Difendere e migliorare la sanità toscana: la posizione della Cgil

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale si fonda su tre principi cardine: l’universalità, che significa l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione, l’uguaglianza, che si realizza con l’accesso ai servizi sanitari senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche e l’equità, che si traduce nella parità di accesso per tutti i cittadini in rapporto a uguali bisogni di salute.

Principi che sono stati lesi da politiche che hanno sposato la logica del mercato anche nel diritto fondamentale alla salute: la pura logica prestazionale invece della cura, liste di attesa sempre più lunghe e ricorso al privato e all’intramoenia, fondi assicurativi sanitari, grandi gruppi finanziari che investono in cliniche private, RSA e laboratori.

Siamo inoltre di fronte a condizioni sociali ed economiche che hanno pesanti ricadute sugli indicatori di salute e di cura. Aumento della povertà, diseguaglianze territoriali, cambiamenti climatici, sicurezza sul lavoro, cambiamenti demografici, processi migratori, solo per citarne alcuni, incidono fortemente sulle condizioni di salute delle persone e quindi sulle necessità e possibilità di cura: solo un sistema sanitario universale, uguale e equo e per noi pubblico, può sostenere la risposta a bisogni vecchi e nuovi e garantire il superamento delle diseguaglianze.

Il sistema sanitario toscano si mantiene come uno dei sistemi a più marcata impronta pubblica e con alcuni indici di qualità superiori a tante altre Regioni italiane, ma la mancanza di un adeguato finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale – già fortemente indebolito negli ultimi trent’anni, fatto salvo il periodo pandemico – da parte del Governo contro le cui scelte abbiamo scioperato il 17 novembre scorso e abbiamo raccolto le firme per arrivare al 7,5% sul Pil e per il superamento del tetto alle assunzioni, penalizza appunto le Regioni, come la Toscana, che hanno una Sanità ancora largamente pubblica.

Il punto centrale quindi è la crisi delle risorse investite nel Fondo Sanitario Nazionale. Il Governo nell’ultima finanziaria conferma una progressiva riduzione del finanziamento in rapporto al Pil, portandoci a un livello più basso di quasi tutti i Paesi europei; allo stesso tempo alimenta un sistema fiscale, che oltre a non recuperare risorse dall’elusione ed evasione, avvantaggia i redditi più alti con le tre aliquote IRPEF e la tassa piatta al 15% per i lavoratori autonomi e cancella strumenti, come il Reddito di Cittadinanza, a sostegno dei più fragili.

La Regione Toscana ha scelto, in questo contesto, di sostenere la sanità con un aumento dell’imposizione fiscale, attraverso l’incremento delle addizionali IRPEF per i redditi sopra 28.000. Una scelta inevitabile quella di integrare con significative risorse aggiuntive gli insufficienti stanziamenti nazionali pena la privatizzazione e il taglio e dei servizi e del personale, ma che doveva essere frutto di un confronto con le parti sociali sull’intera manovra di bilancio.
Per questo abbiamo già aperto un confronto sul bilancio della Regione nel suo complesso per:
– comprendere se possono essere individuate risorse inutilizzate o utilizzate parzialmente da reinvestire sulla sanità Toscana;
– individuare tutti gli strumenti di tassazione nella disponibilità impositiva della Regione – coinvolgendo anche l’Anci Toscana per quanto di competenza e disponibilità comunale – per far si che, almeno in Toscana, l’equità dell’imposizione fiscale sia effettiva. La scelta di agire solo sull’addizionale IRPEF (ancorchè solo per i redditi sopra 28.000), che per l’80% viene pagata da lavoratori dipendenti e pensionati, può e deve assere affiancata da altri provvedimenti che riguardino platee di contribuenti diverse (IRAP, bollo auto, ecc.)
– promuovere adeguati accertamenti fiscali per recuperare risorse da investire in sanità.

L’obiettivo della CGIL è difendere, rafforzare e migliorare la sanità toscana. La Regione Toscana eroga tantissime prestazioni di grande qualità ma ci preme sottolineare che la dimensione quantitativa non basta a garantirne l’efficacia. Lo dimostrano le sofferenze che in alcuni territori e in alcune fasce di popolazione si registrano, arrivando fino alla rinuncia alle cure. Per questo bisogna agire sull’organizzazione del sistema sanitario facendo scelte difficili ma coraggiose e rompendo la tendenza municipalista e corporativa che troppo spesso non ha permesso di realizzare fattivamente ciò che anche come Organizzazioni Sindacali abbiamo condiviso con Regione Toscana, come l’accordo di novembre 2022. Partendo dal praticare alcuni obiettivi fondamentali:
– la prossimità dei servizi sanitari di base (definendo chiaramente tipologia dei servizi, professionalità necessarie e strutture fisiche e strumentali)
– la semplificazione dell’accesso del cittadino a tutti i servizi rispetto ai bisogni di salute e quindi un’organizzazione dei servizi conseguente, non viceversa;
– la reale presa in carico delle cronicità con una gestione strutturale da parte dei servizi e dei professionisti coinvolti;
– soluzioni organizzative che garantiscano un alleggerimento degli accessi al pronto soccorso che non possono dipendere dalla valutazione del singolo cittadino sulla propria condizione di salute;
– una revisione attenta delle funzioni delle strutture che erogano servizi sanitari. Le funzioni delle strutture territoriali ma anche degli ospedali di secondo livello evitando doppioni e competizione tra strutture e l’integrazione con le Aziende Ospedaliere Universitarie;
– il ruolo dei MMG e PLS e il loro rapporto con il SSN, con particolare attenzione alle zone più disagiate dove diventa sempre più difficile garantire l’assistenza di base;
– l’integrazione socio-sanitaria nella sfida della promozione della salute e non solo come intervento di assistenza;
– la Governance del sistema che deve vedere nella Regione l’Ente di programmazione sull’intero territorio regionale a garanzia dell’uguaglianza e dell’equità
– il ruolo delle ASL, delle Zone-Distretto e SDS nella lettura dei bisogni e nelle gestione delle risposte necessarie, con risorse correttamente attribuite, prevedendo per i responsabili delle Zone-Distretto e delle SdS risorse da gestire in autonomia e poteri in grado di rispondere e rappresentare i bisogni della componente territoriale dell’organizzazione regionale della sanità.

Firmato: Rossano Rossi (segretario generale Cgilò Toscana), Paola Galgani (segreteria Cgil Toscana, delega alle politiche socioanitarie)

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