Sanità: nel personale “eccessivi carichi di lavoro che generano stress lavoro correlato e fenomeni di burn out diffuso, con aumento delle assenze per malattia (+3%)”. L’allarme della Fp Cgil Toscana: “Bisogna prendersi cura di chi cura. I lavoratori della sanità devono tirare il fiato. Le aziende sanitarie devono intervenire nel conciliare i tempi di vita e di lavoro e garantire adeguate risposte ai cittadini, monitoreremo con ogni azione”.
Le proposte: adeguare gli organici ai volumi di attività, garantire almeno il turnover e le sostituzioni per maternità e lunghe malattie. No a prestazioni aggiuntive, “lavoro a cottimo che ricade sul solito personale già in sofferenza”
Sono anni ormai che i lavoratori della sanità (medici, infermieri, oss, tecnici, ecc..) lavorano senza sosta e sotto costante pressione. Prima il Covid con il suo carico di lavoro e di paure che hanno segnato profondamente tanti operatori, vittime poi della retorica degli eroi, oggi dimenticati in un Paese smemorato e spesso ingrato. Poi la pressione post-covid, il carico di lavoro arretrato, le liste d’attesa infinite da recuperare: visite esami, interventi chirurgici… e gli operatori sanitari, sempre lì, sempre gli stessi e sempre più contati, hanno iniziato l’ennesima battaglia. Hanno lavorato a testa bassa, in estate come in inverno, di giorno e di notte come molte donne e uomini del Sistema Sanitario sanno fare.
Ci sarebbe bisogno di nuove assunzioni in Toscana come altrove, ma i finanziamenti del SSN sono sempre più esigui, si viaggia ormai verso il 6,2 % del PIL, più di un punto sotto la media europea del 7,4. Alla fine sono proprio i lavoratori più esposti a pagare il prezzo più alto di un sistema fiscale iniquo in cui la ricchezza reale non viene mai tassata, in cui si tollera un’evasione fiscale insopportabile di quasi 100 miliardi all’anno. Uno sfregio per tanti lavoratori sottopagati per la decrescita del potere d’acquisto, unico Paese in Europa negli ultimi 30 anni. Per non parlare della strage delle morti bianche avvenuto in sanità e come accade ovunque ogni giorno.
Ma per restare in casa nostra, la Toscana è oggi ai vertici delle classifiche nazionali dei LEA (tra le prime tre regioni sommando prevenzione, attività ospedaliera e distrettuale). Primeggia negli esiti delle reti tempo dipendente per Infarto del miocardio, Ictus, Trauma (AGENAS). Ha fatto registrare tra le migliori performance nazionali in termini di incremento di visite, esami diagnostici, interventi chirurgici. Dei 235 indicatori MES 2023, circa due terzi sono migliorati o stabili. Certo non ha ancora risolto il problema della debolezza della rete territoriale che compromette la reputazione complessiva del SS. E deve ancora lavorare nell’articolare meglio la mission del sistema ospedaliero in una logica che metta al centro i bisogni di salute, la sicurezza delle cure e la corretta distribuzione dei carichi assistenziali. Così come deve lavorare sull’appropriatezza prescrittiva di visite ed esami, da mettere al riparo da fenomeni lucrativi di consumismo sanitario privato, ricostruendo il rapporto fiduciario tra paziente e medico di famiglia che deve lavorare di concerto con gli specialisti delle strutture pubbliche.
Ma non vi è dubbio che i risultati fin qui ottenuti sono frutto soprattutto del quotidiano lavoro delle donne e degli uomini del Sistema Sanitario Toscano. Lavoratori che oggi pagano un prezzo alto, come dimostra il fatto che sono aumentate le assenze per malattia, arrivando a una percentuale inedita del 14% con un incremento del 3% in quasi tutte le aziende della Toscana (MES 2023).
Esiste dunque un grande tema oggi in sanità: come salvaguardare e tutelare le persone che curano gli altri? Le lavoratici e i lavoratori che sono il più grande patrimonio del SS. In che modo i livelli politici, direzionali e gestionali intendono oggi affrontare il problema dell’eccessivo carico di lavoro che genera stress lavoro correlato e fenomeni di burnout diffuso? La risposta per noi è averne cura, umanizzare i rapporti nelle aziende, conciliare i tempi di vita e di lavoro, assumere dove serve, riorganizzare equamente e far tirare il fiato. Serve per aumentare il senso di appartenenza e di fiducia dei lavoratori, fattori determinanti per accrescere la loro capacità di rispondere ai bisogni assistenziali. Adeguare gli organici ai volumi di attività, garantire almeno il turnover e le sostituzioni per maternità e lunghe malattie per esempio. E ancora, in estate molti pazienti rinviano gli interventi non urgenti, nella stessa stagione chiudono le scuole e le fabbriche. Laddove risultano evidenti riduzioni di flussi si devono garantire periodi di ferie adeguati per stare con le famiglie. Altrimenti cresce il risentimento verso un sistema che non comprende i problemi dei lavoratori e non migliora certo la loro produttività. Bisogna lavorare quando c’è da lavorare e riposare quando c’è da riposare garantendo sempre tutti i servizi necessari. Un sistema armonico che non impone ma condivide e ispira una visione che diventa la missione di tutti. Se alle carenze di personale, gravato dalle mancate sostituzioni, si aggiunge la disumanizzazione nei rapporti di lavoro si genera il clima pesante che si respira in molte aziende e la fuga verso altre realtà o altri Paesi. Considerato peraltro che i salari sono tra i più bassi d’Europa. Né si può pensare che la risposta sia nelle prestazioni aggiuntive, lavoro a cottimo che ricade sul solito personale già in sofferenza. Per questo metteremo in atto ogni azione per monitorare il fenomeno e le soluzioni che le singole aziende vorranno mettere in atto nel conciliare i tempi di vita e di lavoro e garantire adeguate risposte ai cittadini.
Bruno Pacini (segretario generale Fp Cgil Toscana)
Pasquale D’Onofrio (segretario Fp Cgil Toscana Medici e dirigenti)