Autonomie regionali e diritti, la necessit? di un disegno organico

Caro Presidente Enrico Rossi,il Consiglio regionale della Toscana ha approvato a maggioranza una risoluzione per l?avvio delle procedure finalizzate all?attribuzione di condizioni particolari di autonomia – ai sensi dell?art. 116, comma terzo, della Costituzione -, che cita: ?Attivare i passaggi necessari… per ottenere forme e condizioni ulteriori di autonomia? attinenti ai Beni naturali e paesaggistici e alla tutela dell?ambiente e dell?ecosistema, nonch? a quelle che verranno eventualmente individuate…?.Un anno fa ci siamo misurati sulla Riforma Costituzionale. Fra le ragioni del nostro ?no? al Referendum c?era l?impianto neocentralista di una riforma che avrebbe ulteriormente allontanato i cittadini dai luoghi delle decisioni.Oggi la Cgil pensa che intraprendere un percorso di ulteriore autonomia in capo alle Regioni sia sbagliato per due ragioni.La prima: la crisi economica che si ? alimentata delle diseguaglianze e ne ha generate ulteriori e pi? profonde. Questa frantumazione sociale necessita di una ricomposizione con interventi a tutti i livelli, partendo dal modus operandi istituzionale, nella chiarezza di ruoli, funzioni e risorse assegnate.La seconda: le spinte centrifughe che ormai corrodono gli Stati nazionali, in direzione delle piccole patrie, luoghi di autonomia antistorica.Ci? che serve ? un quadro unitario che orienti un sistema policentrico e decentrato, verso un federalismo democratico, cooperativo e solidale.E? necessario, tuttavia, confrontarci con il perdurare delle criticit? della Riforma del Titolo V della Costituzione, con le contraddizioni di un centralismo finanziario operato in un quadro di decentramento di competenze cui non corrisponde un’adeguata redistribuzione delle risorse, con le contraddizioni derivanti dall’aver legiferato come fosse vigente la legge di riforma Costituzionale bocciata il 4 dicembre e, da ultimo, con l’iniziativa presa o annunciata da pi? Regioni di avocare a s? ulteriori funzioni.L’iniziativa di Lombardia e Veneto ? dominata da spinte autonomiste esplicite che mettono in discussione l’unit? del sistema di diritti, e mirano a rompere il vincolo di solidariet? della comunit? statuale. I referendum consultivi del prossimo 22 ottobre ne sono l?espressione.Queste spinte autonomiste pongono l’urgenza di una legislazione nazionale che definisca il quadro unitario di diritti in cui le varie realt? locali possano e debbano agire valorizzando le rispettive peculiarit?, senza uscire dai confini di quel federalismo solidale che deve garantire l’uguaglianza dei diritti di cittadinanza a prescindere dalla Regione di residenza.Caro Presidente, mi rivolgo pertanto a Lei perch? si faccia promotore verso la Conferenza Stato-Regioni affinch? si avvii un percorso di approfondimento e di iniziativa per delineare quel disegno organico necessario a definire un sistema istituzionale integrato in cui, partendo dai bisogni dei cittadini, siano definiti gli ambiti di intervento, le funzioni e le relative risorse spettanti a Stato, Regioni, Province, Citt? Metropolitane e Comuni, nel rispetto dei principi costituzionali di sussidiariet?, differenziazione ed adeguatezza.(intervento pubblicato a firma Dalida Angelini su Repubblica Firenze il 19-10-2017)AUTONOMIA SI’, SECESSIONISMO NO”(di Enrico Rossi; intervento pubblicato su Repubblica Firenze il 22-10-2017)Ringrazio la Cgil Toscana e la sua segretaria per aver ribadito su Repubblica i temi del federalismo solidale e dei diritti di cittadinanza. Sono questioni cruciali. Mi impegner? nella Conferenza Stato-Regioni perch? ci sia un approfondimento sul tema e perch? ai tavoli concertativi sia garantita la presenza delle parti sociali e del sindacato. Cos ha sempre fatto la Toscana nei processi di riforma.Il regionalismo differenziato? ha senso in un quadro di supremazia e unit? dello Stato. Per questo, con tutte le riserve per l’aberrante campagna referendaria del 4 dicembre, ritenni che un nuovo disegno costituzionale fondato sulla clausola di supremazia avrebbe potuto rimediare alle disfunzioni del nostro regionalismo.A un anno di distanza la questione ? ancora aperta e con essa tensioni e conflitti. I referendum di Lombardia e Veneto sono profondamente sbagliati perch? puntano a peggiorare gli squilibri tra le diverse aree del Paese e alimentano egoismi e chiusure.L’opportunismo della destra sul tema ? facilmente dimostrabile con un esempio. Dopo l’entrata in vigore del nuovo titolo V, la Toscana tent? la strada dell’autonomia speciale nei settori della tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Ma quell’iter si interruppe per la mancanza di volont? politica del governo di allora, con al suo interno un’importante