“Sulla base di quanto comunicato dalle istituzioni Ue e non essendo ancora disponibile il testo, il patto si configura, nei fatti, come un meccanismo di protezione delle frontiere UE che alza i muri della fortezza Europa”. Ad affermarlo la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.
“Nonostante le parole trionfali del Governo italiano – prosegue la dirigente sindacale – il Patto non ridurrà affatto la pressione sui paesi di prima accoglienza. La ‘solidarietà’, parola abusata, si riduce ad un meccanismo di mercificazione che sostituisce ai ricollocamenti i versamenti in denaro da parte dei paesi membri che rinunciano ad accogliere entro le proprie frontiere verso i paesi di prima accoglienza o, ancor peggio, verso paesi terzi di transito o origine dove si conoscono le condizioni al limite dell’umanità in cui spesso vengono tenuti i migranti”.
“Il Patto – aggiunge Gabrielli – sancisce un sistema legalizzato di detenzione e trattenimento alle frontiere ai quali saranno sottoposti anche famiglie con bambini e minori non accompagnati, con uno ‘screening’ obbligatorio e raccolta di dati biometrici che di fatto schederà chiunque cercherà di entrare nel territorio europeo”. Per Gabrielli “si è persa l’ennesima occasione per comprendere che la migrazione è un fenomeno strutturale e non emergenziale, di fatto inarrestabile per motivazioni politiche legate a conflitti e a cambiamenti climatici, carestie, nonché a condizioni di estrema povertà”.
“Auspichiamo che il Patto non venga sancito dal Parlamento Ue e che continuerà a sostenere la creazione di canali umanitari per tutti coloro che fuggono da guerre e condizioni inumane e la creazione ed il finanziamento da parte delle Istituzioni Europee di un sistema comune di accoglienza, coerente, solidale e basato sui diritti umani. Riteniamo infatti sia alla base dei valori dell’Unione assicurare la tutela dei diritti di asilo e assicurare politiche di accoglienza ed integrazione, considerando questo l’unico approccio possibile a fronteggiare strutturalmente il fenomeno della migrazione”, conclude la segretaria confederale della Cgil.