Spi e Cgil Toscana lanciano la campagna “100 mila firme per migliorare e salvare il Servizio sanitario nazionale”, in appoggio al progetto di legge regionale sul sostegno finanziario del sistema sanitario nazionale. La campagna, promossa e organizzata da Spi e Cgil regionale insieme alle loro strutture provinciali e alle Leghe Spi, è stata annunciata oggi ed ha già preso il via in occasione della Festa di LiberEtà di Quarrata (Pistoia). La Giunta regionale della Toscana, ricorda una nota, ha approvato a fine agosto un progetto di legge da inviare alle Camere (come stanno facendo Emilia-Romagna e Puglia) che chiede un incremento del Fondo sanitario nazionale di circa 4 miliardi l’anno. Per garantire risorse stabili al servizio sanitario universalistico, la proposta di legge prevede di portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale. Si prevede anche il superamento dei vincoli di spesa per il personale del Ssn e del limite che riguarda il trattamento accessorio. “Il Servizio sanitario universale e pubblico – evidenziano Spi e Cgil Toscana – ha urgente bisogno di avere finanziamenti certi e maggiori di quelli attualmente previsti, soprattutto dopo la pandemia e i forti aumenti delle bollette e dell’inflazione, che come riduce il potere di acquisto di salari e pensioni, riduce anche a parità di finanziamento la capacità di spesa del servizio sanitario. L’aumento è indispensabile per evitare il tracollo finanziario del sistema e consentire ai cittadini di avere le giuste risposte al bisogno di cure, a partire dal superamento delle liste di attesa”. Spi e Cgil Toscana ritengono inoltre che “la sanità pubblica si difenda anche con azioni di miglioramento del sistema socio sanitario della Toscana: la riduzione delle liste di attesa per un equo accesso alle cure, il superamento dell’emergenza relativa alla carenza di medici di famiglia nelle aree interne, un ripensamento del ruolo delle Rsa per una nuova politica sulla non autosufficienza e l’individuazione di metodologie per azzerare le inutili pratiche burocratiche per i malati cronici”. (ANSA).
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