“Nel decreto salva-casa vi sono interventi che giudichiamo positivamente, da noi sempre richiesti per permettere alle classi più deboli e disagiate della popolazione di accedere alle agevolazioni per la riqualificazione degli edifici, e altri aspetti su cui invece esprimiamo forti criticità, dalle variazioni di destinazioni d’uso alla semplificazione amministrativa burocratica. Male che al di là della propaganda non si affronti in alcun modo l’emergenza casa: continua a non esserci nulla per il fondo per il sostegno affitti e per il fondo per la morosità incolpevole, azzerati da questo Governo, e nulla sul rilancio dell’edilizia residenziale pubblica”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi e il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, a commento del decreto legge recante “Misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”.
I dirigenti sindacali spiegano che “diamo un giudizio positivo, anche in previsione dell’applicazione della direttiva comunitaria ‘case green’, sull’ampliamento degli interventi nelle categorie di edilizia libera, delle tolleranze costruttive ed esecutive che consentono la non costituzione di violazione edilizia, con una diversificazione a seconda della dimensione dell’immobile, del superamento dell’obbligo alla doppia conformità e del riallineamento tra progetti depositati e reale esecuzione senza interventi che modificano la sagoma esterna”.
“Invece – sottolineano – su altri aspetti del decreto riscontriamo elementi che sembrano di particolare criticità. Per quanto riguarda le variazioni di destinazioni d’uso bisognerebbe tener conto dell’impatto sugli standard urbanistici e quindi sulle previsioni di dotazioni di aree pubbliche previste dai piani comunali, non essendo previsto l’obbligo di reperire ulteriori aree per servizi di interesse generale, né per la dotazione minima dei parcheggi. La norma – sostengono Barbaresi e Genovesi – sarebbe foriera di potenziale incremento di carico urbanistico in aree urbane già dense”.
Circa la semplificazione amministrativa burocratica, “il silenzio assenso, che si sostituisce al silenzio diniego, è impensabile per i Comuni se legato a 45 giorni”. Per Cgil e Fillea “la volontà di snellimento non dovrebbe comportare l’apertura di nuove procedure edilizie che saranno un carico per i Comuni e che, con ogni probabilità, saranno accolte automaticamente, vista l’oggettiva impossibilità di verifica”.
Barbaresi e Genovesi ribadiscono che “ci aspettavamo invece misure per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e per un mercato degli affitti a costi sostenibili, ora vera emergenza, ma non le ritroviamo nel decreto. Del resto, dopo grande propaganda del Ministro Salvini, del ‘Piano Casa’, un programma ‘futuro’ di edilizia residenziale pubblica e sociale con risorse scarse (100 milioni di euro) disponibili solo nel 2027 e nel 2028, e del quale si è discusso in un tavolo tecnico riunito in due riunioni con associazioni, istituzioni bancarie, cooperative, ordini professionali ma senza i sindacati, già non si parla più”.
Per la segretaria confederale della Cgil e il segretario generale della Fillea, “al momento, oltre che da una norma che vuole sanare irregolarità formali in abitazioni private pensando, come si legge nella relazione illustrativa, possa ‘fornire un riscontro al crescente fabbisogno abitativo, rimuovendo gli ostacoli che determinano lo stallo delle compravendite’, le uniche certezze riguardo un’emergenza casa crescente sono rappresentate dal taglio al fondo affitti per le famiglie in difficoltà economica, dall’assenza di investimenti per l’edilizia pubblica e dalla totale mancanza di confronto con organizzazioni sindacali”.