Sciopero di 4 ore delle autostrade il 9 e 10 agosto. Sindacati, ‘situazione critica, scelta ineludibile’

I sindacati dei trasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale su Autostrade per l’Italia per il 9 e 10 agosto. “E’ stata una scelta non facile – dichiarano in una conferenza stampa – ma ineludibile perché la situazione del sistema della relazioni industriali è carente ed era giunto a un livello talmente critico da non poter dare altre risposte”.
Lo sciopero nazionale, hanno annunciato Roberto Moroni (Sla Cisal), Paola Avella (Ugl Mobilità), Marzo Verzari (Uiltrasporti)e Cristina Settimelli (Filt Cgil) sarà di 4 ore e interesserà il personale delle autostrade il 9 e 10 agosto: nella giornata di domenica gli addetti all’esazione ai caselli e lunedì il personale tecnico amministrativo”.
Si tratta di una decisione, affermano i rappresentati dei lavoratori, dettata da una condizione di incertezza e da un sistema di relazioni industriali che, nel corso degli anni, ha manifestato crescenti criticità.
A fronte di una crescita aumento del traffico, c’è stata una riduzione significativa della manodopera del 40%. Quello a cui abbiamo assistito, hanno precisato i sindacati. La logica seguita è stata quella della privatizzazione degli utili e della socializzazione delle perdite. C’è stato, inoltre, un uso eccessivo alla cassa integrazione, ben oltre lo stato di emergenza, e modifiche unilaterali a orari e turni di lavoro rispetto alle previsioni del contratto nazionale, che in alcune concessioni hanno avuto conseguenze sul servizio agli utenti per il mancato rispetto delle norme del Ministero dei Trasporti sui presidi minimi dei caselli. Per Cgil, Uil, Ugl e Sla l’atteggiamento delle parti datoriali rischia di mettere a repentaglio la tenuta del contratto nazionale, rinnovato alla fine del 2019
Sul versante dell’operazione che dovrebbe portare alla nazionalizzazione di Autostrade, i sindacati dei trasporti si dicono preoccupati perché “ci sono una serie di criticità ancora molto complesse. Occorrerà conoscere il Piano industriale e quale sarà l’assetto societario”.
“Siamo preoccupati – hanno aggiunto – perché ci manca un’interlocuzione con il Mit e quindi con il Governo. La revoca, avrebbe aperto uno scenario inimmaginabile anche sotto l’aspetto occupazionale, considerando anche l’indotto si arriva a 14 mila occupati. Non sono ancora tranquilla perché non si conoscono i termini dell’accordo. Negli anni abbiamo visto operazioni fatte solo per una valenza economica”.
“Sicuramente chiederemo un confronto abbastanza rapido con il governo – hanno specificato- che probabilmente sarà a settembre, perché vogliamo sapere quali saranno le ricadute e quali i termini dell’accordo, ma vogliamo anche discutere sul tema più generale del sistema delle concessioni e sull’applicazione del contratto nazionale di lavoro per tutti i lavoratori del settore”.

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