“È iniziata la discussione generale in Senato sul Premierato e, in contemporanea, a Montecitorio si tiene il dibattito “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, a cui partecipa la presidente del Consiglio. Un titolo clamorosamente smentito dai fatti. Se la Costituzione è di tutti, non si può stravolgere a maggioranza, tanto meno per mano del Governo con un Disegno di legge di sua iniziativa”. Ad affermarlo il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.
“Evidentemente – prosegue il dirigente sindacale – ci si è dimenticati di uno dei principali insegnamenti di Piero Calamandrei: quando si discute di Costituzione in Parlamento, i banchi del Governo dovrebbero restare vuoti. Oltretutto, sia l’Esecutivo che la coalizione che lo sostiene non rappresentano la maggioranza degli italiani, ma meno di un terzo degli aventi diritto al voto. In sostanza, una minoranza sta provando ad archiviare la Repubblica parlamentare nata dalla Resistenza e fondata sul Lavoro”.
Per Ferrari: “C’è poi una questione di merito ancor più grave. Siamo di fronte a un progetto che propone una concentrazione e una verticalizzazione del potere senza precedenti e senza paragoni nei Paesi democratici: con un capo del Governo che diventerebbe dominus incontrastato, fino al punto di avere potere di vita o di morte sul Parlamento; con il presidente della Repubblica privato dei suoi poteri fondamentali e del suo ruolo di garanzia; con gli altri organi costituzionali eleggibili dalla sola maggioranza. In questo modo salterebbe qualunque equilibrio e bilanciamento dei poteri, facendoci somigliare più a una democratura che a una democrazia”.
“In un sistema così disegnato, non solo il Parlamento, i partiti politici e le forze sociali finirebbero per contare poco o nulla, ma – avverte Ferrari – gli stessi cittadini verrebbero trasformati in popolo indistinto, chiamato ogni cinque anni a firmare una delega in bianco all’uomo o alla donna soli al comando”. “La Cgil, che ha l’ambizione di far partecipare lavoratrici e lavoratori alla vita democratica del Paese, mettendoli nelle condizioni di incidere sulle politiche economiche e sociali da cui dipenderà il loro futuro, non può che esprimere il suo più netto dissenso nei confronti di una deriva che, insieme a tutti coloro che hanno a cuore la Costituzione antifascista, contrasterà con tutti gli strumenti democratici a disposizione”, conclude il segretario confederale.