Per il sindacato la crisi occupazionale ancora forte e gli stipendi non bastano: ‘Per questo indispensabile rinnovare i contratti nazionali di lavoro scaduti e aprire una nuova stagione contrattuale all’insegna di un moderno sistema di relazioni Industriali, per uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualit del lavoro’La ripresa lontana. Peggio, l’Italia rischia la stagnazione. La Cgil, mai tenera con il governo Renzi, lancia l’allarme e dice: Il rischio per l’Italia di entrare in una fase di stagnazione sempre pi evidente. La ripresa che il governo continua a propagandare ancora lontana e i dati economici dell’ultimo trimestre 2015, purtroppo, lo confermano. Secondo Bankitalia, il Pil cresciuto dello 0,2%, e nel secondo numero dell’Almanacco dell’economia della Cgil Nazionale, il sindacato guidato da Susanna Camusso fa proprie le preoccupazioni di Palazzo Koch che – tuttavia – intravede un rafforzamento della ripresa nel corso dell’anno.Per la Cgil, per, la ripresa non il semplice cambio di segno del Pil e degli altri aggregati economici. Il sindacato, infatti, ha elaborato un indicatore IriDE, Indice di Ripresa della Domanda Effettiva, con cui misurare la direzione dell’economia attraverso il rapporto tra la variazione della domanda interna, misurata come somma di consumi e investimenti, e la dinamica della produttivit e del benessere del Paese, misurata con il Pil pro-capite. Nell’ultimo trimestre del 2015 – evidenzia la Cgil – questo indicatore, che oscilla tra 1 e -1, stato pari a zero, dunque nessuna crescita effettiva del sistema paese.La fase di stagnazione – si legge nello studio – attenuata solamente da un aumento dei consumi delle famiglie, il cui contributo alla crescita della domanda aggregata, per, potrebbe essere neutralizzato dall’annunciata flessione delle esportazioni e della produzione industriale. Per la Cgil la variazione positiva dei consumi da attribuire all’aumento del potere d’acquisto, realizzato soprattutto grazie ai rinnovi contrattuali, che hanno incrementato progressivamente il livello dei redditi da lavoro oltre l’inflazione.Per il sindacato di Corso d’Italia quindi indispensabile rinnovare i contratti nazionali di lavoro scaduti e aprire una nuova stagione contrattuale all’insegna di un moderno sistema di relazioni Industriali, per uno sviluppo economico fondato sull’innovazione e la qualit del lavoro. Inoltre, la Cgil evidenzia come la crisi occupazionale ancora forte: Nonostante i sette miliardi di euro di incentivi previsti nella precedente legge di stabilit (sgravi contributivi per nuove assunzioni e deduzione Irap del costo del lavoro indeterminato), l’incremento annuo dei lavoratori permanenti stato poco al di sopra dei 70 mila occupati, a fronte di un nuovo aumento dei lavoratori a termine di circa 115 mila unit .Infine, secondo lo studio, per tornare ai livelli pre-crisi non saranno sufficienti le trasformazioni di contratti precari o autonomi, effetto del Jobs Act, e il mero incontro domandaofferta di lavoro per la copertura dei posti vacanti: se si considerano i posti di lavoro persi dal 2008, i nuovi inattivi e le forze lavoro potenziali, restano ‘da occupare’ almeno 900 mila persone. Per queste ragioni – conclude la Cgil – necessario un piano straordinario di occupazione giovanile e femminile, cos come indicato nel Piano del Lavoro, e una modifica radicale della riforma Fornero. da repubblica.it
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