CASTELFRANCO. Chiuder a fine mese la conceria Jaipur srl. Una trentina di dipendenti perderanno il posto di lavoro in entrambe le sedi produttive: a Castelfranco in via Primo maggio e a Fucecchio in via Sardegna (Ponte a Cappiano). Voci preoccupanti giravano gi da tempo, ma i soci imprenditori hanno anche altre attivit e sono conosciuti per l?esperienza decennale nei pellami di moda. Evidentemente, per, tenere duro non bastato. La conferma arriva dal sindacato Cgil di Santa Croce. ®Verranno chiusi entrambi gli opifici, sia il punto lavorazione a Castelfranco, sia la sede pi grande a Fucecchio – osserva con preoccupazione, Stefano Del Punta, segretario generale Filcem -. E cos crescer ancora di pi la crisi sulla pelle dei lavoratori. La situazione si fa ogni giorno pi grave¯. Pertanto, il sindacato cerca di mettere in atto, dove e quando possibile, altri strumenti, che non siano il licenziamento. ®In situazioni analoghe – prosegue – ci sono aziende gi disponibili a fare contratti di solidariet , come quello firmato venerd scorso alla conceria Sirte di Santa Croce, il primo in zona. E? importante mantenere i lavoratori legati in qualche modo all?azienda, attraverso un qualsiasi mezzo a disposizione: oltre ai contratti di solidariet , la cassa integrazione, quella straordinaria, oppure in deroga¯. Guadagnare meno, guadagnare tutti. Tanto pi che ora c? anche la novit , annunciata dal presidente della Toscana Claudio Martini, di una possibile integrazione salariale, dalla Regione ai lavoratori. ®L?ho sentito dire da Martini, non ne sapevo niente – continua Del Punta -. Probabilmente, l?assessore Brenna sta mettendo a punto le modalit , e definendo l?entit . Si tratta di ?salario aggiuntivo?: ben venga!¯. Peraltro, stiamo entrando nella stagione produttiva invernale, quella che in situazione normale la migliore, ma gli ordini non arrivano, oppure sono contati. E cos anche la conceria, lo zoccolo duro dell?area pelle, soffre pesantemente: dopo che sono stati ridimensionati i calzaturifici, i borsettifici, le confezioni in pelle. A riprova di una situazione mai verificatasi, qualche azienda dell?indotto conciario racconta che non avendo la disponibilit per anticipare ai lavoratori la cassa integrazione guadagni ordinaria, si sentita dire dal sindacato che allora le stesse organizzazioni sindacali non firmano l?atto formale della domanda da inviare all?Inps, per ottenere l?autorizzazione al pagamento. Stando a questi piccoli imprenditori, fino a quando hanno potuto, le aziende, salvo alcune rare eccezioni, hanno sempre anticipato spontaneamente quanto l?Inps andr poi ad autorizzare dopo mesi e mesi. Inoltre, i datori di lavoro hanno aggiunto che la non obbligariet dell?anticipo stata sancita da una sentenza della suprema Corte di Cassazione. ®Non un obbligo di legge – replica Del Punta – ma in conceria sempre stato un obbligo morale anticipare al lavoratore quanto previsto dalla cassa integrazione. In altri comparti, purtroppo, no; e come fu fatto presente nella protesta durante la tappa ciclistica della Tirreno-Adriatico, qualche dipendente da ottobre che riscuote buste paga di 18-25 euro al mese. Niente salario, recupera appena qualcosa da altre voci della busta paga. Ecco perch teniamo duro affinch il datore di lavoro anticipi la cassa integrazione: e qualcuno lo fa, magari al 50-60-80%, ma lo fa. Noi pensiamo alla concreta tutela del lavoratore e della sua famiglia¯. Luciano Gianfranceschi DA IL TIRRENO
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