Sciopero Cgil-Uil anti Manovra, 50mila a Firenze al corteo toscano

50mila persone alla manifestazione regionale a Firenze per lo sciopero Cgil-Uil (alta l’adesione) contro la Manovra. Rossi (Cgil): “Grande risposta dalla Toscana, la mobilitazione è solo all’inizio. Servono subito risorse dal governo per gli alluvionati toscani”. Fantappiè (Uil): “Attaccare lo sciopero è attaccare la democrazia, i toscani hanno risposto. Ci vedranno presto ancora in piazza”

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Circa 50mila persone stamani hanno sfilato a Firenze alla manifestazione regionale per lo sciopero Cgil-Uil di 8 ore contro la Manovra del Governo. Sciopero che ha visto un’alta adesione in tutti i settori: in Toscana media del 77%.
Il corteo, partito da piazza Indipendenza, ha visto le conclusioni in una strapiena Santissima Annunziata (a migliaia non sono riusciti a entrare), dove sono intervenuti dal palco Paolo Fantappiè (segretario generale Uil Toscana), lavoratori, lavoratrici, pensionate/i, precari/e, Francesca Re David (segreteria Cgil nazionale). Erano in piazza i massimi esponenti delle istituzioni regionali e cittadine e della politica regionale (parlamentari, consiglieri).

LE DICHIARAZIONI

Rossano Rossi (segretario generale Cgil Toscana): “La Manovra colpisce il mondo del lavoro, i pensionati, i cittadini in difficoltà. La Toscana ne esce assai penalizzata ma oggi ha dato una enorme risposta: da qui parte un messaggio forte verso il Governo, chiamato a cambiare le sue politiche a favore di una maggiore giustizia sociale. Le precettazioni sono state un atto grave, chi ha operato per depotenziare lo sciopero ha ottenuto l’effetto opposto, facendo aumentare adesioni e partecipazione. Mettere in discussione il diritto di sciopero è mettere in discussione la democrazia. Si rassegnino al Governo: senza risposte ci troveranno di nuovo nelle piazze a protestare, le persone sono arrabbiate, la mobilitazione è solo all’inizio. Servono poi subito risorse dal governo per gli alluvionati toscani”.

Paolo Fantappiè (segretario generale Uil Toscana): “Oggi in questa piazza c’erano 50mila lavoratori, pensionati e giovani per chiedere a questo governo una maggior giustizia sociale e più salario, per dire che così non è più possibile andare avanti. La risposta di queste persone è stata enorme, persone che per essere qui oggi hanno rinunciato a una giornata di lavoro e per questo meritano rispetto, non aggressioni verbali dei soliti rappresentanti delle istituzioni. Attaccare un diritto costituzionalmente garantito come lo sciopero significa attaccare la democrazia, per questo non arretreremo di un centimetro. Vogliamo risposte, vogliamo un Paese equo e solidale. Finché non ne avremo continueremo la nostra mobilitazione! Ci vedrete presto ancora in piazza!”.

RAGIONI E OBIETTIVI DELL’AGITAZIONE

Obiettivi della mobilitazione: cambiare la legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad ora messe in campo dal Governo. L’intenzione è sia di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi criticità della manovra economica sia di chiedere al Governo e alle Istituzioni territoriali di assumere provvedimenti, a partire da quelli in materia di lavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali, sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni, istruzione e sanità, necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare la crescita. La Toscana, in particolare, esce assai penalizzata dalla Manovra del Governo, più di altre regioni: sono tagliati 31 milioni di euro agli enti locali e 300 sulla spesa per la sanità, si stima un taglio sulle pensioni (una volta a regime le nuove norme) per oltre 30mila toscani. Questo in una situazione già caratterizzata da una prevalenza di lavoro povero e in appalto, con migliaia di toscani senza continuità occupazionale e con paghe a meno di mille euro al mese. Ma sulla Manovra è lungo l’elenco delle cose che non vanno. A partire dal fisco: non si allarga la base imponibile, si mette in discussione il principio della progressività favorendo i più ricchi. Manca la lotta al caro vita: non si affrontano la questione salariale e le cause dell’inflazione ma si inseriscono solo misure spot e non strutturali; serviva invece una detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali. Sulla previdenza si peggiora la legge Fornero: per confermare quota 103 si ricalcola la componente retributiva, cosicché se uno va in pensione perde mediamente il 15 per cento, mentre il settore pubblico subisce la revisione delle aliquote, che tocca diritti acquisiti. Ape sociale viene peggiorata, opzione Donna azzerata.

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