CULTURA VALE 5,4% RICCHEZZA PRODOTTA, 1,4 MLN ADDETTI AREZZO AL TOP RICCHEZZA TERRITORIO

La cultura frutta al Paese il 5,4% della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 76 miliardi di euro, e d… lavoro a un milione e 400 mila persone, il 5,6% del totale degli occupati in Italia, pi— del settore primario o del comparto della meccanica. E’ quanto emerge dal Rapporto 2012 sull’Industria culturale in Italia, L’Italia che verr… elaborato da Symbola e Unioncamere, presentato oggi a Treia (Macerata), durante la prima giornata del seminario estivo della fondazione. Se si allarga lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto – industrie culturali e creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing art e arti visive – a tutta la ‘filiera della cultura’, ossia ai settori attivati dalla cultura, il valore aggiunto prodotto schizza al 15% totale dell’economia nazionale e impiega ben 4 milioni e mezzo di persone, il 18,1% degli occupati totali. Sacrificata spesso sull’altare della riduzione del debito pubblico, la cultura dimostra non solo di poter ‘sfamare’ il Paese, ma di ‘far mangiare’ gi… oggi quasi un quinto degli occupati italiani. I risultati dello studio, il primo a quantificare il peso della cultura nell’economia nazionale – spiegano Symbola e Unioncamere – smentiscono chi la descrive come un settore non strategico e rivolto al passato, e la inquadrano invece come fattore trainante e di rilancio per molta parte dell’economia italiana, una delle leve per ridare ossigeno ad un Paese messo a dura prova dalla perdurante crisi. Nel quadriennio 2007-2011, la crescita nominale del valore aggiunto delle imprese del settore culturale Š stata dello 0,9% annuo, pi— del doppio rispetto all’economia italiana nel suo complesso (+0,4% annuo). Un dato che si riflette anche sulla caparbia tenuta occupazionale del comparto: nello stesso periodo gli occupati nel settore sono cresciuti dello 0,8% annuo, a fronte della flessione dello 0,4% annuo subita a livello complessivo. E ancora, il saldo della bilancia commerciale del sistema produttivo culturale nel 2011 ha registrato un attivo per 20,3 miliardi di euro che ha permesso alla cultura di contribuire alla ripresa, seppur contenuta, del Pil tra il 2010 e la prima parte del 2011. A livello di economia complessiva, invece, la bilancia indicava -24,6 miliardi. L’export di cultura vale oltre 38 miliardi di euro e rappresenta il 10% del totale complessivo nazionale. L’import Š pari a 17,8 miliardi di euro e costituisce il 4,4% del totale. Interessante anche la capacit… attrattiva della cultura sul turismo: la componente attivata dalle industrie culturali Š quantificabile nel 33,6% del totale della spesa turistica sul territorio nazionale, 23,3 miliardi di euro. Il rapporto Unioncamere e Fondazione Symbola Š stato realizzato con la supervisione del prof. Pierluigi Sacco e con il coinvolgimento di oltre 20 esperti per individuare le esperienze pi— avanzate e le tendenze emergenti di ogni settore. Secondo Ermete Realacci, presidente di Symbola, l’Italia deve fare l’Italia. Bisogna fronteggiare la crisi, senza lasciare indietro nessuno, ma risanando l’economia. La cultura Š l’infrastruttura immateriale fondamentale di questa sfida. Per il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, si sta affermando un nuovo modello di sviluppo in cui Š crescente l’interesse verso la valenza strategica della cultura e della creativit… quali fattori decisivi per una nuova politica dell’innovazione, della qualit…, del benessere e della sostenibilit….(ANSA).CULTURA:SYMBOLA,AREZZO AL TOP RICCHEZZA TERRITORIOE’ un viaggio tra creativit…, tradizione, innovazione, genio, ingegno e saper fare il Rapporto 2012 sulle industrie culturali di Symbola e Unioncamere, allargato anche ai settori attivati dalla cultura, presentato oggi a Treia, nelle Marche. Dalle sartorie tradizionali di Ginosa di Puglia, alla Brianza del mobile, all’occhialeria di Belluno; dall’Emilia dei motori alle ceramiche di Deruta, dall’arredo casa del Friuli Venezia Giulia al cashmere dell’Umbria; dall’Abruzzo dell’alta sartoria e della pasta alle calzature marchigiane fino a Napoli, dove si concentrano le migliori sartorie di capospalla del mondo; dalla Toscana del vino e del marmo di Carrara, del tessile di Prato e della nautica di Lucca, alla nascente filiera dell’animazione fortemente votata all’export. La provincia di Arezzo Š in cima alla classifica: l’8,4% del totale prodotto dalla provincia (la media italiana Š del 5,4%) appartiene alla cultura. Seconde classificate a pari merito Pordenone e Milano con l’8%, terze ex equo Pesaro e Urbino e Vicenza con 7,9%. Seguono la provincia di Roma con il 7,6%, quella di Treviso al 7,5%, Macerata e Pisa, entrambe al 6,9%, e Verona con il 6,8%. Dal punto di vista dell’incidenza dell’occupazione del sistema produttivo culturale sul totale dell’economia Š sempre Arezzo la provincia con le migliori performance: 9,8%. Subito dopo Pesaro e Urbino con un’incidenza del 9,5%, Vicenza al 9,1%. Seguono Pordenone, Treviso e Pisa, rispettivamente con l’8,6 l’8,5 e il 7,9%. E ancora Milano (7,8%), Macerata (7,7%), Firenze (7,6%), Monza e della Brianza (7,4%). In una classifica per macroaree geografiche, Š invece il Centro a fare la parte del leone, con il 6,1% del valore aggiunto. Seguono da vicino Nord-Ovest, che dall’industria culturale crea il 5,9% della propria ricchezza, e il Nord-Est con 5,5%. Il Mezzogiorno fa invece la parte della cenerentola, con appena il 3,8%. Quanto alle Regioni, in testa alla graduatoria per incidenza del valore aggiunto della cultura sul totale dell’economia c’‚ il Lazio (6,8%) seguito a stretto giro da Marche, Veneto e Lombardia (tutte sulla soglia del 6,3%), e quindi dal Piemonte (5,8%). Mentre per il Lazio e la Lombardia sono le industrie culturali a prevalere, nel caso di Marche e Veneto sono le attivit… pi— tipiche del Made in Italy (industrie creative e manifatturiere) a fornire un contributo fondamentale. Considerando, invece, l’incidenza dell’occupazione delle industrie culturali sul totale dell’economia la classifica regionale subisce quale variazione: il Veneto Š in testa a quota 7%, seguito da Marche (6,9%), Friuli Venezia Giulia (6,4%), Lazio e Toscana (entrambe al 6,3%). (ANSA).

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