Pelletteria in calo, “tiene” la meccanica (+2%): i due volti dell’artigianato toscano (ricerca Ebret)

Pelletteria in crisi (addetti -22%), “tiene” la Meccanica (+2%): i due volti dell’artigianato toscano, tra andamenti altalenanti e bisogno di formazione professionale

Negli ultimi 5 anni la pelletteria artigiana ha perso in Toscana il 22% degli addetti. La meccanica (+2%) ha invece recuperato i livelli pre-pandemia. Lo rivelano i dati della ricerca pubblicata dall’Osservatorio dell’EBRET, che ha radiografato i fabbisogni formativi nei due settori

15 marzo 2024. Anche i dati di medio periodo confermano la crisi che è in atto nel mondo della pelletteria artigiana toscana, settore dove sempre più aziende stanno facendo ricorso alla cassa integrazione e dove nell’ultimo quinquennio gli occupati sono calati del 22%, con una flessione di oltre 3.500 dipendenti fra il 2018 e il 2023.

Lo rivelano i dati della ricerca pubblicata dall’Osservatorio Imprese Artigiane dell’EBRET e presentata ieri a Firenze.

La ricerca dell’Ente Bilaterale dell’artigianato, che ha analizzato in profondità i fabbisogni formativi, si è concentrata su due settori-chiave della nostra economia.

La pelletteria toscana, forte di 3.690 imprese e 13.800 addetti a fine 2023, incide infatti per il 38,3% sul totale nazionale. La meccanica contribuisce per il 6,3% (5.337 imprese e 12.949 dipendenti) ed a differenza del settore della pelle ha recuperato il calo conosciuto negli anni del Covid, facendo registrare nel quinquennio un incremento del 2% di occupati.

Le piccole/micro imprese artigiane, quelle cioè con meno di nove addetti, denotano per altro una tendenza comune: la difficoltà nel reperimento di personale, che in rapporto agli ingressi programmati va dal 42,2% della pelletteria al 56,6% delle attività elettro-medicali ed al 71,8% dei prodotti in metallo.

Per il personale in entrata le imprese privilegiano l’avere avuto esperienza specifica nel settore (59,7% nella meccanica, 78,9% nella moda) insieme al possesso di competenze trasversali tra cui flessibilità, adattamento al proprio contesto lavorativo, capacità di lavorare in gruppo, sensibilità green.

Nella meccanica in particolare le aziende segnalano la necessità di operai specializzati, ingegneri e tecnici. I corsi di formazione più richiesti dalle aziende riguardano conoscenze informatiche di base, disegnatori meccanici, fresatori/tornitori, attrezzisti/magazzinieri competenti in imballaggi, addetti al controllo macchine ed esperti ambientali.

Nel settore della pelle si osserva invece un aumento della domanda di lavoratori senza titolo di studio formale. Nel 2023 oltre il 70% delle richieste di lavoro si rivolgeva a persone prive di titolo di studio, rispetto al 34% del 2019. Forte è dunque la necessità di formazione, con corsi indirizzati soprattutto su management strategico e cooperativo, web marketing, cad cam e modellistica 3d, certificazioni ambientali e sostenibilità, ma anche corsi di lingua italiana e sicurezza sul lavoro per favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri.

La ricerca EBRET è stata realizzata dai ricercatori Silvio Calandi, Simona Capece e Chiara Bonaiuti ed è stata presentata in una tavola rotonda a cui hanno partecipato Monica Stelloni (Presidente EBRET), Francesca Giovani (Regione Toscana), Stefano Di Niola (Direttore EBNA/FSBA), Stefano Bastianoni (Direttore Fondartigianato), il prof. Lorenzo Zanni (UNISI) e Ciro Recce (coordinatore Osservatorio EBRET).

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