimenti – dice Landini – e’ servito a mettere in campo un altro progetto di riorganizzazione della Fiat nel quale il gruppo che noi conoscevamo non c’e’ piu’. Solo i governi – tre se ne sono succeduti nel frattempo, non sono cambiati: sono stati, non solo assenti – dice Landini – ma complici e corresponsabili delle scelte Fiat. Il filo rosso degli interventi dei delegati dei vari stabilimenti in questi due giorni e’ il racconto di fabbriche che lavorano a singhiozzo e di salari che calano, ma quando le linee tornano a muoversi, sottolineano, aumentano ritmi e cadenze. C’e’ il tono dell’amarezza, dall’Irisbus di Avellino ad Arese sostanzialmente chiusi , dell’incertezza, a Pomigliano, dove circa duemila lavoratori non sono ancora rientrati in produzione, fino alla inquietudine per fabbriche apparentemente immuni alla crisi come la Maserati di Imola, a cui pero’ lo stabilimento di Grugliasco sta creando qualche problema, e dove quindi i livelli di saturazione degli impianti stanno calando, sostengono i sindacati, in modo precipitoso. E a proposito di lusso gli interventi degli esperti manifestano cautela, quando non proprio scetticismo, sulle potenzialita’ della scelta avviata da Fiat a Torino. Gli altri marchi tedeschi del lusso – sottolinea Landini – stanno facendo proprio quelle auto di fascia bassa che la Fiat non fa piu’. Il riferimento e’ ai grandi numeri di modelli piu’ a buon mercato come la classe A della Mercedes. La sfida alla Fiat e’ a tutto campo, perche’ le sue scelte hanno sempre segnato la storia di questo paese, compreso il contratto nazionale sparito non soltanto nella grande fabbrica di auto, ma, sostiene Landini – mettendo insieme tasselli apparentemente diversi -, bloccato nel pubblico impiego, nel commercio, nelle banche che lo hanno disdettato con largo anticipo. Landini torna sul tasto dell’intervento pubblico, indispensabile per risollevare le sorti del settore: tutte le industrie dell’auto sono state salvate con i soldi pubblici – dice – fare i liberisti qui, dire non voglio i soldi pubblici, o far finta come fa la politica che si possa difendere il sistema industriale senza dare soldi pubblici non solo ci raccontano delle balle , ma ci stanno anche prendendo per il c… perche’ quando si tratta di tagliare o di aumentare le tasse siamo noi che dobbiamo pagare il conto. La Fiom segna cosi’ il suo rientro nelle fabbriche Fiat. Ora vuole misurarsi con nuove elezioni negli stabilimenti per dimostrare di essere piu’ forte di 3 anni fa: Ci siamo – spiega Landini – non grazie a una sentenza, ma perche’ i lavoratori ci seguono e ci votano. ASCA

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