Precarietà: Cgil, 58% dei part time è involontario, l’incidenza più alta di tutta l’Eurozona

La campagna “La precarietà ha troppe facce. Combattiamola insieme” smaschera i contratti a tempo parziale. Quando la condizione oraria part time convive con la discontinuità della durata del rapporto di lavoro, il salario lordo annuale medio si attesta a 6.267 euro

Roma, 21 marzo – Quattro milioni e 238 mila lavoratori in Italia hanno contratti part time. Di questi, il 57,9 per cento è involontario: è l’incidenza più alta di tutta l’Eurozona. Orario ridotto quindi, ma non per scelta. Sono alcuni dati su cui si focalizza la nuova uscita della campagna di sensibilizzazione e informazione “La precarietà ha troppe facce. Combattiamola insieme”, promossa dalla Cgil insieme alle categorie sindacali per alzare l’attenzione sulla questione della qualità e della dignità del lavoro e della condizione dei redditi.

“L’orario ridotto – prosegue la Confederazione – è anche l’unica opportunità per 6 lavoratori su 10. In pratica, è anche l’unico strumento improprio di conciliazione disponibile, data la carenza e troppo spesso l’assenza di servizi, dai nido alla non autosufficienza, cosa che spiega anche l’alta incidenza di questa tipologia di contratto tra le donne: il 74,2 per cento degli occupati a tempo parziale è donna, una su tre del totale delle lavoratrici. Dentro c’è una questione tutta femminile”.

Un dato e una condizione che coinvolge tutti i settori. 212 mila (23,7 per cento) lavoratrici e lavoratori sono occupati part time nei settori domestici e di assistenza familiare che arrivano al 50% degli assunti come collaboratori familiari. Più di 200 mila sono i part time nella Pubblica Amministrazione, di cui oltre l’80% sono donne.

Quanto guadagnano i lavoratori precari part time? 11.451 euro in media all’anno, ancora meno nel Mezzogiorno. Va peggio a chi ha sia un part time e che un rapporto discontinuo: quando si verificano queste due condizioni il salario lordo si attesta sui 6.267 euro annui.

Per la Cgil “part time in Italia vuol dire basse retribuzioni, quindi basse pensioni future e scarsa tutela in caso di disoccupazione, come per i part time e anche grande flessibilità cosa che lo rende poco compatibile con altre esigenze personali o lavorative”.

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