De Micheli: bus, ma non basta. In classe anche il weekend. Le reazioni

“Le scuole vanno riaperte quando ci sono le condizioni per riaprirle. Vediamo a che punto stanno, il 9 dicembre, i contagi”. Così in un’intervista a ‘La Repubblica’ la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che sottolinea: “Nessuno mi ha portato uno studio che dimostri che i trasporti sono la principale ragione della crescita della curva” spiegando che chiederà tale lavoro al ministro della Salute, Roberto Speranza. Comunque, aggiunge, “le Regioni hanno messo a disposizione quasi 10mila bus aggiuntivi in tutto il Paese con le risorse assegnate dal Governo. Abbiamo a bilancio 500 milioni di euro, 200 sono per il 2021”. Non basteranno comunque a garantire il distanziamento a bordo: “Con 24 milioni di persone a bordo di mezzi dimezzati non sarà possibile – spiega – siamo tornati al 50% e dobbiamo restarci almeno fino all’estate. Oggi per garantire lo stesso servizio in una città come Milano servirebbe far uscire dall’autorimessa, dalle 7 alle 9, altri 500 mezzi pubblici. Impossibile. Dovremmo togliere dalle strade le auto”. La difesa dal contagio si ottiene quindi “con lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite da scuola”, che già esiste, ma è “largamente insufficiente. Tra le 7 e le 9 metro e autobus sono pieni, per poi viaggiare semivuoti dopo le 9,15. Dobbiamo spalmare l’entrata e l’uscita degli studenti dalle 8 alle 20”. Inoltre “credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato”. La domenica? “Siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cadenzati”. Di ingressi scaglionati, però, si parla da maggio: “Non si è trovata la figura decisionale terza per applicare gli scaglionamenti con efficacia – commenta De Micheli – Azzolina ha fatto moral suasion nel mondo della scuola, e in alcune Regioni questo non è bastato. Ora serve un organismo, se possibile di carattere nazionale, che condivida con la scuola i dati e organizzi un piano istituto per istituto”. Secondo la ministra ci sono i tempi per completarlo entro il 9 dicembre. (ANSA).

LE REAZIONI

No alla scuola sabato e domenica”: presidi e prof bocciano il piano de Micheli
Il no di Bonafede (5stelle). Contrari dirigenti e sindacati: “Manca il personale e un disegno organico”. È favorevole Bonaccini: “Meglio i turni della Dad”

La base della scuola, a partire dai presidi sfiancati dal lavoro estivo e dall’apri e chiudi autunnale, è contraria alla proposta della ministra dei Trasporti Paola De Micheli: “Accelerare sullo scaglionamento degli ingressi per le scuole superiori” ha detto a Repubblica, “utilizzare le dodici ore della giornata per le lezioni in presenza, dalle 8 alle 20, spingere per portare più classi a scuola il sabato e la domenica”. La risposta immediata dei docenti ora è: “Serve altro”. Serve, l’elenco ormai è una litania, “assumere più insegnanti e personale amministrativo, pagare i festivi, modificare i contratti”. Se si andasse a scuola sabato e domenica, fanno notare gli insegnanti, “i comuni e le province dovrebbero trovare i fondi per pagare energia elettrica, gas e acqua sette giorni su sette”. Boccia la proposta il ministro e capodelegazione del Movimento 5stelle, Alfonso Bonafede: “In un momento come questo è del tutto inopportuno pensare di tenere aperte le scuole anche la domenica. Le famiglie stanno già sopportando sacrifici enormi, sarebbe davvero fuori luogo mandare gli studenti fra i banchi perfino in un giorno festivo”.
Il punto di partenza è il rientro a dicembre– il 9 dicembre – delle classi superiori a scuola. Lo caldeggia Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione. Lo ha abbracciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La ministra De Micheli dice che per garantire lo stesso servizio con i bus capienti al 50 per cento, come sono nuovamente oggi, “servirebbe un numero di mezzi che le città non possono ospitare”. A Milano, per esempio, sarebbero necessari cinquecento nuovi bus, “quando sulle sue strade ce ne stanno al massimo ottanta”. La soluzione è il distanziamento, dice la De Micheli. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, non è d’accordo. “Lo scaglionamento di un’ora è già partito”, spiega, “allargarlo non è possibile. Il 48 per cento degli istituti superiori sono tecnici e professionali, alloggiati in periferia. Molti studenti vengono dalla provincia, l’enorme hinterland di Milano, Roma, Napoli. Come fai a chiedere a questi ragazzi di entrare alle 10,30, alle 11, e di uscire da scuola alle cinque del pomeriggio? Arriverebbero a casa all’ora di cena. Quando studiano? E così le insegnanti, la maggior parte del corpo docente. Come si può farle lavorare in classe nel pomeriggio inoltrato? Hanno figli, hanno una vita. La politica si accontenta dell’effetto annuncio, annunci che non hanno però basi solide, né calcoli consolidati. Da marzo ad oggi che è stato fatto sui trasporti pubblici? La metropolitana di Roma, ricordo alla ministra, spesso si ferma. No, l’ipotesi dello scaglionamento radicale non sta in piedi. A questo punto meglio la didattica digitale. La scuola resta l’agnello sacrificale di politiche o dissennate o superficiali”.
Antonello Giannelli, che dell’Anp è presidente nazionale, chiude: “E’ impossibile immaginare di fare turnazioni in queste condizioni, è inutile parlarne. Mancano docenti e cattedre, come si fa ad allungare l’orario?”. Sui trasporti, “ci sono grosse differenze tra le scuole di un paesino e quelle di una grande metropoli dove il traffico è congestionato”.

