Nella riunione della Cabina di regia sul Pnrr, convocata dal Ministro Fitto con le Parti sociali, che si è tenuta questa mattina a Palazzo Chigi, la Cgil esprime un giudizio negativo nel metodo e nel merito.
“Per quanto riguarda il metodo – afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari – abbiamo espresso la necessità di un coinvolgimento non solo informativo, ma anche preventivo delle parti sociali, per metterle nelle condizioni di contribuire, fattivamente, alla migliore e più efficace implementazione del Piano, a partire dal versante delle sue ricadute economiche e sociali sui singoli territori”.
“Nel merito – prosegue il dirigente sindacale – sono molte le perplessità. La prima preoccupazione riguarda il forte ridimensionamento della Missione 5 (Inclusione e Coesione), che perde 3 miliardi. Questo avrà sicuramente un impatto negativo sulla riduzione delle diseguaglianze e dei divari territoriali. Sulla nuova settima Missione (RepowerEU), non convince la decisione di incentrarla sugli incentivi automatici e generalizzati alle imprese (a partire dai crediti di imposta pari a 6,3 mld per Transizione 5.0), a discapito degli investimenti pubblici diretti. In tal modo si tagliano risorse agli Enti locali (in particolare su efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati), e si destinano, inevitabilmente, più soldi al Nord (che, per la sua struttura produttiva, attirerà la maggior parte degli incentivi) e meno al Mezzogiorno”.
“L’altro aspetto problematico – aggiunge Ferrari – è la concentrazione di molte risorse sullo sviluppo di infrastrutture e progetti legati alle fonti fossili. La consideriamo un’impostazione sbagliata, un errore strategico, perché siamo convinti che una vera autonomia energetica di prospettiva si possa raggiungere solo con un forte rilancio delle fonti rinnovabili. Sulla Missione 6 (Salute), c’è un ridimensionamento generalizzato, che va dal 25% al 30%, degli obiettivi: il numero di ospedali di comunità scende da 400 a 307, le case di comunità passano da 1.350 a 1.038, con un’evidente penalizzazione della sanità territoriale. E poi ci sono i tagli dei fondi per il dissesto idrogeologico (da 2,5 mld a 1,5 mld); per gli asili nido (da 264.000 a 150.000 posti), per le infrastrutture e il sistema di sicurezza dei treni (-520 milioni di euro), nonostante il ripetersi di incidenti anche mortali”.
“I progetti e gli interventi espunti dal Pnrr – sottolinea il segretario della Cgil – hanno un valore complessivo pari a 15 miliardi, tra investimenti su territori e infrastrutture (localizzate in particolare a Sud), di cui ben 10 miliardi a carico degli Enti locali. Il Governo ha garantito coperture alternative per portarli avanti, senza indicare nemmeno oggi le fonti di finanziamento. Inoltre, c’è un rilevante slittamento temporale di molti obiettivi, progetti e risorse, con particolare concentrazione nel biennio 2025/2026: un eccessivo accumulo di scadenze negli ultimi due anni, con un evidente rischio di intasamento e di effetto ‘collo di bottiglia’; e un forte depotenziamento delle rate 4 e 5 con impatto nel 2024, anno molto complicato e con un obiettivo di Pil programmatico particolarmente ambizioso (+1,2%)”.
“Infine – conclude Ferrari – non vorremmo che con questa operazione di restyling e revisione complessiva del Pnrr si perdesse l’occasione per affrontare le ben note criticità strutturali emerse nella prima fase di implementazione del Piano: le insufficienti capacità amministrative e progettuali della Pubblica Amministrazione; le clausole occupazionali non ancora garantite (almeno il 30% di nuovi posti di lavoro da destinare a giovani e donne); il vincolo di almeno il 40% del Pnrr per il Mezzogiorno (attualmente non assicurato nei bandi pubblicati)”.