“Nel giorno dell’iper-tradizionale Festa del Papà, la narrazione di un Governo che utilizza il tema della natalità e della famiglia come principale strumento di propaganda – e di distrazione – stride ancor più fortemente con la volontà di mantenere immutata la situazione, se non il tentativo di riportare indietro le lancette della storia. Meno retorica: l’inverno demografico non può essere affrontato con bonus o interventi spot, ma con politiche forti e coerenti. Si cominci con sei mesi di congedo obbligatorio paritario”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.
Per la dirigente sindacale “il Governo appare poco propenso a incidere realmente sulle cause per le quali le famiglie Italiane fanno meno figlie e figli di quanto desidererebbero. Il lavoro precario che diventa sempre più precario, i salari sempre meno in grado di garantire un tenore di vita dignitoso, la rinuncia alla creazione di posti nido in numero tale da raggiungere i livelli di copertura previsti (e finanziati dal PNRR), sono solo alcune delle certificazioni di una propaganda slegata da qualunque misura reale ed efficace”.
“La natalità in Italia è sempre più in picchiata, con il nuovo record negativo certificato dall’Istat di 393 mila nati nel 2022, ovvero un terzo in meno dei bimbi che nascevano quindici anni fa. Numeri di una vera e propria emergenza demografica – sottolinea Barbaresi – che richiede misure e politiche integrate e strutturali che riguardano congedi ben remunerati e paritari, servizi di cura e servizi educativi per la prima infanzia, universali e gratuiti (mentre oggi i posti negli asili nido sono garantiti solo a un bambino su quattro) e scuole a tempo pieno, soprattutto per garantire pari opportunità e contrastare la povertà educativa e, naturalmente, occupazione, orari, retribuzioni, stabilità e qualità del lavoro”.
“Quando due anni fa con il D.Lgs n. 105/2022 venne data attuazione alla Direttiva UE 2019/1158 e ampliato il congedo di paternità obbligatorio portando l’astensione dal lavoro a dieci giorni, – ricorda la segretaria confederale della Cgil – abbiamo valutato positivamente quella scelta in quanto andava nella giusta direzione, ma del tutto insufficiente, così come abbiamo considerato debole l’obbligo del congedo di paternità con vincoli così minimali rispetto al congedo obbligatorio di maternità”.
“I dati oggi indicano che cresce il numero di padri che ne fruiscono, ma la maggioranza di governo si guarda bene dall’aumentare il numero di quei giorni e lascia alle opposizioni la presentazione di proposte che vadano nel senso della parificazione dei congedi, unico modo per incidere su una cultura stantia che relega la parte femminile del rapporto a ruoli solo maternali”.
“Da tempo la Cgil evidenzia la necessità di un congedo obbligatorio paritario di sei mesi – ribadisce in conclusione Barbaresi – considerandolo determinante per realizzare l’obiettivo di un’equa condivisione delle responsabilità familiari e del lavoro di cura, nella prospettiva di un’autentica parità di genere: la via da seguire in controtendenza con le scelte di un Esecutivo che si concentra solo (e male) sulla maternità e non sulla genitorialità”.