rappresentanza leghista.Oggi, il nostro Consiglio regionale ripropone legittimamente il medesimo tema. Ci? che per? la Toscana deve evitare ? che “pi? autonomia” possa essere equivocata con egoismo. Un serio dibattito sul federalismo non pu? prescindere da questo presupposto. Non siamo stati egoisti quando abbiamo deciso e attuato il riassorbimento delle funzioni e del personale delle Province (la Toscana ? stata la prima Regione in Italia) n? quando abbiamo proposto una macro-regione dell’Italia centrale per competere in Europa. Occorre ribaltare il ragionamento e riflettere sulla necessit? di ricostruire corpi intermedi, sociali e territoriali, capaci di competere con le sfide attuali. Ci attende un mondo di interdipendenze globali e conflitti di classe legati alla ristrutturazione del lavoro, non di chiusure corporative e nazionalistiche.Il lavoro ha perso rappresentanza, ? stato frammentato, sfruttato e reso precario. I lavoratori sono stati privati di protagonismo politico e sociale. Senza lavoro e diritti diffusi non ? possibile una democrazia solida e diffusa. Non basta l’autonomia, non serve il secessionismo. Su questo piano, la questione democratica e quella dell’ordinamento e unit? dello Stato si saldano.? un percorso che investe la politica, il sindacato, le forze produttive, i cittadini. Dobbiamo prepararci a sfidare chi intende stravolgere l’unit? e la coesione del Paese e sono certo che anche su questo fronte, come in altri, saremo alleati.”L’AUTONOMIA SPECIALE PER CERTE REGIONI NON HA SENSO”intervento di Leonardo Marras (capogruppo Pd al Consiglio regionale della Toscana) pubbblicato su Repubblica Firenze il 26-10-2017)L?Autonomia ? associata alla responsabilit? e non all?egoismo. Accanto alla richiesta di riconoscere diritti sono affermati doveri di tenere insieme tutto il paese, solidalmente tra le regioni. La differenziazione dell?autonomia significa permettere alle Regioni – che possono – di occuparsi di materie in modo specifico, lasciando allo Stato il compito di dedicarsi di pi? ai territori che sono maggiormente in difficolt?. E se ha senso un regionalismo differenziato, non ha pi? senso l?autonomia speciale di alcune regioni che mantengono privilegi obsoleti. Massimo rispetto, per carit?, per il voto di milioni di italiani di domenica scorsa, anche se le pulsioni particolariste che hanno alimentato quella partecipazione non hanno niente a che vedere con lo spazio offerto dalla Costituzione per riconoscere maggiori poteri alle regioni. Si ? discusso pi? del residuo fiscale che della qualit? dell?autonomia reclamata. ? stata, in definitiva, una grande iniziativa politico-prapagandistica pagata coi soldi pubblici, che ha avuto il solo merito di rimettere al centro del dibattito le riforme che mancano e di cui dal 4 dicembre scorso si erano perse le tracce. In effetti, siamo ancora l. E sebbene taluni marchino quel momento come ?aberrante?, tutto ci? che sta accadendo dimostra quale occasione abbiamo perso. A proposito di regionalismo differenziato, infatti, la riforma conteneva alcune soluzioni e ricercava nuovi equilibri tra Stato e Regioni.Sull?articolo 116, ossia l?oggetto del referendum in Lombardia e Veneto, la Regione Toscana non deve imparare da nessuno. ? stata la prima ad applicare in modo robusto il decentramento amministrativo secondo il principio di sussidiariet? e la prima ad avanzare al governo (nel 2003) la richiesta di nuovi poteri su ambiente e beni culturali. Perch? su queste materie siamo la locomotiva d?Italia, abbiamo gli strumenti, le risorse e le competenze per agire in proprio e perch? saremmo in grado di offrire soluzioni pi? avanzate e specifiche oltre che di semplificare. Dunque, non c?? solo la necessit? di maggiore autonomia regionale, ma anche di riequilibrare la qualit? e la quantit? dell?autonomia gi? riconosciuta. Senza dimenticare che le regioni non sono gli enti che godono di tutta questa fiducia da parte degli italiani e dovrebbero svolgere meglio i compiti che sono gi? loro assegnati, pena l?accusa di creare un nuovo centralismo. ? il motivo lamentato dai sindaci toscani qualche settimana fa, da sempre abituati ad una forte spinta al decentramento, venuta meno con la riforma delle province. Occorre anche su questo aprire una nuova fase di relazioni tra i Comuni e la Regione Toscana basate sulla cooperazione istituzionale.Per queste ragioni la risoluzione approvata lo scorso 13 settembre in Consiglio regionale contiene la richiesta alla giunta di approfondire seriamente il tema dell?autonomia e di riproporre in aula una discussione su questi temi per poi avanzare al governo una proposta precisa.L?autore ? capogruppo del Pd in consiglio regionale”

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