8 MARZO: SCIENZE, DONNE PIU’ LAUREATE MA MENO OCCUPATE

In Italia sono donne almeno sei laureati o dottori di ricerca su dieci in medicina e farmacia e piu’ di uno su due in scienze della vita, fisica e agraria. Ma a tre anni dalla laurea, le donne disoccupate sono di piu’ dei colleghi maschi: 26,9% contro 20% in campo geo-biologico, 22,3% contro 11% in campo scientifico, 12,9% contro 7,7% in ambito medico. A parita’ di titolo di studio, inoltre, le laureate che lavorano nei settori tecno scientifici guadagnano meno rispetto ai colleghi laureati. La differenza, a tre anni dalla laurea, e’ gia’ del 10% e tende ad aumentare nel corso della carriera professionale: mediamente una ricercatrice italiana percepisce il 33% in meno di un ricercatore. Sono alcuni degli spunti che emergono dall’Annuario Scienza e Societa’ 2009, quinta edizione del volume realizzato da Observa – Science in Society, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e pubblicato per Il Mulino. L’Italia si conferma dunque un paese con poche ricercatrici donne: meno di una ogni tre ricercatori. Il dato tuttavia ci vede in linea con la media europea. Se in Svezia toccano il 35%, in Norvegia e Finlandia, le donne impegnate in R&S sono il 31%, mentre in Francia arrivano al 27,8%. In Germania addirittura sono ferme al 21,4%. Piu’ critica la situazione nel settore privato: su tutti i ricercatori, le donne occupate nelle imprese italiane sono il 5,1%, mentre in Svezia arrivano al 13%, in Finlandia e in Francia al 9%, in Irlanda all’8,4%. Le disparita’ non sono comunque passate inosservate. La percezione di potenziali dinamiche discriminatorie nel reclutamento e nelle carriere scientifiche fa notare Valeria Arzenton, sociologa, curatrice del volume insieme a Massimiano Bucchi e’ diffusa tra gli italiani. Il 60%, maschi compresi, e’ d’accordo nel ritenere che l’ambiente di lavoro degli scienziati sia dominato dai maschi. E nello stesso tempo sia il mondo della ricerca sia l’opinione pubblica riconoscono alle donne tutti i requisiti intellettuali e le competenze professionali necessarie per contribuire all’attivita’ scientifica.DA REPUBBLICA.IT

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