La Uil: “Piuttosto allungare il calendario scolastico fino a luglio”
Il sindacato è contrario. Pino Turi, segretario della Uil scuola, dice: “Siamo nella temporaneità degli annunci, invece bisognerebbe trovare una soluzione organica. Io ho chiesto una modifica del calendario scolastco, un allungamento dell’anno verso giugno, le prime settimane di luglio. Serve recuperare il tempo perduto. Non avrei problemi a impegnare la domenica, ma non c’è il personale per farlo. Ogni ministro di questo governo difende il suo fortino quando, invece, serve un progetto vero. La prima cosa da fare è un provvedimento, immediato, sul reclutamento”.
Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil: “Perché non c’è un punto di coordinamento nel governo? Perché la ministra dei Trasporti ci deve spiegare come funzionerà la scuola? Nessuno ci ha illustrato perché le scuole sono state chiuse e adesso non ci dicono perché vogliono riaprirle. Dobbiamo partire da qui, capire perché? I contagi sono calati? I contagi nelle scuole non erano un problema? Ci devono essere i tamponi, altrimenti come riapriamo gli istituti scolastici li richiudiamo. Non serve dilatare i tempi della scuola, ci vorrebbe l’esclusività del trasporto scolastico. I soldi adesso ci sono, ma bisogna mettere mano alle questioni di fondo”.
Anche la segretaria della Cisl scuola, Maddalena Gissi dice no. “Non ci scandalizziamo: di proposte strane ne abbiamo sentite tante Se qualcuno vuole fare delle proposte ci convochi, ne discutiamo al tavolo contrattuale, si individuino le risorse economiche e umane che mancano a tutt’oggi anche per le supplenze e i modelli organizzativi; poi discutiamo. Diversamente risulta l’ennesima provocazione che ha come unico effetto quello di demotivare chi l’attività didattica la sta svolgendo comunque e a qualunque costo per il bene dei ragazzi. E’ una provocazione per continuare a rimandare sulla scuola responsabilità che purtroppo non sono della scuola che lavora”.

L’Emilia-Romagna: “Riapriamo a dicembre”
Fuori dalla scuola, la reazione alla proposta “anche sabato e domemica” è diversa. Lettori di Repubblica scrivono: “Se siamo in emergenza occorrono scelte da emergenza. La scuola deve smettere di non assumersi responsabilità”. Interpreta questo blocco sociale il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, conterraneo e pari partito (Pd) della ministra De Micheli. A “Omnibus”, su La7, Bonaccini ha detto: “La capienza dei mezzi è scesa al 50 per cento e le direzioni scolastiche devono organizzarsi per avere turni pomeridiani. Capisco il sacrificio per le famiglie, ma piuttosto che fare lezioni in Dad credo sia meglio qualche sacrificio. Noi abbiamo aumentato il parco di 400 mezzi. Sono favorevole a ripartire con le scuole a dicembre”

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