Cgil Toscana a Bruxelles alla manifestazione europea anti austerità

Oggi i sindacati europei (tra cui la Cgil) sono scesi in piazza a Bruxelles (presente una delegazione di Cgil Toscana). Una manifestazione, indetta e coordinata dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces), contro l’austerità 2.0 e che ha alle spalle un lungo percorso di mobilitazione lanciato proprio dalla Cgil di Maurizio Landini nel corso del congresso berlinese della Ces la scorsa primavera.

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La Confederazione Europea dei Sindacati (Ces) alza la voce sulle trattative serrate per la riforma delle regole di governance economica. Alla manifestazione indetta oggi nella capitale dell’Ue c’erano anche i segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, in prima linea con i colleghi belgi e francesi per dire no al ritorno dell’austerity sul continente.

Il momento è decisivo: è previsto un incontro straordinario dei ministri dell’Economia dei 27 prima della pausa natalizia, tra il 18 e il 21 dicembre, per sbloccare lo stallo e trovare l’accordo sulle cifre. Su un binario parallelo procede il lavoro dell’Eurocamera, chiamata ad adottare la sua posizione durante la plenaria di gennaio per permettere l’inizio delle trattative interistituzionali e partorire la riforma definitiva.

In una lettera indirizzata ai membri del Consiglio europeo, le 93 organizzazioni sindacali nazionali che si riuniscono nella Ces hanno lanciato un “chiaro appello ai governi per un accordo equo per i lavoratori prima dei negoziati finali sulla riforma delle regole di governance economica”. Nella nuova versione del Patto di stabilità, sospeso in seguito alla pandemia e congelato con la guerra in Ucraina, i parametri vincolanti su deficit e debito rimarrebbero: rapporto tra spesa annuale in deficit (cioè superiore alle entrate fiscali) e Prodotto interno lordo (Pil) pari al 3 per cento e rapporto tra debito pubblico e Pil pari al 60 per cento. Ma le tempistiche per raggiungerli sarebbero rimodellate tenendo conto delle specificità dei Paesi, attraverso dei piani pluriennali flessibili stabiliti dalla Commissione europea con i singoli Stati membri.

“Ci preoccupa il fatto che gli Stati membri non abbiano reso pubblici gli effetti sui bilanci nazionali che comporteranno le nuove regole”, ha denunciato la numero uno della Ces, Esther Lynch. Effetti che secondo la Confederazione sarebbero catastrofici, su tutti i livelli. “Tornare alle regole dell’austerity sarebbe un danno non solo per i lavoratori, ma per tutta l’Europa”, ha avvisato Landini in conferenza stampa. Per Cgil e Uil il tema di fondo riguarda il sistema fiscale: secondo Bombardieri “i soldi vanno presi lì dove ci sono”, ovvero attraverso una tassazione europea su extraprofitti e transazioni finanziarie. “La stessa Commissione europea dice che l’inflazione è dovuta a un aumento spropositato degli extraprofitti delle aziende e ad una speculazione finanziaria senza precedenti. È proprio lì che bisogna andare a prendere le risorse”, gli ha fatto eco Landini. Il segretario della Cgil ha bacchettato inoltre il governo italiano sulla ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità): “Non sa che pesci pigliare – ha dichiarato a margine della conferenza stampa -, rischia di far perdere credibilità all’Italia”.

Per i 10 mila lavorator i- 5 mila secondo la polizia belga – che hanno sfilato oggi per il centro di Bruxelles, il ritorno ai vincoli fiscali del Patto di stabilità è una scelta sbagliata. “Serve un Patto per la crescita, e non uno che, pur tenendo conto dei deficit dei singoli Paesi, non dia la possibilità di affrontare le grandi sfide che l’Europa ha”, ha affermato ancora Bombardieri. La doppia transizione climatica e digitale, che “non sarà tale se non manterrà un aspetto sociale e di vicinanza ai lavoratori”. E che non può essere finanziata sulle spalle dei cittadini europei, tagliando sui servizi pubblici, contraendo i salari o riducendo le pensioni.

Nella lettera ai capi di Stato e di governo dell’Ue, che giovedì e venerdì si riuniranno per il Consiglio europeo, i 45 milioni di lavoratori rappresentati dalla Ces chiedono la proroga di un altro anno sulle regole fiscali comunitarie, in modo da “darsi il tempo appropriato per raggiungere una riforma sostenibile che risponda alle necessità dei cittadini europei”.

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