“Rinnovo dei contratti nazionali, contrasto concreto a precarietà, illegalità e sfruttamento, le tre piaghe di questo settore, sono le priorità per ridare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori del turismo e garantire occupazione di qualità in tutta la filiera”. Cgil nazionale e Filcams Cgil rilanciano oggi, in occasione della Giornata mondiale del Turismo, le proprie rivendicazioni: “Non può esserci turismo sostenibile e di qualità senza investire nella qualità del lavoro”.
In Italia il turismo è in una grande fase di ripresa, ma a fronte di un aumento significativo dei flussi turistici, continuiamo a registrare precarietà e illegalità, e abbiamo affrontato la stagione turistica con 2,5 milioni di lavoratrici e lavoratori che attendono, da troppi anni, il rinnovo dei contratti collettivi nazionali.
In attesa dei dati relativi all’ultima stagione turistica, rileviamo che nel turismo e nei pubblici esercizi il 76% delle aziende è irregolare (338 su 445), con punte del 78% a Nord Ovest e del 95% a Sud. Sono 253 le aziende che per questo hanno subìto una sospensione (il 75% sul totale delle aziende irregolari). Anche il 34% delle posizioni lavorative è risultato irregolare (809 su 2364), di cui 458 in nero, il 57% sul totale dei lavoratori irregolari (dati INL, aprile 2023). La scarsa qualità del lavoro è rappresentata anche dalla diffusione del lavoro precario: lavoro a chiamata, stagionale, apprendistato, part time involontario, part time verticale ciclico, voucher. Ad esempio, nel solo settore alberghiero, il lavoro intermittente arriva quasi al 10% (98.462 lavoratori) e il part time, nella maggior parte dei casi involontario, raggiunge il 54,4%. Dunque poche ore lavorate si traducono in stipendi molto bassi, resi ancor più inadeguati da un’organizzazione del lavoro spesso insostenibile, basata su una flessibilità esasperata che ha eroso i margini di una è possibile conciliazione dei tempi di vita e lavoro e che vede l’80% degli addetti al settore inquadrati ai livelli più bassi della classificazione del personale. Una condizione vissuta in particolare dai giovani, dalle donne e dagli stranieri, questi ultimi in crescita.
Per Maria Grazia Gabrielli e Monja Caiolo, segretarie Cgil nazionale e Filcams Cgil, “il Turismo, per l’estensione della sua filiera e l’importante indotto collegato, è la più grande industria italiana, ma ancora oggi la meno capace di esprimere buona occupazione”. Secondo le due dirigenti sindacali “occorrono politiche di settore e investimenti che rispondano alle specificità del settore e alle sue trasformazioni, accompagnati da politiche attive del lavoro e un sistema di sostegno che guardi ai bisogni dei tanti part time involontari e ciclici e che riformi la Naspi per gli stagionali”. “Inoltre, – proseguono Gabrielli e Caiolo – serve un intervento organico e coordinato tra le diverse competenze, centrali e regionali, che coinvolga le organizzazioni sindacali e di rappresentanza per giungere ad un modello di turismo che metta al centro il lavoro, la qualità dell’occupazione e la sostenibilità delle sue condizioni”. “Prioritario su tutto, però, – concludono Gabrielli e Caiolo – la necessità di rinnovare celermente i sette contratti nazionali del settore, scaduti tra il 2018 e il 2021, così da restituire potere d’acquisto e condizioni di lavoro più dignitose. Non c’è Piano strategico nazionale per il turismo che non parta dalle reali condizioni di lavoro”.