Salutiamo con soddisfazione la notizia della liberazione del collega Sayed Pervez Kambaksh, il giovane giornalista afghano condannato a morte nel suo Paese per blasfemia per essersi occupato dei diritti delle donne. Lo afferma ‘Information safety and freedom’, associazione per la libert di stampa e di espressione nel mondo, con sede a Firenze. A Kambaksh l’Isf aveva assegnato l’edizione 2008 del premio internazionale per la libert di informazione Isf-Citt di Siena, lanciando una campagna che ha toccato molte citt italiane e una petizione che ha raccolto pi di mille firme. La condanna di Kambaksh come ‘nemico di Allah’ da parte di un tribunale afghano – si legge nella nota di Isf – aveva aggravato la gi precaria condizione dei giornalisti in un Paese dove operano schiacciati fra il terrorismo dei talebani e la censura delle forze alleate. In particolare, la vicenda di Pervez, ha sollevato forti perplessit sull’attivit di cooperazione dell’Italia a Kabul, centrata soprattutto sulla riscrittura dei codici giudiziari dei tribunali afgani. In realt – conclude la nota di Isf – poi emersa l’ipotesi che la condanna nei confronti di Pervez fosse una sorta di vendetta trasversale per costringere Yaqub Ibrahimi, suo fratello maggiore e noto giornalista d’inchiesta, a rinunciare alle proprie denunce sulla corruzione e i traffici di droga riguardanti le autorit del nord del Paese. (ANSA).
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