Aborto: Cgil, impegnati a difendere e tutelare le conquiste per la salute e la libertà delle donne

“Da anni il diritto all’accesso all’aborto sicuro, nel mondo e in Italia, è sotto attacco. Nel nostro Paese il 64,6% dei ginecologi, il 44,4% degli anestesisti e il 36,2% del personale non medico è obiettore di coscienza, e in tutto il territorio nazionale vi sono solo 1925 consultori pubblici, lo 0,6% ogni ventimila abitanti. Per questo siamo in campo per vigilare e proporre soluzioni che garantiscano il diritto di scelta e di autodeterminazione delle donne”. Così la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione e la responsabile salute per le Politiche di genere della Cgil nazionale Esmeralda Rizzi nella Giornata internazionale per l’aborto sicuro e libero.

“Nei Paesi cosiddetti sviluppati, si stima che muoiano trenta donne ogni 100.000 aborti per mancanza di sicurezza. L’aborto sicuro in Italia – ricordano le dirigenti sindacali – è riconosciuto e tutelato dalla legge 194 del 1978, ma i numeri e la cronaca evidenziano come nel nostro Paese non sia sempre garantito. Dalla relazione annuale del Ministero della salute del 2022, dati riferiti al 2020 e su base nazionale, risulta appunto che oltre la metà dei ginecologi è obiettore di coscienza. Dati generali, che non rappresentano la situazione effettiva del Paese – sottolineano Ghiglione e Rizzi – dove tra pensionamenti e obiezione di coscienza, ci sono zone senza più medici che praticano le Interruzioni Volontarie di Gravidanza. E se nei Policlinici dove si formano i nuovi medici tutto il personale è obiettore, nessun nuovo medico sarà formato per praticare le IVG”.

Passando al quadro internazionale, “mentre in Polonia la Corte suprema cancellava di fatto il diritto alle IVG, la Corte Suprema degli Stati Uniti, orientata grazie alle nomine dell’ex presidente Trump, ribaltava la famosa sentenza Roe v. Wade cancellando il diritto federale all’aborto, oggi vietato in molti Stati”. “Ma anche nel nostro Paese, in alcune regioni governate dalla destra – affermano Ghiglione e Rizzi – si stanno mettendo in campo azioni volte a limitare l’accesso libero e sicuro all’aborto. A Torino, per esempio, a luglio era stato firmato un accordo tra assessorato al welfare, antiabortisti e Ospedale S. Anna per la gestione di una ‘Stanza dell’ascolto’ per donne che volessero ricorrere all’IVG, contro cui siamo prontamente intervenuti”.

“La battaglia ideologica sul corpo delle donne rischia di riportarci agli infusi di prezzemolo e ai ferri da calza. Per questo – concludono le dirigenti della Cgil nazionale – abbiamo rinnovato il nostro impegno in difesa di un diritto faticosamente conquistato e per l’autodeterminazione delle donne”.

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