Landini, Il Sussidistan? Chiedere alle aziende che vivono di contributi pubblici

Landini, il presidente di Confindustria dice che l’Italia è un “Sussidistan”, un Paese che vive di sussidi. Che cosa risponde a Bonomi?
“Tra il 2015 e il 2020 alle imprese sono andati sussidi per più di 50 miliardi. E più di un terzo dei 100 della manovra del 2020. Una cifra consistente, una parte è prevista anche nella manovra più recente. Sono sussidi per incentivare assunzioni, sgravi fiscali, aiuti di ogni genere. Si riferisce a tutto questo? Noi chiediamo di uscire dalla logica degli aiuti a pioggia per una nuova politica industriale che incentivi a creare lavoro di qualità e non precario innanzitutto per giovani e donne”.

Tra i sussidi più contestati c’è il reddito di cittadinanza, utilizzato in molti casi da chi non ne aveva diritto. Un tempo i sindacati erano contrari a queste forme di assistenza. Oggi? “Dobbiamo distinguere bene. Un conto è combattere la povertà, un altro discutere come si crea lavoro. Non bisogna cancellare il reddito di cittadinanza perché è un intervento di emergenza per combattere la povertà”.

La cronaca ci racconta di abusi gravi. Vita di lusso e sussidio. Come si spiega?
“Ci sono gravi distorsioni che vanno duramente colpite. Ma non per questo sarebbe giusto abolire uno strumento che combatte la povertà, soprattutto in questo periodo. Non è questa la battaglia che mi aspetto da Confindustria”.

Quali sono le sue aspettative?
“Una lotta comune per combattere l’evasione fiscale”.

Confindustria non lo fa secondo lei?
“Non l’ho sentita indicare da Bonomi tra le priorità, non lo fa con convinzione. Viviamo in un Paese in cui l’evasione fiscale sottrae alle casse pubbliche 107 miliardi, la metà di quanto ci porterà il Recovery Fund. E con lo scandalo che il 93 per cento dell’Irpef arriva dai lavoratori dipendenti e dai pensionati”.

Bonomi propone di mettere in busta paga l’intero stipendio lordo lasciando che ciascun lavoratore paghi autonomamente le tasse. È d’accordo?
Questo è puro populismo. Il sindacato rivendica una vera riforma fiscale che aumenti le detrazioni e rimoduli le aliquote e gli scaglioni per lavoratori dipendenti e pensionati. E introduca un nuovo assegno per il sostegno alla famiglia”.

Confindustria propone di rinnovare i contratti ma senza aumenti salariali. Che cosa rispondete?
“Che così si uccidono i contratti nazionali. E non è tra le cose previste dal patto per la fabbrica. Non esiste in natura un contratto che non tuteli e aumenti il potere d’acquisto dei lavoratori. E oggi un aumento dei salari è necessario per far ripartire i consumi”.

La ministra Catalfo propone di istituire un salario minimo per tutti e, contestualmente, detassare gli aumenti dei contratti nazionali. Siete d’accordo?
“Serve una legge che dia valore generale ai contratti nazionali compresi i minimi salariali. Oggi in Italia ci sono troppi contratti pirata firmati da soggetti non rappresentativi che fanno concorrenza sleale sulla pelle dei lavoratori. La detassazione degli aumenti nazionali è in questa fase una nostra richiesta”.

Pensate che si possa fare un contratto per lo smart working?
“Penso che sia indispensabile regolare il lavoro da casa nei singoli contratti nazionali di categoria. Perché accadrà sempre più spesso che gli stessi lavoratori siano in azienda o a casa a seconda dei giorni della settimana”.

Voi siete favorevoli alla presenza dello Stato nelle aziende?

“Da tempo nelle società strategiche come Eni, Leonardo, Fincantieri, lo Stato è presente. Questo è il momento di una presenza pubblica perché è necessario sostenere un cambiamento produttivo, digitale e ambientale. Del resto succede in tutto il mondo. La privatizzazione di Telecom dimostra che senza un indirizzo pubblico è molto difficile governare i settori strategici. Adesso siamo a cercare di rimettere insieme i cocci per avere una società delle reti unica di comunicazioni, condizione per connettere tutto il Paese”.

Atlantia: lo stato deve revocare la concessione?
Mi auguro che prevalga l’interesse del Paese e che siano tutelati i lavoratori”.

Si dice che ci sia un rapporto stretto tra la Cgil e la ministra Catalfo. Vero?
“Abbiamo relazioni con tutti i ministri del governo, com’è normale per un sindacato. Un rapporto contrattuale senza il quale sarebbe stato molto difficile superare la fase più delicata del lockdown e creare un protocollo che consentisse di riaprire le fabbriche”.

Un atteggiamento collaborativo che non avevate con il governo Renzi. Come mai?
“Renzi a un certo punto ha fatto scelte diverse. Teorizzava che dei sindacati non c’era bisogno come di tutti i corpi intermedi. Come dimostra la scelta di varare il job act nonostante la nostra opposizione. Poi nessuno fa sconti a nessuno. Come dimostra la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil del 18 settembre”.

Anche Confindustria si dice oggi più vicina al governo…
“Dopo il 21 settembre vedo che c’è stato un cambiamento nelle posizioni di Confindustria. Forse perché si è capito che la distribuzione dei fondi europei si discute con questo governo e non con un altro”.

Un cambio di linea?

“Diciamo che Bonomi segue Conte. Dopo il Conte I c’è stato il Conte II. E ora abbiamo il Bonomi II”

di Paolo Griseri da ‘Il Tirreno’ ed. 02.10.2020

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