Stop agli affitti brevi in centro a Firenze, Cgil-Sunia-Progetto Firenze sull’atto votato in consiglio comunale: “Si è fatto qualcosa contro l’immobilismo generale in merito alla questione. Ora serve la modifica delle norme regionali: ecco le 2 nostre proposte”
Approvazione dell’atto sullo stop agli affitti brevi in centro a Firenze da parte del consiglio comunale, il commento di Bernardo Marasco (segretario generale Cgil Firenze), Laura Grandi (segretaria generale Sunia Firenze) e Grazia Galli (Progetto Firenze): “Si poteva fare meglio? Sì, ma intanto si è fatto qualcosa, contro l’immobilismo generale in merito alla questione. Servirebbe anche una normativa nazionale? Indubbiamente sì, e la proposta elaborata da Alta Tensione Abitativa è la migliore possibile perché affronta uno per uno i nodi che solo una legge nazionale può sciogliere. Lo sosteniamo da tempo, pubblicamente e nei molti momenti di discussione con l’ampio gruppo di associazioni e residenti di tutta Italia che ATA ha saputo coinvolgere.
Tuttavia, non bisogna limitarsi ad addossare tutte le responsabilità di intervento alla maggioranza che attualmente guida il Paese, perché il governo del territorio e la disciplina urbanistica sono, infatti, materie in cui Regione e Comuni possono fare ancora tanto, e molto più di quanto si è visto sin qui. Il prossimo passo, perciò non può che essere quello che da tempo stiamo chiedendo: la modifica delle norme regionali.
Richiediamo alla Regione Toscana, come da tempo facciamo, due modifiche semplici e chiare. Sia l’articolo 99 della legge regionale, n° 65 / 2014 (“Norme per il governo del territorio”), introducendo due sottocategorie all’interno della categoria d’uso residenziale, in modo da permettere ai Comuni di distinguere, in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l’uso residenziale proprio da quello a fini di locazione breve, o turistico ricettiva. Al contempo, va modificato l’articolo 54 della legge regionale n° 86 /l 2016 (“Testo Unico del sistema turistico regionale”), laddove per varie fattispecie di attività ricettive extralberghiere la possibilità di insediarsi in immobili a destinazione residenziale senza necessità di cambiarne la destinazione d’uso. Un articolo che entra improvvidamente a piedi pari in materia urbanistica, interferendo con la potestà dei Comuni e alimentando indebite controversie interpretative”.