Don Ciotti, la nuova mafia abita in mezzo a noi I clan lucreranno sulla guerra come hanno fatto sulla pandemia

Il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, si prepara a celebrare domani la ‘Giornata per le vittime di mafia’ e traccia un bilancio di trent’anni di antimafia. “Di passi avanti”, dice a ‘La Repubblica’, “ne sono stati fatti tanti. È senz’altro cresciuta, almeno nella coscienza civile, la consapevolezza del fenomeno mafioso”. Ma commette un “grande errore” chi crede “che una mafia che non fa più stragi sia debole”. “Le mafie in Italia godono ancora di coperture e complicità a livello politico ed economico, hanno tratto grandi profitti dalla pandemia e ne ricaveranno da un’economia di guerra”, avverte Ciotti, che denuncia: “La lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese”. Le mafie oggi hanno cambiato pelle. “Non più infiltrate, ma insediate in mezzo a noi”, spiega il fondatore di Libera. “Hanno cambiato abiti e modi, scoprendo che con la finanza è possibile riciclare, investire, moltiplicare i patrimoni senza ricorrere con la frequenza di prima alla violenza diretta”, prosegue Ciotti nella sua descrizione del fenomeno mafioso. “In questo sistema economico, con questi vuoti di giustizia sociale – dice – le mafie trovano un habitat più che mai favorevole ai loro affari”. Ma le mafie sono ancora capaci di violenza. “Ci sono rigurgiti criminali che tornano e c’è bisogno di uno scatto, di un sussulto prima che sia troppo tardi”, esorta Ciotti. Il fondatore di Libera lancia poi una provocazione: “Antimafia è parola che bisognerebbe mettere in quarantena prolungata”. “C’è forse qualcuno che si dichiara apertamente a favore delle mafie? – si domanda – è di questo consenso unanime che hanno approfittato alcuni per fare dell’antimafia un cavallo di Troia del malaffare”. (ANSA).

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