Crea da tempo notevole allarme l’ingresso massiccio di gruppi albanesi e rumeni nello spaccio della droga, nell’immigrazione clandestina, nonch nel mercato della prostituzione. Inoltre persistono segnalazioni, e segnatamente in Versilia, di cospicui investimenti immobiliari da parte di soggetti di nazionalit russa, operazioni economiche che potrebbero rifarsi a riciclaggio o reimpiego di somme di provenienza illecita: da qui l’ipotesi investigativa di una proiezione in Italia della cosiddetta ‘mafia russa’. Lo ha scritto il procuratore di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, nella relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario al momento di illustrare l’attivit della Direzione distrettuale antimafia (Dda) della Toscana. Ulteriore ed allarmante considerazione l’associarsi di cittadini cinesi – ha ancora evidenziato il procuratore Quattrocchi – La comunit cinese occupa una posizione di rilievo per le elevate capacit di inserimento nel contesto economico ed imprenditoriale, che arieggiano strutture aventi tutte le caratteristiche dell’associazione di tipo mafioso. Alla Dda risulta anche un vero e proprio racket per la protezione di esercizi economici impiantati da cinesi come ristoranti e locali notturni, oltre allo sfruttamento lavorativo di connazionali clandestini e allo sfruttamento della prostituzione di donne cinesi con clientela anche al di fuori della comunit . Tra le altre comunit straniere, il procuratore ha indicato l’attivit massiccia degli albanesi nello spaccio di droga con l’effetto di assorbire e soppiantare le precedenti aggregazioni di spacciatori magrebini, pur operanti in modo consistente. Invece, secondo Quattrocchi le cosiddette mafie ‘storiche’ o ‘tradizionali’ stentano a inserirsi nel territorio ma approcciano il contesto socio-economico e tendono a strumentalizzarne le capacit a mirati fini di reimpiego dei capitali. (ANSA).
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